Simone Riccioni racconta Neve: “sono stato vittima di bullismo”

Intervista al regista, produttore e protagonista di Neve, una storia che esplora i legami umani, la perdita, la rabbia e i sogni.

Un film sulle fragilità dell’essere umano, che parla di bullismo, di paternità negata e poi ritrovata, di sogni e di speranze verso il futuro: Neve, diretto e interpretato da Simone Riccioni, arriva in sala il 7 marzo prodotto da Linfa Crowd 2.0. NVP Studio, e vede nel cast anche Azzurra Lo Pipero, Margherita Tiesi, Alessandro Sanguigni e Simone Montedoro.

La protagonista è Neve, una ragazzina di 10 anni che mostra una forza interiore sorprendente nonostante le prove difficili della vita. La scuola diventa il suo campo di battaglia, un luogo in cui chiunque sembri “diverso” viene isolato e preso in giro. Marta, sua la madre, si imbatte per caso in un volantino di un workshop teatrale tenuto da Leonardo Morino, attore teatrale che sta affrontando il declino della sua carriera e decide di iscrivere Neve, sicura che un’esperienza teatrale la possa aiutare ad affrontare le difficoltà della vita. Durante il workshop, Leonardo si trova così a relazionarsi profondamente con la bambina, e la vita di entrambi cambierà.

Abbiamo intervistato il regista, produttore e protagonista Simone Riccioni che da anni alterna i ruoli televisivi (I soliti idioti, Maggie&Bianca, Che Dio ci Aiuti 5), a quelli cinematografici (Universitari – Molto più che amici, E fu sera e fu mattina), producendo e sceneggiando diversi film: Come saltano i pesci, La mia seconda volta, Tiro libero, La ballata dei gusci infranti.

Simone Riccioni parla di racconta Neve, un film che cerca di sensibilizzare sulla tematica del bullismo, ma non solo

Simone Riccioni, cinematographe.it

Com’è nata l’esigenza di raccontare la storia di Neve?
Questa esigenza è nata perché io sono stato vittima di bullismo, sono nato e cresciuto in Africa da genitori missionari e quando sono arrivato in Italia all’età di 7 anni mi hanno bullizzato perché mi consideravano un extracomunitario, mi dicevano delle cose indicibili, senza senso. In Africa invece ero quello diverso per quanto riguarda il colore della pelle ma venivo trattato come uno di loro, per me l’Africa era casa. Con Neve volvevo porre l’attenzione su questa tematica, sottolineare quanto sia importante conoscere la storia di qualcuno, essere sempre gentili con tutti perché non sappiamo cosa gli altri hanno vissuto, sofferto, cosa si portano dentro. Credo che Neve possa dare un messaggio importante ai giovani in questo senso”.

Anche per te come Neve il teatro è stato catartico?
Sì, io ho iniziato con il teatro proprio per riuscire a mettere a nudo quello che ero e che non riuscivo ad accettare. Il teatro, la condivisione, lo stare insieme ad altri ragazzi mi ha portato a crescere e a cambiare prospettiva nei confronti di quello che mi capitava. Mi sono innamorato perdutamente di quest’arte meravigliosa e sono andato avanti mettendoci tutto me stesso”.

Tra l’altro hai fondato la Compagnia Amaranto, come nel film, e una scuola di recitazione, Cinema che Passione
L’idea è quella di dare un’occasione ai ragazzi che vogliono fare questo lavoro, alcuni stanno già debuttando al cinema, altri a teatro, ne sono molto felice”.

Neve, cinematographe.it

Un altro tema del film è la paternità, il tuo personaggio scopre di avere una figlia all’improvviso e in un momento molto difficile della sua vita…
Volevo toccare questa tematica perché tante volte si pensa che i genitori siano solamente quelli che ti fanno nascere, invece spesso sono quelli che ti crescono, in questo caso Don Carlo, interpretato da Simone Montedoro, è stato un padre per Neve. Lei però è anche fortunata a ritrovare il padre biologico, Leonardo, che in maniera egoistica Marta gli aveva negato di conoscere, non sappiamo come sarebbe andata se gli avesse detto anni prima di essere incinta. Questa storia mostra come anche nei momenti difficili bisogna guardare il lato positivo, come fa Leonardo che decide di diventare uomo invece che restare bambino”.

Come hai scelto le due protagoniste del film, la piccola Azzurra Lo Pipero e Margherita Tiesi che interpreta la madre di Neve?
Azzura mi ha molto colpito perché è piccola ma ha già una grande espressività, è un talento incredibile, secondo me è una bambina che farà veramente strada, ha anche la fortuna di essere bilingue, sua papà è di New York, la mamma è italiana, e ha degli zii che lavorano in produzioni hollywoodiane, quindi diciamo che la pasta c’è. Margherita Tiesi invece l’ho scelta perché è venuta a studiare nella mia scuola di recitazione e piano piano è cresciuta tantissimo, è come se avesse fatto un anno di provini senza che lo sapesse”.

Neve, cinematographe.it

Come ti trovi nella veste di produttore?
La mia idea era quella di aprire una società che potesse raccontare le storie che fanno poco rumore, ho raccontato la disabilità, la droga, e adesso il bullismo. Neve sta piacendo un sacco, alle anteprime con le scuole i ragazzi sono entusiasti e spiazzati dalla storia, e questo riscontro per me è la cosa più bella del mondo. Quindi finché potrò produrrò sempre film che possano toccare tante persone”.

Come attore spazi tra il cinema e la tv, cosa ti piacerebbe interpretare in futuro? Ci pensi a girare un altro film?
Non so se rifarò il regista, dovrei trovare un’altra storia che mi corrisponda così tanto come Neve. Come interprete invece mi farebbe tanto piacere scrollarmi di dosso questa faccia da bravo ragazzo, mi piacerebbe cimentarmi nel ruolo del cattivo, mettermi in gioco su qualcosa di distante da me”.

Dove ti vedremo prossimamente?
Sarò in una fiction Mediaset di cui non posso ancora parlare e prossimamente uscirà in sala un film in cui sono protagonista accanto a Paolo Calabresi, L’anima salva di Federica Biondi”.