Pupi Avati e il perché di un film su Dante: “andava risarcito”

Pupi Avati ha svelato i misteri del suo Dante insieme al cast del film, al cinema dal 29 settembre 2022.

Un film speciale, che arriva in sala a distanza di 20 anni dal suo concepimento nella testa di Pupi Avati, un regista la cui fama lo precede e che immette in Dante, al cinema dal 29 settembre 2022 con 01 Distribution, tutto l’amore per colui che è a tutti gli effetti il poeta del viaggio, delle evocazioni e del racconto.
Pupi ci porta al cospetto di uno degli autori più grandi della letteratura italiana (il più grande!) e, dinnanzi alla stampa curiosa e attenta, snocciola pian piano tutto il suo amore per quell’Alighieri nei confronti del quale si è sentito quasi in debito, come dovremmo tuttavia sentirci tutti. La lamentela del regista va a parare sull’immagine che la scuola e le istituzioni ci hanno restituito; punta il dito sulle celebrazioni realizzate in occasione dei 700 anni dalla morte di Dante, organizzate in maniera così pomposa da allontanare ulteriormente le opere dell’autore da noi.

“Ho sempre pensato che il senso di inadeguatezza che ci ha trasmesso la scuola dei miei tempi ha fatto in modo che lo odiassimo, almeno quelli della mia generazione. Abbiamo provato disamore anche nei confronti del suo aspetto […]” – ha detto durante la conferenza stampa – “Ho deciso di raccontarlo a partire dalla Vita Nova, questo prosimetro che scrive all’indomani della morte di Beatrice. […] Ho fatto il film perché ho pensato che Dante andava risarcito e riavvicinato“.

Pupi Avati svela i misteri del suo Dante: “c’è stato un momento in cui siamo stati in grado di dire per sempre”


Interessante a tal proposito la parentesi che apre Pupi Avati sulla conoscenza dei classici, che a suo parere andrebbero letti in autonomia, in modo da avvicinarci davvero al sentire degli autori. Ma la lezione più bella di Pupi è legata all’idea del per sempre e per spiegarla si aggancia a una scena del film Dante, in cui la figlia dell’Alighieri racconta a Boccaccio (interpretato da Sergio Castellitto) che spesso continua a vedere il padre ragazzo. “Ma se tornassimo anche noi a vederci ragazzi e facessimo meno gli uomini?” – asserisce il regista, per poi continuare a spiegare: “C’è stato un momento della nostra vita in cui siamo stati in grado di dire ‘per sempre’, che è una locuzione avverbiale che non si usa più. Quante volte l’ho detto alle ragazze […]. Il Posta ha dentro di sé questo per sempre e se ascoltare la colonna sonora del film ci ritroverete le parole di Dante”.

“Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io… Mi vengono ancora i brividi a pensare a quell’idea di amicizia, al potere che ha la poesia. E film di poesia non se ne fanno! Dante un film molto ambizioso, che vuole essere ambizioso, ha la pretesa di essere ambizioso”.

Sergio Castellitto, Pupi Avati e quella richiesta mai fatta

Sergio Castellitto, che nel film interpreta Giovanni Boccaccio, ha esordito in conferenza rispondendo al regista che lui “per sempre” lo dice, mentre per spiegare il suo ruolo si è affidato ai celebri versi della Divina Commedia, quelli che conosciamo tutti: “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura… È quello che mi ha mosso perché nessuno ha mai osato fare un film sulla Divina Commedia, perché è rimasta parola. La trovata narrativa che Pupi ha usato di far raccontare il viaggio attraverso il viaggio di un altro gigante della letteratura è fantastica. L’umiltà è un sentimento che viene frainteso; non è sottomissione ma è un sentimento granitico, ci vuole coraggio a chinare la testa davanti alla grandezza. Ci viene presentato un uomo che è stato umiliato, esiliato, che non ha goduto dell’amore della sua vita. Oggi quanto parliamo di depressione parliamo di buio della mente e quindi della selva oscura… i poeti sono gli unici che ci possono salvare […], come dei minatori tirano fuori la pepita d’oro dalle caverne […]” – e poi continua asserendo – “L’artista se non è ragazzo è morto. È la differenza che c’è tra alunni e maestri” – doveroso momento di pausa e poi – “ma tanto non esistono più maestri, esistono solo esperti del settore!”.

Parlando del ruolo affidato a Castellitto, Avati ha svelato alla stampa che “a un certo punto del film ho capito che gli potevo chiedere una cosa mai chiesta a nessuno: ‘perché non giriamo senza provare?’ E l’ho fatto per la prima volta nella mia vita”.
Il regista inoltre svela altri segreti, come la sintonia col dantista Pasquini, il quale gli aveva suggerito di mettere a nudo la povertà di Dante, pieno di debiti e disperato.

Alessandro Sperduti, che interpreta il giovane Dante Alighieri, racconta invece di essere partito da un’idea del Poeta un po’ lontana e paurosa. “Più volte gli ho detto [a Pupi Avati]: non conoscerò mai Dante. Leggere la Vita Nova e vedere che ha avuto le stesse difficoltà che ho io […] Una caratteristica che trovo rivoluzionaria e a cui sono affezionato è il fatto che non aveva paura di esprimere la propria sensibilità. Oggi si parla spesso di dover esprimere noi stessi e invece alle volte non si capisce cosa significa. Dante 700 anni fa metteva a disposizione di tutti tutto se stesso e questo l’ho trovato rivoluzionario.
Sull’incontro con Beatrice per me è stato emozionante. È stato strano perché l’esperienza era un po’ schizofrenica, era come se stessimo guardando da fuori. Era tutto molto vero e concreto ma anche astratto. Eravamo due ragazzi che si stavano innamorando ma allo stesso tempo c’era qualcosa di più grande negli occhi di Carlotta.

Carlotta Gamba, dal canto suo, ha svelato con emozione la sua Beatrice a cui Pupi “ha dato un’identità che l’ha resa consapevole della sua vita, dell’amore…”.

Prodotto da Antonio Avati per DUEA FILM con RAI CINEMA e con MGProduction, Dante vede nel cast anche Alessandro Haber, Enrico Lo Verso, Morena Gentile, Gianni Cavina, Erica Blanc, Leopoldo Mastelloni, Paolo Graziosi, Mariano Rigillo, Giulio Pizzirani, Romani Reggiani, Ludovica Pedetta, Milena Vukotic, Valeria D’Obici, Eliana Miglio.