Paolo Ruffini sul cinema: “Non può essere politicamente corretto”

"Il cinema è arte e l'arte non è politicamente corretta", ha dichiarato Paolo Ruffini dal palco del Giffoni Film Festival 2023.

Dopo Carlo Verdone, che si è scagliato senza mezzi termini contro algoritmi e intelligenza artificiale, un altro volto della comicità italiana è stato ospite del Giffoni Film Festival 2023, ovvero Paolo Ruffini. Nelle sale con il suo nuovo lungometraggio Rido perché ti amo, l’attore e comico livornese ha avuto modo di rispondere a tantissime domande dei giovani giurati del festival, tra cui una sul cosiddetto politically correct.

Paolo Ruffini e il politically correct nel cinema

Paolo Ruffini; cinematographe.it

Paolo Ruffini è stato più che chiaro: il cinema non è e non deve essere politically correct. “Il cinema è arte e l’arte non è politicamente corretta. Se fosse così, oggi non potremmo ammirare e studiare i capolavori di Pasolini, pellicole come Ultimo tango a Parigi e nemmeno i film di Fantozzi. Siamo alla follia. L’arte è libertà“, ha dichiarato l’attore e regista livornese. Poi una riflessione su come i social stiano cambiando il modo di “guardare”: “Amo la dilatazione orizzontale dell’immagine perché consente di ammirarla perdendosi dentro. Oggi, complice alcune specifiche piattaforme social, ci stiamo abituando al taglio verticale che sottrae contenuti allo sguardo. Ma noi, tutti noi, giovani e adulti, dobbiamo continuare non solo a guardare ma anche a pensare e a sognare orizzontale“.

Prima di lasciarsi andare ad una vera e propria dichiarazione d’amore nei confronti del Giffoni (“è gentilezza, sorrisi, abbracci. A chi soffre di ansia e di infelicità posso solo consigliare di venirci: in questo posto ti senti bene e ti torna la fiducia nel genere umano“), Paolo Ruffini ha svelato il segreto del suo successo: “Mi muove semplicemente la curiosità. Sviluppo i temi senza fare il figo sul piano autoriale e senza mettere il coperchio sulla emotività. Mi piace fare ridere e piangere il pubblico. Lo ritengo un dovere“.