Perché Isabella Ragonese è la perfetta Letizia Battaglia

La sensazione mentre si guarda Solo per passione – Letizia Battaglia fotografa, la miniserie in due puntate – il 22 e il 23 maggio 2022 su Rai 1 e poi disponibile su Raiplay – di Roberto Andò è quella di assistere ad un’opera profonda, matura, un’opera che si è guardata dentro e si è capita. La miniserie di Andò narra una donna caparbia e tenace, ribelle e scontrosa ma anche buona, generosa, sempre rivolta agli altri, mostra le fragilità e le ruvidezze di una che è fuggita da diversi gioghi e attraverso la macchina fotografica ha scoperto sé stessa. “Ora che ho più di ottant’anni posso dire che mi ha salvato la fotografia. Ho cominciato a fotografare i morti ammazzati della mia città e l’ho continuato a fare per lo stesso giornale L’Ora per più di 20 anni. Ho visto morire politici, giornalisti, poliziotti ma non ho mai perso la speranza che si potesse vincere la guerra contro la Mafia. Fotografare è stato il mio modo di combattere, in mezzo alla morte e al dolore ho cercato la bellezza dei volti delle bambine e forse nei loro volti innocenti volevo trovare me stessa bambina”, parla così Letizia Battaglia con la sua voce in una delle prime scene, con il suo caschetto rosa e tra le mani la sua fidata compagna, strumento e arma di una vita passata a parlare di mafia, delle sue stragi e di donne. A darle il volto e il corpo in queste due puntate è la bravissima attrice palermitana Isabella Ragonese, capace di impersonificare Letizia con il corpo e con lo spirito, con il volto e con la cadenza. Ragonese è Letizia in ogni parola, nelle forme, nel modo di fotografare e quindi narrare.

Solo per passione – Letizia Battaglia fotografa: l’amore di Isabella Ragonese per le donne come Letizia

“Ah, tu sei l’attrice?! Ma tu sei troppo magra, io ero più in carne”

Non è tanto o solo una questione fisica, molto spesso è proprio tutto il resto a far combaciare quasi alla perfezione il Corpo dell’attore e quello del personaggio reale che interpreta – è accaduta la stessa a cosa a Luca Marinelli con il suo Fabrizio De André in Principe Libero – e questo è il caso di Battaglia e Ragonese. La prima volta in cui le due donne si incontrano Battaglia, donna schietta, nota e fa notare subito le diverse fisicità per poi, dopo aver dialogato con lei e averla guardata, dice, confidandosi con Andò, che Isabella è una donna molto intelligente; ed è proprio l’intelligenza, anche emotiva, di Ragonese ad averle dato modo di entrare in sintonia con Battaglia, studiandola, comprendendone bene luci e ombre, entrando nel suo mondo, nella sua mente, nei suoi gesti. Il corpo diventa quasi di conseguenza perfetto involucro di un’interpretazione perfetta.

Non è mai facile interpretare una persona vivente, lo è ancor meno quando hai di fronte una divinità, una donna che ha fatto la storia, una che ha raccontato la Storia grande attraverso la fotografia, eppure Ragonese è Letizia, sarà perché lei è abituata a raccontare le donne dai caratteri sfaccettati, complessi, variegati, è una di quelle attrici ad aver avuto la fortuna di interpretare figure piene, potenti, reali anche quando create dalla penna di sceneggiatori o sceneggiatrici. Donne che faticano ad arrivare a fine mese, donne che devono spaccarsi la schiena per potersi mantenere mentre studiano, donne spaventate ma che non si arrendono mai, pm che devono vivere in un mondo spesso molto, troppo maschile, donne moderne, spesso un po’ folli ma estremamente sincere. Insomma è l’attrice giusta per narrare un racconto complicato, stratificato, di emancipazione e di storia, di ribellione e di strappi, di mafia e di paura ma anche e soprattutto di coraggio.  

Letizia Battaglia e Isabella Ragonese: due donne palermitane

In più di un’intervista Ragonese dice che una delle cose che più l’ha colpita di Battaglia è sicuramente il coraggio, di uscire dalla casa paterna, di fuggire da un matrimonio castrante, una prigione dorata che le stava stretta, di trovare la propria strada anche non era quella prestabilita per lei. Ragonese ha sempre cercato queste donne, donne che in un modo o nell’altro, nonostante il percorso di sofferenza, hanno tentato di trovare la loro voce, il loro posto nel mondo. Letizia ha cambiato vita a quarant’anni, ha iniziato a fotografare la morte, il sangue, poi sopraffatta dal dolore ha deciso di cambiare ancora, la politica e le fotografie delle donne, non si è mai fermata, non risparmiandosi mai. Ha compiuto un gesto rivoluzionario, facendo piccoli e grandi gesti di libertà, parola per lei fondamentale, percorrendo un viaggio che le somigliasse e la stessa cosa ha fatto sempre anche Ragonese. La sensazione è che Ragonese abiti tanto bene Battaglia proprio perché conosce questo modo di vivere nelle cose: lei sceglie sempre racconti che le assomigliano.

“Per un’attrice palermitana Letizia Battaglia è un simbolo, un pezzo di storia della città, come una strada, un monumento Letizia la conoscevi anche senza averla mai incontrata perché è stata talmente parte attiva di tutte le cose importanti della città che avevi la sensazione di conoscerla. Poterla interpretare è stato un regalo grandissimo, sento molto la responsabilità”

Sia Letizia Battaglia che Isabella Ragonese sono palermitane, si conoscono, si capiscono, comprendono il loro suono, tutto ciò che Letizia dice ad Isabella, ricordi, parole, luoghi risuonano in lei ed è in grado di riprodurli. L’attrice ricorda che le sembrava di conoscere la fotografa già prima di conoscerla veramente proprio perché per chi vive nella sua città la fotoreporter è talmente conosciuta da essere parte fondante della città stessa, come un monumento, una strada, una piazza. Lei è Palermo, così inevitabilmente l’essere palermitana dell’attrice l’ha aiutata a parlare la stessa lingua, a conoscere luci e ombre, date importanti, figure e eroi. La cadenza meravigliosa di Isabella Ragonese ci fa sentire ogni vibrazione dell’anima di Letizia, percepiamo ogni rivoluzione, così diventa semplice per lo spettatore entrare in empatia con la protagonista e con la sua storia, una storia di vita e morte, di rivoluzione e di dolore, di libertà e di emancipazione. Letizia è un simbolo e l’attrice in ogni intervista e durante la conferenza stampa sottolinea come abbia sentito la responsabilità e per lei sia stato un onore interpretarla perché solo chi è di Palermo, luogo che allena alla bellezza e al dolore, ha sentito il sentimento contrastante di amore e odio – come diceva sempre Battaglia, soprattutto d’amore – che mette in discussione, che spesso spinge a pensare di non farcela più, che non ci sia più speranza. Proprio per questo tanti se ne vanno, quelli che nella miniserie si definiscono “i professionisti dell’esilio”, perché è un rapporto difficile, la stessa Ragonese ha lasciato Palermo, anche se lei ha vissuto gli anni gioiosi della città che dopo gli anni oscuri delle stragi ricercava luce e colori.

I punti di contatto tra la fotoreporter di mafia e l’attrice

Un altro elemento importante per il dialogo profondo e sensibile tra Letizia e Isabella è sicuramente l’aver frequentato la stessa scuola di teatro, quella di Michele Perriera, Teatés, una scuola che le ha formate e ha fatto capire loro come abitare lo spazio, il mondo, come interpretare. Non a caso Battaglia dice di fotografare con tutto il corpo e racconta questo a Ragonese, che lei fa parte del quadro, che lei cerca di ottenere da parte del soggetto una reazione e per questo lo pungola. Ragonese impara questo movimento, questa sorta di danza “pericolosa” da cui hanno origini i capolavori di Battaglia.

Ragonese accoglie l’anima nuda di Battaglia

Ragonese è sempre stata molto attenta alla questione femminile e quindi nessuna storia sarebbe potuta essere più giusta per lei di quella di Letizia Battaglia, di una che ha più volte toccato il fondo prima di vedere la luce, che sorprende per la sua vita, per le sue scelte. Ragonese dice che sceglie i personaggi che le fanno paura, che la mettono a rischio, diventa un esercizio di onestà. Letizia esce dalla casa del padre che la invitava a guardare a terra per non provocare lo sguardo maschile, per andare nella casa di un altro uomo, il marito che diventa per lei un altro padrone che pretende, chiede e quando lei non è pronta reagisce sottolineando le sue mancanze. Porta in scena una Letizia, privata, chiusa in un cassetto quella prima di diventare la donna che tutti conoscono, e quella dopo i quarant’anni, con la macchina fotografica in mano, con uno occhio sensibile, donna più consapevole perché ha trovato il suo posto nel mondo; infatti l’opera segue la vita della sua protagonista dai 25 anni ai 65. Ragonese entra in contatto con entrambe le donne, così diverse ma che fanno parte dello stesso corpo e che per molto tempo si sono fatte silenziosamente compagnia. L’attrice costruisce un omaggio dovuto, raccontando Letizia, una che ha aperto la strada a molte altre, una città, L’Italia, la lotta delle donne.

Ragonese ha un corpo e una faccia perfetti, l’attrice ricorda che la fotografa le ha fatto un complimento enorme, le ha detto che ha una faccia vera, sarà per questo che Isabella diventa mezzo attraverso cui il messaggio di Battaglia arriva forte e potentissimo: c’è sempre speranza per rinascere, per trovare la propria strada.

“Strappa da te la vanità”

Le parole di Ezra Pound erano quelle di una delle poesie più amate di Battaglia, in esse c’è tutta Letizia, lei era nuda e così si mostrava, senza orpelli, senza fronzoli e Ragonese riesce a raccontare questo, quanto Letizia Battaglia sia stata senza paura dei giudizi, senza quella continua ricerca di compiacere gli altri, e allo stesso tempo dà modo di comprendere quanto la fotografa sia stata consapevole del suo percorso importante. Sul set Battaglia era spesso presente e dava la sua opinione e consigli a Isabella: “devi essere volitiva, essere una che si va a prendere quello che vuole, senza essere maleducata ma senza essere troppo leziosa”.

Isabella Ragonese sottolinea come sia simile per molte cose a Letizia; prima di tutto è testarda e tenace, nessuno e nulla può dirle cosa fare e cosa non fare, cosa che accade soprattutto quando si tratta di una donna.

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