Ready Player One: la colonna sonora del film di Steven Spielberg

Tutte le canzoni della colonna sonora di Ready Player One, la soundtrack del film opera di Alan di Steven Spielberg dirige il suo manifesto e quello di tutta la cultura pop: Ready Player One è un concentrato di personaggi e passioni anni Ottanta e Novanta, come la sua incredibile colonna sonora

Ready Player One è già storia. Steven Spielberg, creatore di mondi come il James Holliday del film, firma il suo manifesto basandosi sul romanzo omonimo dell’amante della cultura popolare Ernest Cline, un universo immersivo in cui perdersi tra i classici cimeli di una cinefilia più che mai viva e il culto di esperienze videoludiche e oggetti familiari che non possono far altro che entusiasmare ad ogni singolo, impressionante fotogramma. Un esplosione di rimandi non fatti per ammiccare ad un pubblico di affezionati, ma costruiti appositamente perché di tale linfa si nutriva il libro e dunque la sua conseguente opera.

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Film, serie tv, videogiochi, mode: un panorama visuale che fa convergere lo sguardo verso un infinito riempito da personaggi e oggetti iconici, da una miriade di emozioni che si rifanno alle passioni alimentate da un immaginario comune e in cui è possibile diventare protagonisti. Un culto che contiene al suo interno altrettanti elementi di culto Ready Player One, che non solo ha voluto rifarsi ad una componente visiva sostenuta dalla regia di un maestro, ma non ha mancato di completare la sua operazione di grande contenitore degli anni Ottanta e Novanta dando alla colonna sonora una rilevanza importante.

Ready Player One – La colonna sonora dalle grandi hit del film di Steven Spielberg

È con una canzone che inizia Ready Player One, un invito: Jump, Van Halen, 1983. Una hit dallo slancio incredibile, un balzo nello spazio spielberghiano fatto di povertà reale e magnificenza virtuale. Una dimensione altra che è possibile raggiungere con un solo passo, con un salto dalla miseria umana a un impero fatto non solo di tecnologia, ma di sensazioni, emozioni, vita. I Van Halen accompagnano il viaggio dello spettatore nell’Oasis stabilendo già l’atmosfera dell’intero film, marchiandolo fin proprio dalla sua prima scena. Un scarica elettrica che pervade la schiena. Si è pronti per Oasis. Jump.

È un atto di fede entrare a far parte di Oasis. E come tale, Steven Spielberg sceglie George Michael e la sua Faith per continuare ad introdurci tra le grandiosità della realtà virtuale inventata da James Holliday, interpretato nel film da un impeccabile Mark Rylance, irresistibile nella sua smodata timidezza nel mezzo del reale. Una canzone, Faith, che ha il ritmo adatto per far spalancare le porte dell’Oasis. Un credo che lo spettatore, come gli abitanti di Oasis, è pronto a seguire.

Nella vastità del mondo fittizio, è la ricerca di tre chiavi che spinge tantissimi – come il protagonista Wade Watts/Parzival interpretato da Tye Sheridan – ad affrontare la prima prova per afferrare la possibilità di diventare i possessori di Oasis. Una corsa sfrenata, tra King Kong e dinosauri arrabbiati, che i personaggi affrontano poco dopo l’inizio del film con in sottofondo la canzone I Hate Myself for Loving You di Joen Jett & The Blackhearts, primo singolo dell’album Up Your Alley, uscito nel 1988.

Ready Player One e la sua soundtrack pop!

Immancabile Prince nella colonna sonora di Ready Player One con la sua I Wanna Be Your Lover, subito dopo l’incontro del protagonista Wade con la tosta, intrigante, implacabile Artemis, nella vita reale Samantha, interpretata dall’attrice britannica Olivia Cooke. Singolo del 1979, I Wanna Be Your Lover racchiude l’anima R&B e soul del suo esecutore, soprattutto l’immancabile falsetto.

Blondie, gruppo che ebbe un ruolo fondamentale per il panorama della new wave americana, è presente nel film con il brano One Way or Another, contenuta nell’album del 1978 Parallel Lines, che mixa insieme il genere già citato della new wave, del post punk, non mancando di aggiungere quel po’ di musica pop che li ha avvicinati al pubblico.

Anche un altro gruppo inizialmente aperto alle sonorità della new wave si affaccia nella colonna sonora della pellicola di Spielberg. Sono i Tears for Fears, che nel tempo abbandonarono questo velo di controtendenza per comporre così delle hit che rimasero ai vertici delle classifiche musicali. Quella che si ascolta all’interno di Ready Player One è Everybody Wants to Run the World, settimo brano della band ad entrare nella top ten inglese e terzo singolo estratto dall’album Songs from the Big Chair.

Blue Monday ’88è il singolo del gruppo New Order, formatosi nel 1980 dopo lo scioglimento della famosa band Joy Division. Tra post punk e musica dance, influenzarono gran parte del panorama musicale venendo al contempo elogiati da tutta la critica nel periodo degli anni Ottanta. Blue Monday ’88 fu il loro punto di svolta: si allontanarono dall’eredità che ancora portavano sulle spalle derivata dagli Joy Division, introdussero sintetizzatori e batterie elettriche e fecero diventare il loro brano una vera e propria hit.

Anche The Boss non poteva mancare nella playlist dell’ultimo film di Spielberg e, a portare la carica all’interno di Ready Player One, è la sua Stand On It, scritta ed eseguita da Bruce Springsteen prendendo spunto dal genere country e rilasciata poi nel settembre del 1986.

Essendo un film pieno di rimandi alla cinematografia mondiale, per la scena di ballo che apre alla seconda sfida per raggiungere un’altra chiave, non poteva che esserci un brano iconico per un momento altrettanto iconico della storia della filmografia. È infatti con i famosi passi di John Travolta ne La febbre del sabato sera (1983) che Wade e Samantha si scatenano sulla pista da ballo, seguendo le note di Stayin’ Alive dei Bee Gees uscita nel 1977.

Una colonna sonora perfettamente in linea con le intenzione di un passato nell’era futura che Steven Spielberg ha voluto riportare sfruttando tutta la sua abilità nel saper veicolare un intrattenimento fatto di spettacolo e aderenza alla storia narrata. Una pellicola che non solo risuona di grandi canzoni appartenenti alla cultura pop, ma accostate alle melodie di Alan Silvestri che sembrano raccontare in maniera sonora ciò che lo spettatore è in grado di vedere con i propri occhi. Un vero regalo quello che ci ha donato Spielberg, fatto non solo di tecnologia, ma di personaggi e passioni. Un sogno ad occhi aperti, che non poteva che terminare con You Make My Dreams di Daryl Hall & John Oates sui titoli di coda.