Cinematographe.it presenta Spider-Man: Far From Home di Jon Watts

Spider-Man: Far From Home, un'analisi a tutto tondo del tassello finale della Fase 3 dell'UCM: dall'evoluzione di Peter Parker al lavoro del regista Jon Watts.

Il regista Jon Watts è tornato alla regia di Spider-Man: Far From Home subito dopo aver diretto Homecoming, due anni fa. Questo secondo capitolo del nuovo franchise sull’Uomo Ragno si distingue fortemente dalla precedente trilogia di Sam Raimi e i due The Amazing Spider-Man con protagonista Andrew Garfield per vari motivi che adesso esplicheremo. Ma non solo, perché Far From Home riesce in qualche modo a spiccare nel vasto Universo Cinematografico Marvel.

Spider-Man: Far From Home – analisi a tutto tondo del tassello finale della Fase 3 dell’UCM

Spider-Man: Far From Home, cinematographe.it

Una delle peculiarità di questo nuovo micro-franchise all’interno di un universo più grande – quello Marvel su grande schermo – è sicuramente la sua collocazione narrativa all’interno di un macrocosmo ben definito. Ricorderete infatti che il nuovo Peter Parker, impersonato da Tom Holland, fece la sua prima apparizione in Captain America: Civil War per poi operare nel suo primo film da solista, ovvero Spider-Man: Homecoming sempre diretto da Jon Watts. Anche Spider-Man: Far From Home, di cui ci occupiamo in questa cornice, è la diretta conseguenza di un altro film, ovvero Avengers: Endgame, uscito nelle sale lo scorso Aprile. Diversamente dai precedenti progetti cinematografici sull’Uomo Ragno, infatti, questo interpretato da Tom Holland non si è mai posto come film d’origini tanto che, lo abbiamo visto, non sappiamo in che modo Peter sia diventato l’amichevole Spider-Man di quartiere che conosciamo. Certo, tutti ormai conoscono le origini del personaggio, quindi proprio per questo lo spettatore non ha bisogno di una nuova ripassata alla storia. Questo importante punto di partenza viene consapevolmente tralasciato al servizio di qualcosa di differente.

Spider-Man: Far From Home: recensione del film

La crescita di Peter Parker: uomo ed eroe in Spider-Man: Far From Home

Spider-Man: Far From Home, Cinematographe.it

Punto focale di questo secondo capitolo su Spider-Man è certamente l’evoluzione e la crescita di Peter Parker. Impossibile comprendere appieno questo elemento d’analisi senza aver visto Avengers: Endgame, punto culminante non solo della Fase 3 Marvel – che ufficialmente si conclude proprio con Spider-Man: Far From Home – ma di un decennale progetto cinematografico iniziato nel 2008 con Iron Man. Peter Parker è smarrito dopo la dipartita del suo mentore Tony Stark. Il liceale, ancora troppo giovane per raccogliere l’eredità di una colonna portante come l’Uomo di Ferro, si trova a fronteggiare la sua battaglia più importante: quella più profondamente identitaria. In tal senso il film diretto da Jon Watts riesce a smussare la componente intima di ricerca personale attraverso il puro intrattenimento.

Pensando a un ipotetico, ma non così lontano, terzo capitolo di una nuova trilogia potremmo considerare Far From Home come il classico tassello di passaggio: dall’entusiasmo iniziale di un giovane ragazzo dotato, visto in Homecoming, ai timori del proprio essere in relazione a se stesso e al mondo che lo circonda, in questo capitolo uscito nelle sale italiane il 10 luglio 2019. La crescita interiore del protagonista sembra andare di pari passo con il lavoro dell’attore. Tom Holland appare sempre più a suo agio nelle vesti di un personaggio dalla storia editoriale, cinematografica e televisiva molto lunga. Non solo l’Uomo Ragno è uno dei personaggi a fumetti più amato e conosciuto al mondo, ma deve la sua fama anche ai volti che lo hanno impersonato in precedenza. Tom Holland è riuscito in breve tempo a far suo un ruolo iconico nella cultura di massa e, ancora oggi, continua un lavoro di evoluzione e ricerca di una combattuta e cercata maturità.

L’evoluzione del cinema di Jon Watts in Spider-Man: Far From Home

Spider-Man: Far from home, cinematographe.it

Classe 1981, il regista statunitense pare, a prima vista, esser stato catapultato in un mondo completamente opposto dalle sue corde e senza un apparente senso. Jon Watts, che ancora vede nella sua filmografia da regista cinematografico pochi titoli, deve la sua fortuna all’horror The Clown diretto nel 2014 e poi al thriller Cop Car, concluso l’anno successivo. Con Homecoming prima e con Spider-Man: Far From Home ora, anche il regista accoglie una personale crescita. I due film, pure cercando una certa uniformità con altri titoli dalla verve più leggera dell’Universo Cinematografico Marvel – pensiamo a Thor: Ragnarok o a Guardiani della Galassia – riesce a costruirsi su fondamenta solide e soprattutto uniche che lo rendono riconoscibile.

Come analizzato poco fa, infatti, l’occhio del regista focalizzato sul suo protagonista principale alle prese con la sua quotidianità e la sua evoluzione come uomo e come eroe, ben sposa una componente action capace di coinvolgere intensamente lo spettatore. Nonostante si tratti delle prime esperienze del regista, la seconda prova con l’Uomo Ragno convince ancor più della prima per messa in opera su schermo di una storia certamente minore, ma ottimamente incastonata in un mosaico prezioso e saldo come quello dell’UCM.

Spider-Man: Far From Home e l’umanità dei cattivi

spider man far from home easter egg cinematographe.it

Cattivo di Spider-Man: Far From Home è il misterioso Mysterio, permetteteci il gioco di parole. Interpretato da Jake Gyllenhaal, Mysterio risulta essere un villain tanto umano come Avvoltoio, interpretato da Michael Keaton in Spider-Man: Homecoming. Diversamente dagli altri cattivi dell’Universo Cinematografico Marvel, Avvoltoio e Mysterio sono accomunati da obiettivi e sentimenti fortemente umani come la vendetta, l’insoddisfazione delle proprie vite con conseguente voglia di emergere per surclassare chi, secondo loro, non è meritevole di fama e gloria. Se viene in automatico fare un paragone con gli altri capitoli Marvel ciò ci renderebbe l’analisi complicata quanto inutile. Se è vero che Spider-Man: Far From Home – così come Homecoming – fanno parte di un progetto più grande, è anche vero che risulta sbagliato quanto inconcludente confrontarlo con quei tasselli certamente posizionati su gradini più alti come, ad esempio, la quadrilogia Avengers. Spider-Man è consapevole del suo posto nel mondo, cinematograficamente parlando, e proprio per questo gioca le sue carte nel modo migliore. Un cattivo come Mysterio, forse debole nella sua componente “minaccia per la Terra”, aiuta il protagonista nel suo personale percorso – a differenza di un Thanos spinto da ragioni fortemente discusse e radicate nella narrazione.

Diventare adulti con Spider-Man in Far From Home

Spider-Man: Far From Home cinematographe.it

La crescita di Peter Parker, come ragazzo e poi uomo, e come eroe, va di pari passo con un genere cinematografico in continuo sviluppo e sperimentazione. Un prodotto cinefumettistico come Spider-Man: Far From Home diventa un ottimo compromesso tra il prodotto tipico per ragazzi e il cinecomic-blockbuster. Azione e adrenalina si fondono con il romanzo di formazione del protagonista chiamato a scegliere tra i doveri e le responsabilità, conseguenze del suo potere, e il percorso umano di un ragazzo nel pieno del passaggio tra l’adolescenza e la vita adulta.