Wittgenstein: recensione del film di Derek Jarman con Tilda Swinton

Dal 20 febbraio 2023 al cinema l’opera di Derek Jarman ispirata al famoso filosofo, con l’iconica Tilda Swinton.

Look piumato e fantasioso per un’eccentrica Tilda Swinton in Wittgenstein, il biopic sperimentale realizzato dal poliedrico Derek Jarman dopo una serie di pellicole nelle quali si iniziò a costruire la carriera di Swinton: Caravaggio (Orso d’Argento a Berlino), Aria, War Requiem, The Garden e Edoardo II. La biografia del filosofo Ludwig Wittgenstein viene raccontata dall’autore di Sebastiane e Caravaggio in modo stravagante attraverso quest’opera che torna al cinema in versione restaurata dal 20 febbraio 2023, per il suo trentesimo anniversario, grazie a I Wonder Classics – la divisione di I Wonder Pictures dedicata alla riscoperta dei classici d’autore; per far riapprezzare il genio e la follia di un “artista maledetto” del cinema inglese, scomparso nel 1994. Autore di film originalissimi come Edoardo II (Coppa Volpi a Tilda Swinton), cresciuto nel punk londinese, militante LGBTQ+, nonché regista di videoclip per i Sex Pistols, i Throbbing Gristle, Marianne Faithfull, Bryan Ferry, gli Smiths (The Queen Is Dead), il gruppo synth pop dei Pet Shop Boys.

Wittgenstein: nella mente di un pensatore anomalo

Wittgenstein recensione cinematographe.it

Visionario come mai prima, Jarman fonde vicende reali e poesia in una dimensione crepuscolare dell’esistenza del grande filosofo e logico austriaco, autore del Tractatus logico-philosophicus. Già malato di Aids e quasi cieco, dirige un’altra opera teatrale filmata, ma creando qui un tipo di impianto a totale servizio del cinema. Karl Johnson nei panni del protagonista, un giovanissimo Clancy Chassay (il piccolo Ludwig – un bambino studioso e occhialuto), Tilda Swinton (lady Ottoline Morrell) e Michael Gough (Bertrand Russell) interagiscono in una scenografia essenziale. L’avversione per la filosofia tradizionale, il carattere spesso criptico ed enigmatico dei suoi scritti, il lungo silenzio. Wittgenstein mette in scena il pensiero del filosofo inserito nel contesto della sua vita, ci fa entrare nella mente di un pensatore anomalo, anticonformista e schivo. Figlio “del milionario viennese”, insegnante omosessuale, amico di Bertrand Russell, il protagonista diventa ufficiale di fanteria della prima guerra mondiale. Il dialogo con sé stesso che punteggia il film passa attraverso l’intermediazione di un magico e irreale interlocutore: il signor Verde ovvero Mr. Green (Nabil Shaban), che non è altri che un marziano ingenuo, logico e sarcastico.

Il pensiero del filosofo raccontato in modo stravagante attraverso una serie di sketch sospesi in un nero vuoto, perché “la filosofia lascia tutto com’è

Il piccolo prodigio (con il volto di Chassay) è solo una delle personificazioni di Wittgenstein nel film, ma non è l’unica. In età adulta, Ludwig è interpretato da Karl Johnson: un attore molto somigliante al filosofo, mentre la voce narrante sottolinea la dimensione del gioco, quella sorta di persistenza infantile – tipica della genialità – sulle riflessioni epistemologiche e sul linguaggio. «Se la gente non facesse qualche volta cose stupide, nulla di intelligente sarebbe mai stato fatto“, è una delle massime di Wittgenstein. Il film “lancia un dado” teorico significativo: come si fa a mettere in scena un qualcosa di astratto come un pensiero filosofico? La storia raccontata attraverso una serie di sketch sospesi in un nero vuoto, perché “la filosofia lascia tutto com’è“. Jarman enfatizza l’innovazione con una regia economica (set semplice su sfondo nero – budget speso tutto per le luci e costumi), per incorniciare l’immagine come un dipinto scuro del XVIII secolo. Grazie alle apparizioni divertenti: il caso di un tormentato Bertrand Russell (Gough) è fra i più eloquenti, e alle interpretazioni coinvolgenti di Johnson e Chassay (che incarnano Ludwig, nelle versioni adulto e ragazzino), nonché a una sceneggiatura spiritosa scritta insieme a Terry Eagleton – docente di letteratura inglese a Oxford-, trasforma il Tractatus in un regalo dall’animo punk, con il nero vuoto che resta sempre sullo sfondo perché Wittgenstein è tremendamente annoiato dal chiacchiericcio sconnesso degli intellettuali britannici, afferma che avrebbe trovato il buio.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.7