TSFF 2021 – Witch Hunt: recensione del film di Elle Callahan

Tanti elementi positivi per un film che però manca del giusto ritmo.

In un’America moderna in cui le streghe esistono e la stregoneria è illegale, le protagoniste del film Witch Hunt vengono cacciate perché pericolose, diverse, fuori dalla “norma”. Vive in questo clima Claire, un’adolescente che deve affrontare i propri demoni, le proprie paure, vede i pregiudizi della società verso le streghe e aiuta due di loro a sfuggire alle forze dell’ordine e rifugiarsi, in questo modo, in Messico. Racconta questo Elle Callahan nel suo film, presentato nella sezione Neon al Trieste Science+Fiction Festival 2021.

Witch Hunt: una fotografia dell’America di oggi

Witch Hunt_Cinematographe.it

Callahan apre il suo film con una definizione che spiega in che mondo ci si trovi mentre due giovani Fiona (Abigail Cowen) e sua sorella Shae (Echo Campbell) guardano la loro madre bruciare sul rogo; questa però non è l’Inghilterra medievale e neppure la Salem coloniale, questa è l’America di oggi. Un’America in cui la stregoneria è illegale ai sensi dell’emendamento 11 della Costituzione e gli agenti del Bureau of Witch Investigation (BWI) hanno il compito di scovare chi pratica l’arte e di porre fine alla loro vita. Martha Goode (Elizabeth Mitchell) fa parte di un’organizzazione che aiuta le streghe ad uscire di nascosto dal paese per essere libere e incominciare una nuova esistenza. Claire, sua figlia, da una parte sa che è ingiusto il trattamento riservato a queste streghe, dall’altra però vorrebbe vivere una vita normale, un’adolescenza normale, senza questa spada di Damocle sulla sua testa. Tutto cambia quando Fione e Shae entrano a far parte della sua vita, grazie a loro inizia a guardare le cose da un’altra prospettiva. Quando il collegamento con il resto del mondo viene interrotto dai cacciatori di streghe, la famiglia di Claire si trova a dover tenere nascoste in casa Fiona e Shae, e ad essere anche perseguitata per questo, Claire scopre di avere in comune con loro tante cose; proprio per far emergere il rapporto che sta nascendo viene citato in più di un’occasione Thelma e Louise, manifesto di ribellione, sorellanza, scoperta di sé e rottura di cliché, film che sta ad indicare il modo in cui le streghe dovranno superare gli ostacoli: la solidarietà, la “sororità”, la vicinanza.

La regista fa un film che, oltre ad essere storia di streghe e magia, caccia e fughe, è anche un romanzo di formazione, il racconto di chi sta crescendo e capisce sé stessa e la propria identità:  Claire per la prima volta inizia a stringere un rapporto con il “diverso” e proprio stando vicina alle due ragazze pensa di avere anche lei dei poteri.

Witch Hunt: tra realtà e racconto horror-distopico

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Callahan scrive un film che è sia un horror che un thriller distopico che fa anche, come spesso capita in questo genere, politica. Witch Hunt ci dà pochi elementi per comprendere come abbiano avuto origine il governo e la legislazione di questi Stati Uniti, vuole invece rappresentare le incongruenze, le storture e le ombre di quest’America, mostrare la politica crudele e cinica che vede l’immigrazione e il migrante come nemici della nazione. Evidentemente in questo caso le streghe sono  il diverso, il personaggio da escludere e mettere alla berlina, sono loro i migranti, coloro che rischiano in tutti i modi la vita alla ricerca di un mondo migliore, più sicuro. Sono loro quelle che non vengono fatte entrare al cinema, che vengono prese in giro dai compagni di scuola, che devono guardarsi intorno perché potrebbero essere seguite, che devono fuggire e sfuggire dal nemico.

Nel film ci sono dunque il reale, fatto di storie, di muri che si ergono, di leggi poco umane e dettate dalla paura, e il racconto sci-fi e per metter in atto questo ibrido Callahan usa temi e stilemi horror, gioca con gli immaginari, costruisce una storia che vuole essere fotografia di una società. Non si può non essere dalla parte delle streghe. C’è sotto la superficie un chiaro messaggio politico, sembra che la regista voglia mostrare e anche forse dimostrare che i cacciatori del film non sono poi così diversi da quelli che in America hanno strappato i figli ai loro genitori, hanno tirato su muri per delimitare “il bene” (nazione) dal “male” (il migrante), da chi aveva intenzione di riportare agli antichi fasti la propria Nazione attraverso l’esclusione dell’altro. Gli Stati Uniti, quelli di Trump, non sono poi così diversi da quelli del film: la caccia alle streghe può cambiare oggetto ma purtroppo ha sempre le stesse caratteristiche.

Callahan non riesce a conquistare completamente il pubblico

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Witch Hunt è un film che ha molti elementi positivi, la relazione tra le streghe e i migranti, tra la politica americana trumpiana e quella del mondo costruito da Callahan, il rapporto tra queste ragazze diverse, e per questo etichettate come “pericolose” e Claire. Ad essere meno riuscito è il modus narrandi di Callahan che scrive un film che ha un ritmo lento che non coinvolge totalmente lo spettatore.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.1