Tutto può cambiare: recensione del film con Keira Knightley

La recensione di Tutto può cambiare, la piacevole dramedy musicale con Mark Ruffalo e Keira Knightley

Ci sono film che magari non sono perfetti ma che riescono a trasmetterci un senso di serenità e a toccarci qualche corda interiore particolare. Tutto può cambiare (Begin Again) è uno di questi. Il film del 2013 è diretto John Carney, già regista di quella piccola perla del genere musicale che è Once, e vede come protagonisti Keira Knightley e Mark Ruffalo, affiancati da Adam Levine, Hailee Steinfeld e Catherine Keener.

Tutto può cambiare racconta i destini di Dan e Greta che si incrociano cambiandosi a vicenda grazie all’amore per la musica

Tutto può cambiare, Cinematographe.it

Dan Mulligan è un ex dirigente discografico di successo che vive a New York, è separato da sua moglie Miriam, ha un rapporto che vorrebbe recuperare con la figlia Violet  e lotta per restare al passo con i cambiamenti del settore musicale. Dopo essere stato licenziato dalla casa discografica che aveva contribuito a fondare si reca in un locale del Lower East Side per affogare i suoi dispiaceri nell’alcol, qui assiste casualmente all’esibizione canora e musicale di Greta James. Greta è una giovane cantautrice indipendente che ha appena rotto con il suo fidanzato, il cantante e compositore Dave Kohl, deviato dal successo appena ottenuto e che ha tradito la compagna con una delle sue assistenti di produzione. Affascinato dalla musica di Greta, Dan si offre di farle avere un contratto per la sua ex etichetta discografica. La ragazza, dopo un iniziale rifiuto, accetta l’offerta e inizia così per loro un’avventura che li porterà a registrare un disco tra le vie di New York. Dal questo incontro casuale nascerà un rapporto particolare che – in un aiuto reciproco dove la musica sarà fondamentale – farà svoltare la vita di entrambi.

Una sceneggiatura semplice ma che sa suscitare le giuste emozioni e due interpreti azzeccati

Tutto può cambiare, Cinematographe.it

Dopo il sorprendente successo ottenuto nel 2006 con il gioiellino Once, John Carney torna sullo schermo per raccontare nuovamente due vite che si incrociano trovando nella musica un sentiero comune. Tutto può cambiare è l’incontro di due sconosciuti che attraverso la complicità musicale riescono ad affrontare le reciproche difficoltà, sapendo aprirsi intimamente l’uno nei confronti dell’altra. La storia parte da delle premesse non particolarmente originali e lo sviluppo non è sicuramente sofisticato, tuttavia il film fa della sua semplicità un punto di forza, riuscendo a non essere banale e soprattutto a toccare le corde giuste. La scelta degli interpreti poi aumenta il senso di empatia nei confronti dei personaggi, Mark Ruffalo ha una carica umana contagiosa, mentre Keira Knightley sprigiona dolcezza ed è particolarmente brillante nel far trasparire gli stati d’animo mutevoli della sua Greta, oltre a convincere con delle doti canore sorprendenti, dimostrando la giusta presenza scenica anche con una chitarra in mano. A fianco a loro non sfigura Adam Levine, frontman dei Maroon 5, discreto nel ruolo della pop star deviata dal successo ma confusa nei sentimenti.

La sceneggiatura – pur con qualche stereotipo – riesce ad aggirare molti cliché della commedia romantica, dando obiettivi e modi di riscatto meno canonici ai suoi protagonisti, giungendo per altro ad un finale non scontato, con una sorta di happy ending che però prende una direzione inusuale per il genere, differente da ciò che ci si poteva inizialmente immaginare. Non è una scrittura profonda ma è uno script che stimola le emozioni in maniera delicata e lascia un senso di piacevolezza complessiva.

John Carney porta la musica ad essere la vera protagonista, con un’ottima colonna sonora che traina un film piacevole e appagante

Tutto può cambiare, Cinematographe.it

In Tutto può cambiare, a farla da padrona però è ovviamente la musica, la quale non è mera accompagnatrice delle scene cinematografiche ma diviene vera protagonista della storia, dando senso e significato a diversi momenti. È la musica su cui si discute e ci si divide tra desideri commerciali e sentimenti autoriali, è lo scambio di playlist a curare una relazione incrinata, sono le canzoni suonate negli angoli più pittoreschi di New York a dare sostanza all’avventura dei protagonisti, sono i testi delle canzoni a far trasparire quello che i personaggi hanno al loro interno. La musica ha una funzione lenitiva, incoraggiante, salvifica, tanto che il film inizialmente si doveva chiamare Can a song save your life?. La colonna sonora, scritta da Gregg Alexander dei New Radicals, è composta da una serie di brani – uno più azzeccato dell’altro – che si sposano perfettamente con le azioni dei protagonisti e le riempiono di carica.

Canzoni che restano nella mente e nel cuore, con un buon equilibrio tra leggerezza ed emotività, e un sapore indie pop che si sposa con l’atmosfera sospesa tra vintage e rom-com contemporanea. A step you can’t take back, Lost stars, Comin’ up roses, Like a fool e Tell me if you wanna go home potrebbero tranquillamente essere le hit di punta di una band di successo odierna, che non perde però al contempo la sua identità intimista. A queste si mescolano inoltre a brani del passato che omaggiano artisti immortali come Frank Sinatra, Stevie Wonder e Max Steiner, i quali scorrono nelle playlist dei protagonisti.  Assieme alla musica è poi la città di New York ad essere in primo piano, accompagnando come sfondo pulsante Dan e Greta nei loro peregrinaggi diurni e notturni. La Grande Mela – fotografata in tutto il suo fascino e dalla presenza quasi vitale – aumenta il carattere sognante di cui è pregno il film.

Tutto può cambiare è un film molto gradevole, che scorre con semplicità, sapendo sia emozionare sia divertire. Una commedia drammatica musicale che gratifica l’anima e riesce con naturalezza e alcuni momenti brillanti a far stare bene, un’ode al potere salvifico della musica piena di sentimento ma che evita sapientemente il sentimentalismo. Non sarà un lavoro perfetto ma gli si perdonano i difetti, poiché si arriva a fine visione pervasi da una sensazione di piacevole appagamento, risultando un toccasana che supera anche i suoi stessi limiti.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 4.5
Emozione - 4

3.8