The Miracle Season – Una stagione da ricordare: recensione del film

Il feel-good movie con Helen Hunt The Miracle Season omaggia la memoria della campionessa di volley scomparsa a soli diciassette anni Caroline Found. Una storia vera di vittoria simbolica e ispirazione umana all’interno e oltre il rettangolo da gioco.

Allo sport – e nello specifico agli sport di squadra – l’istruzione americana conferisce da sempre un peso molto più rilevante nella resa scolastica rispetto a quella europea. Baseball, nuoto, canottaggio e pallavolo nella didattica a stelle e strisce, in particolare in quella liceale e universitaria, assume la stessa proporzione quanto le materie letterarie o matematiche, tanto da determinarne non solo l’esito finale del singolo accademico, ma anche il seguito in gradi di avviare carriere, vincere borse di studio o garantire il ben volere dei futuri coach. Di conseguenza alla realtà dunque, il cinema d’oltreoceano ha costruito un vero e proprio filone di drammi a sfondo sportivo che, utilizzando l’agonismo, la suspense delle gare e lo sforzo fisico, raccontano storie dai valori universali emersi dal quadrato di gioco quali l’impegno, la rinascita e la rigenerazione.

The Miracle Season: la storia vera dietro il  motto “Live Like Line”

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La vera Caroline Found, scomparsa nel 2011.

In The Miracle Season, il dramma del 2018 diretto dal prolifico regista, produttore e autore di film per la tv e serie per ragazzi Sean McNamara (Raven, Soul Surfer, Zack & Cody – Il Film) il campo rettangolare 18 x 9 assume virtù superiori rispetto al mero esercizio corporeo; e il gioco di squadra più praticato nei licei di tutto il mondo diventa luogo in memoriam per ricostruire e omaggiare una storia vera accaduta qualche anno fa, che ha inizio con due bambine inseparabili ormai studentesse del West High School nello stato dell’Iowa.

Caroline (Danika Yarosh), detta Line, e Kelley (Erin Moriarty) hanno un legame speciale e privilegiato, fatto di condivisione di una vita intera e progetti per il futuro. Le due, diverse in indole caratteriale e inclinazione naturale quanto nella resa sportiva, sono entrambe membri della vittoriosa squadra di volley del liceo capitanato dalla veterana Kathy Bresnahan (Helen Hunt), la coach dalle poche parole ma dal piglio deciso il cui lavoro quotidiano, fatto di dedizione e disciplina, ha portato il suo team tutto al femminile alla vincita dell’ultimo campionato stagionale.

Carismatica, solare ed estremamente affettuosa, il capitando delle West Caroline Found dietro il sorriso che la accompagna quotidianamente, a casa è in lotta costante per la madre, malata terminale e disperatamente consapevole di non poter vedere la figlia diventare adulta. Ma il destino funesto di suo padre Ernie (William Hurt) pare non avere tregua, e la famiglia Found si trova improvvisamente ad affrontare una realtà straziante quanto immutabile: a ritorno da una festa serale, Line muore in un incidente in motorino e la sua giovanissima vita si spezza all’età di diciassette anni.

Per Ernie e la squadra di volley inizia un periodo di lutto insostenibile tra sensi di colpa, la fede che inizia a vacillare e il rifiuto di tornare a giocare, figurarsi partecipare al prossimo campionato. Ma il modo migliore per onorare la memoria del loro capitano è proprio quella di tornare a palleggiare e schiacciare il pallone dritto verso la vittoria: alzare la coppa per Line e la sua famiglia diventa obiettivo di rivincita e, ancor prima, di ricordo.

Biografie drammatiche e ispirazioni collettive

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Basato sulla vera storia di Caroline Found, scomparsa nel 2011 per un incidente fatale nelle strade della cittadina americana, il film biografico e sportivo di Sean McNamara ricostruisce gli eventi precedenti all’incidente e le conseguenze che hanno riportato alla vincita isperata e miracolosa del team nelle loro 14 partite per il campionato studentesco. “Live Like Line”, la scritta sulle magliette blu indossate dalle pallavoliste in occasione di quell’ultima fatale partita finita nel tie break a 18 a 16, nella sceneggiatura del film diventa allora una sorta di modalità narrativa con la quale decidere di trasportare gli spettatori (non sugli spalti ma dietro lo schermo) alla prevedibile commozione.

In quelli che vengono definiti “feel-good movie”, ovvero i film costruiti sull’espressione e veicolazione di buoni sentimenti e insegnamenti, quello del 2018 diretto da McNamara s’inserisce a pieno, optando per una narrazione tradizionale e bipartita, poggiata sull’evocazione ultra emozionale, raggiungendo il suo apice nel filmato amatoriale e reale del team sugli spalti che intona in coro il brano “Sweet Caroline” di Neil Diamond, dedicato proprio a Line.

Tensione agonistica e ricordo commovente nel film The Miracle Season

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Se la prima parte del film esalta al massimo la radiosità sprigionata dalla presenza di Caroline nelle fattezze angeliche dell’attrice che la interpreta Danika Yarosh e dei suoi lunghi capelli biondi svolazzanti; nella seconda, gli autori affidano il lungo cammino verso la coppa alle lunghe sequenze degli allenamenti e alle parole motivazionali del coach impersonato dalla brava Helen Hunt. Il risultato dunque è un’operazione canonica e tipicamente americana, che ingloba allo sport temi quali le fasi del lutto, la mancanza come stimolo positivo al superamento del dolore e l’ispirazione collettiva tratta dal singolo.

Della tragica scomparsa di Caroline Found e il suo lascito umano della vittoria miracolosa del suo team, oltre al film di McNamara è stato anche realizzato uno speciale HBO del programma tv Real Sports with Bryant Gumbel e un libro Live Like Line, Love Like Ellyn scritto da Bill Hoeft e pubblicato nel 2015.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

2.7