The Forger – Il falsario: recensione

The Forger - Il falsario è una mal riuscita miscela fra heist movie e dramma familiare

The Forger – Il falsario è un film del 2014 diretto da Philip Martin e interpretato da John Travolta, Christopher PlummerTye Sheridan e Abigail Spencer. Dopo la presentazione al Toronto International Film Festival, la Saban Films ha acquistato i diritti del film, che ha avuto una una distribuzione in sala negli Stati Uniti e in poche altre nazioni del mondo, ottenendo un pessimo riscontro in termini di critica. In Italia, The Forger – Il falsario è stato distribuito unicamente per il mercato Home Video.
The Forger - Il falsario

Raymond J. Cutter (John Travolta) è un ex talento del mondo dell’arte, finito in prigione a causa della sua attività come falsario. Sfruttando i suoi agganci nel crimine, Raymond riesce a corrompere un giudice per uscire anticipatamente dal carcere, con lo scopo di passare un po’ di tempo con il figlio Will (Tye Sheridan), affetto da un male incurabile. L’uomo ha così la possibilità di riallacciare i rapporti con non soltanto con suo figlio, ma anche con il padre Joseph (Christopher Plummer) tutore di Will a causa della prigionia di Raymond e dei problemi di droga della madre. Per saldare il debito contratto per la sua scarcerazione, a Raymond resta però un ultimo compito: falsificare un celebre dipinto di Monet e rubare l’originale.

The Forger – Il falsario: una mal riuscita miscela fra heist movie e dramma familiare

The Forger - Il falsario

The Forger – Il falsario mette in scena il dramma di un padre, perso fra i propri fallimenti personali e la necessità di mettere tutto se stesso a disposizione del figlio per il poco tempo che gli resta. Nonostante la rigida e amorfa interpretazione di John Travolta, davvero fuori forma e ai minimi termini in quanto a espressività, il film si mantiene faticosamente a galla per due terzi della sua durata proprio per questa intimità, scaturita da un doppio rapporto fra genitore e figlio di grande umanità e decisamente al di fuori dagli schemi, che vede Raymond cercare di recuperare il tempo perduto con il padre e al tempo stesso nelle vesti di realizzatore dei sorprendenti desideri del figlio.

Seppure con una messa in scena scolastica e una scenografia più consona a un B-movie che a una media produzione hollywoodiana (il budget stimato è superiore ai 10 milioni di dollari) The Forger – Il falsario sorprende con un dramma familiare in cui il dolore e la tristezza si mescolano indissolubilmente con la necessità di cogliere l’attimo e di andare avanti, lasciando da parte le tragiche insensatezze della vita e assaporando l’effimera felicità delle cose più semplici e sciocche, come una birra in famiglia sul divano o una visita a una prostituta finita male.

The Forger – Il falsario: un film malamente depotenziato da un grossolano terzo atto

Purtroppo, The Forger – Il falsario sperpera i pochi elementi positivi che erano stati stentatamente costruiti con un grossolano terzo atto, completamente sconnesso da quanto visto precedentemente per atmosfere, tematiche e ritmo. La riflessione esistenziale e il precario equilibrio fra apatia, amarezza e improvvisa e insensata allegria lasciano così malamente il passo a un heist movie di infimo livello, in cui la più sgangherata banda di rapinatori possibile manda completamente all’aria la costruzione di personaggi e la sospensione dell’incredulità dello spettatore per una inadeguata e inconcludente caccia al colpo di scena e a un’atmosfera più tipicamente action.

Il risultato è un film totalmente depotenziato di qualsiasi spunto stimolante, retto esclusivamente da qualche sequenza riuscita, come l’incontro fra Will e la madre, e da un sempre efficace  Christopher Plummer, che, pur all’interno di un racconto dispersivo e farraginoso, riesce a scaldare il cuore dello spettatore con la sua innata classe e la sua immarcescibile intensità.

The Forger - Il falsario

The Forger – Il falsario si rivela un film fiacco e non riuscito, vittima di insensati e immotivati cambi di registro che ne penalizzano la dimensione esistenziale e di un John Travolta incapace di fare trasparire le emozioni richieste dal suo ruolo. Un film dalla messa in scena da produzione televisiva di seconda fascia e privato di ogni sentimento e suspense, già caduto inesorabilmente nel dimenticatoio.

Regia - 2
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 2
Recitazione - 2
Sonoro - 2
Emozione - 2.5

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