The Broken Key: recensione del film di Louis Nero

The Broken Key, in uscita nelle sale italiane il 16 novembre, è il film adatto agli amanti del mistero, che troveranno piacere a risolvere gli enigmi all'interno della pellicola. Ma pecca di qualche difetto.

Louis Nero si riavvicina alla letteratura, all’arte, all’esoterismo e al thriller, già percorsi in Il Mistero di Dante nel 2013, mescolando il tutto con la fantascienza. The Broken Key più che un film sembra un sussidiario, in cui la storia principale viene piegata e contrita per toccare i vari focus, che solitamente vengono nascosti o inseriti in un sottotesto.
Il regista si avvicina al genere nella misura in cui questo gli permette di esprimere i propri interessi e tutta la sua fantasia.

The Broken Key: un film indipendente non solo dal linguaggio cinematografico, ma anche dal pubblico.

The Broken Key infatti è un film non adatto a tutti gli spettatori, ma solo a quelli che decidono di seguirlo passo passo, decifrando gli indizi paratestuali e paracinematografici.
La storia principale è esile, i personaggi sono poco delineati, sono strumenti che permettono di intraprendere un viaggio quasi spirituale, di svelamento.
Il ricercatore Arthur J Adams (Andrea Cocco) inizia la ricerca di un pezzo mancante della pergamena a cui sta lavorando il professor Moonlight (Rutger Hauer). Ogni indizio apre una nuova porta inserendolo in una caccia all’assassino, che non affronta da solo. Infatti presto si aggiungono al suo fianco dei collaboratori e questo team segue le tracce delle anomale morti.

Qui Franco nero nei panni del padre di Arthur in The Broken Key

Il papiro infatti è protetto dalla confraternita dei seguaci di Horus che ostacolano il loro lavoro. La chiave di queste morti è legata ai sette peccati capitali e il thriller prende presto delle sembianze esoteriche. Arthur così si ritrova a fare i conti con il proprio passato, a partire dall’episodio della scomparsa del padre (Franco Nero) in mare. Già da piccolo un angelo si era manifestato a lui, personaggio che ritorna smesso nelle sue visioni.
Ci sono continui balzi tra passato e sovrannaturale, tanto da mettere a dura prova il protagonista, che riesce a proseguire grazie all’aiuto dei suoi nuovi amici.

The Broken Key è un viaggio nel tempo e nello spazio, attraverso la storia narrata e le citazioni di altri film, di letteratura e di arte. Il vero protagonista sembra Hieronymus Bosch, le cui opere sono continuamente proposte nella narrazione e la cui vita è una chiave di interpretazione del film. Infatti si narra che il pittore rinascimentale facesse parte di un noto ordine chiamato La Confraternita del Libero Spirito, un gruppo filosofico riconducibile ai leggendari Seguaci di Horus.

Gli amanti del mistero troveranno piacere a risolvere gli enigmi del film e ogni scoperta sarà per loro una chiave che li condurrà fino al presente.
Per chi invece non è a conoscenza di questi segreti la visione è ostica, tanto che potrebbe indurli alla noia. La pellicola infatti non ha una forte cura della recitazione, né degli effetti speciali, il montaggio è poco fluido e la musica di Lamberto Curtoni, davvero interessante, prosegue con un’andatura propria. Questo perché ogni elemento è usato come chiave di scoperta, a discapito del gusto estetico del cinema.

Il bisogno di raccontare e di mettere insieme gli elementi di questo mondo parallelo è più forte del desiderio di conquistare l’audience. Un punto a sfavore per il successo di The Broken Key, che tuttavia garantisce di fidelizzare solo i reali appassionati.

Il maggior fascino di The Broken Key si rintraccia nella scelta delle location

I Seguaci di Horus hanno modellato la struttura urbana del Piemonte. Sembra che la regina egizia Ankhsen-pa-aton, costretta a lasciare la sua terra, sia giunta proprio nel nord Italia, dove rifondò il mito solare di Aton. Questa città dal nome Taurasia è la nostra Torino.

Qui un momento della comunità nella metropoli controllata dalla Grande Z

Salvo il momento iniziale nella metropoli del futuro, dai tratti di Blade Runner e Brazil e un viaggio in Egitto, il film è girato in una Piemonte irriconoscibile. Alla scoperta di Taurasia il team si sposta da un punto nevralgico all’altro (castelli, abbazie, statue ed elementi architettonici), che ribaltano i nostri punti di riferimento. Immersi in un paesaggio senza tempo, diverso da quello che conosciamo, apprezziamo il territorio come se lo vedessimo per la prima volta.
Quindi informatevi e preparatevi a liberare la mente per seguire fino in fondo The Broken Key e, se davvero sarete bravi, potreste uscire dal cinema come uomini nuovi, altrimenti ne uscirete solo un po’ frastornati, ma sicuramente incuriositi da tutto questo bagaglio culturale.

Regia - 1.5
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 1.5
Recitazione - 2
Sonoro - 3
Emozione - 1

1.8