The Brink – Sull’orlo dell’abisso: recensione

Con il documentario The Brink - Sull'orlo dell'abisso, al cinema dal 29 aprile distribuito da Wanted, Alison Klayman racconta Steve Bannon, l'ex stratega di Donald Trump

Le elezioni Presidenziali statunitensi del 2016 sono state tra le più volgari, populiste, povere e imprevedibili che si ricordino in una democrazia occidentale, con la favoritissima Hillary Clinton che pur prendendo numericamente più voti dell’outsider Donald Trump, andò incontro a una netta e chiara sconfitta. Ma com’è stato possibile un tale risultato tra una delle più esperte e scafate politiche del mondo e uno dei miliardari più discussi e discutibili, senza alcuna esperienza di lotta e amministrazione politica? Il nome dietro il successo di Trump, il suo stratega, l’uomo che ne ha rivoluzionato la strategia comunicativa, i contenuti in modo vincente è quello di Steve Bannon. A molti non dirà nulla, ma si tratta di una delle personalità più influenti, intelligenti e potenti della destra mondiale, il vero e proprio deus ex machina che sta dietro molti dei successi di quella destra populista che in Europa e non solo sta guadagnando terreno. The Brink – Sull’Orlo dell’Abisso, diretto da Alison Klayman, parla di lui, della sua visione del mondo e della politica, di quale sia il suo disegno per il terzo millennio dell’occidente.

Steve Bannon è il classico self-made man, il classico prodotto dell’intraprendenza americana, figlio di una famiglia della middle class bianca e di origine irlandese, grazie a tenacia e impegno ha conseguito negli studi e negli affari risultati assolutamente eccezionali. Entrato come banchiere e consulente presso la Goldman Sachs, vi ha costruito una carriera sfavillante, gettandosi anche nell’attività di produttore nel mondo del cinema, è stato co-fondatore di Cambridge Analytica e direttore di Breitbart News, sostanzialmente la mecca internet per ogni militante di destra degli Stati Uniti e non solo.

Sicuramente però è stata la sua militanza politica, la sua attività di teorico e organizzatore, nonché di comunicatore e stratega, a renderlo una delle figure più potenti e influenti della politica del terzo millennio.

The Brink - Sull'orlo dell'abisso cinematographe.it

Steve Bannon: il volto della destra populista e conservatrice nel documentario The Brink – Sull’orlo dell’abisso

Orgogliosamente di destra, di quella destra ultra-religiosa e conservatrice, radicale e antiglobalista, è stato direttore esecutivo della campagna elettorale di Trump, il suo asso nella manica, colui che ha convinto l’attuale Presidente degli Stati Uniti ad abbracciare in toto una visione del futuro populista, americano-centrica, reazionaria e contemporaneamente focalizzata sulle fasce di popolazione più in difficoltà in America (e non solo).

Dall’unione tra Trump, imprenditore e speculatore d’assalto, e Bannon, teorico e persuasore, è nata una forza spaventosa, inarrestabile, mai vista prima nella storia americana. The Brink  ci guida nei mesi immediatamente precedenti alle elezioni del mid-term, si muove alle spalle di un Steve Bannon intento a consolidare i fili di una rete internazionale di partiti populisti che spazia da Marie Le Pen a Giorgia Meloni, da Orban a Matteo Salvini, dalla Nuova Alleanza Fiamminga al famigerato Farage.

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The Brink – Sull’orlo dell’abisso si caratterizza per la sostanziale neutralità della telecamera, della narrazione, assolutamente passiva rispetto agli eventi, totalmente al servizio di questo pingue e corpulento ideologo e tecnocrate politico, uno di quegli americani che quando vengono in vacanza a Positano o a Roma non possono non strapparci una risata per la loro mancanza di buon gusto nel vestire, per le scarpe dozzinali e i modi impacciati.

Ma dietro tutto questo, si nasconde un uomo di un’intelligenza, una freddezza e una cultura impressionanti, un profeta della nuova destra intimamente razzista, conservatrice, ignorante e xenofoba che si auto-giustifica e auto-assolve in nome della lotta alle “elites” e dell’aiutare i “veri” cittadini. Il tutto è descritto come un perfetto metodo di semplificazione estrema dei problemi, dei bisogni, delle soluzioni, con naturalmente gli immigrati quali totem del male assoluto, di ogni difficoltà incontrata da parte dell’elettorato a cui si rivolge non solo lui, ma tutti i partiti della destra populista.

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The Brink – Sull’orlo dell’abisso guarda con occhio attento all’America degli spietati patrioti

Ma The Brink – Sull’orlo dell’abisso fa di più, ci mostra questo elettorato e ci mostra chi si nasconde dietro Bannon. Ci mostra l’America dei miliardari spietati, di coloro i quali vogliono meno Stato, meno leggi, meno controlli, per i quali le regole sono una noia e il profitto l’unico metro per valutare una vita.

Ma il documentario della Klayman fa di più, getta una luce nuova, più eloquente, sull’America bianca, dimenticata, povera, ignorante, vecchia e arretrata che è stata alla base della vittoria di Trump; in tutto e per tutto è l’America dei 50enni, 60enni, che era cresciuta nel mito di Reagan, dell’America come Impero del bene, trionfo del consumismo e della libertà totale. Ora invece si trova a che fare con un’America multigenere e multirazziale, ambientalista, dove sembra sparito l’ascensore sociale, dove il mondo appare un enorme mostro dalle mille lingue apparso per distruggere tutto ciò che conoscono.

Steve Bannon è un maestro nell’usare l’energia del pubblico, di ogni pubblico. The Brink ci mostra un uomo ironico, auto-ironico, affabile, eloquente e determinato, che nasconde la sete di potere, di controllo, dietro i modi ragionevoli, che usa la maschera del patriottismo per nascondere un disegno di politica globale che definire neo-fascista pare quasi riduttivo.

Complottismo, intolleranza, teoria dell’accerchiamento, classismo, razzismo… Tutto questo è usato da Bannon per accrescere il proprio potere, per aumentare la propria influenza. Perché alla fin fine si ha la netta sensazione che mezzo e fine coincidano, siano sovrapposti. Ma come si può battere tutto questo? Questo trend globale dell’ignoranza che si bea di sé stessa, fiera del suo essere com’è, del suo cospargere di zucchero il corpo di una visione del mondo come castello medievale da difendere, costruito sull’odio verso i poveri più che verso la povertà?

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Semplice, sembra dire The Brink – Sull’orlo dell’abisso, mettendoli di fronte alle proprie bugie, alle gambe corte del proprio credo che non ha il coraggio di definirsi fascista pur essendolo, gettando luce sulle loro contraddizioni, smettendo anche di dargli importanza, visto che già parlarne per combatterlo significa dargli una mano.

A conti fatti avere fiducia nei giovani, nelle nuove generazioni, nel loro disporre di quel tempo che per le vecchie nostalgiche di un qualcosa che non può e non saprà tornare, è il modo migliore per schiacciare sotto il proprio stivale questi personaggi, questa teoria dello scontro tra civiltà. Una verità che Bannon teme e che nel finale si realizza con la sconfitta e la perdita della Camera per Trump.

Ma la strada per battere Bannon e l’odio che nutre sarà lunga. Un documentario prezioso, fortissimo, illuminante, un’opera necessaria in questo tempo e in questo momento.

Il documentario sarà al cinema da lunedì 29 aprile 2019 distribuito da Wanted.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Sonoro - 4
Emozione - 3.5

3.9