Sir – Cenerentola a Mumbai: recensione del film di Rohena Gera

Sir – Cenerentola A Mumbai scevra da stucchevoli e irreali situazioni ci racconta il lato reale dei rapporti sentimentali in India.

In uscita il 20 giugno Sir – Cenerentola a Mumbai, scritto e diretto da Rohena Gera con Tillotama Shome e Vivek Gomber. Prodotto da Inkpot Films, Rohena Gera e Ciné – Sud Promotion e distribuito in Italia da Academy Two.

Ratna è una vedova che lavora come domestica per Ashwin, un giovane e ricco uomo d’affari di Mumbai. Lei sogna di diventare una designer di moda e si impegna duramente per realizzare il suo sogno; lui è triste e depresso dopo aver annullato il matrimonio con la fidanzata che lo tradiva da tempo. Ratna e Ashwin hanno un rapporto cordiale che presto si tramuta in un sentimento più profondo ma ostacolato dalle barriere sociali indiane.

Sir – Cenerentola A Mumbai: un amore contro le divisioni sociali

Sir - Cenerentola a Mumbai, cinematographe.it

Una favola onesta e ben contestualizzata che racconta senza ipocrisie la condizione delle donne nella società indiana e soprattutto la piaga delle nette divisioni tra caste. La storia d’amore di Ratna e Ashwin, infatti, non strizza l’occhio alle commedie romantiche occidentali che spesso ci hanno raccontato che l’amore vince sempre su tutto.  Sir – Cenerentola a Mumbai mostra, invece, le problematiche profondamente divisorie che si trovano ad affrontare un uomo e una donna che si amano ma che non appartengono allo stesso rango. Nel film vediamo spesso i due protagonisti separati da una parete non solo fisica: lui con il suo Mac, l’abbigliamento ricercato e una casa dallo stile occidentale che non conserva nulla della cultura indiana e che può permettersi di avere storie di una notte; lei vestita con il tradizionale Sari, che dorme in una piccola stanza con i suoi altarini per pregare e che mangia seduta per terra in cucina come è d’obbligo per la servitù.

Sir - Cenerentola a Mumbai, cinematographe.it

Nell’osservare il rapporto con Ashwin sembra impossibile che un giovane uomo che ha anche vissuto per molto tempo a New York possa accettare una simile situazione. È la contraddizione che ha caratterizzato anche la vita della stessa regista che ha studiato e continua a vivere negli Stati Uniti: da studentessa all’università parlava di ideologie e diritti umani e quando tornava a casa in India si ritrovava di nuovo in una società “ancestrale”. Una società nella quale i domestici lavorano senza contratto, umiliati e sottopagati in condizioni simili alla schiavitù ed è assurdo pensare che anche le classi più agiate e istruite continuino a tollerare queste regole.

Sir – Cenerentola A Mumbai: una favola di denuncia

Ma Ratna non è come può sembrare a una prima analisi una domestica senza personalità, anzi, è nel suo piccolo una donna progressista. Dopo la morte del marito, infatti, si  è rifiutata di vivere da vedova emarginata nel suo villaggio e ha scelto di lavorare e di imparare a cucire abiti con la prospettiva un giorno di aprire un suo negozio. In questo senso la protagonista incarna le tante donne indiane che si ribellano alle imposizioni sociali come ha fatto Rohena Gera. La regista, attraverso una storia delicata e puntuale, ha messo in scena un argomento tabù per l’India: la storia d’amore tra una domestica e il suo datore di lavoro. Una vicenda che agli occhi di un’occidentale può sembrare plausibile ma che in India è solo fonte di disagio. Una storia, da questo punto di vista, rivoluzionaria che denuncia violazioni di diritti umani attraverso l’insospettabile genere della commedia romantica.

Sir - Cenerentola a Mumbai, cinematographe.it

Dimenticate quindi i balletti ai quali ci ha abituato la maggioranza delle produzioni di Bollywood e le “macchiette” sugli indiani delle quali è zeppa la cinematografia mondiale: Sir – Cenerentola A Mumbai scevra da stucchevoli e irreali situazioni ci racconta il lato reale dei rapporti sentimentali in India.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3
Recitazione - 4
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.5