Polvere: recensione del film diretto da Antonio Romagnoli

Il regista mette in mostra un amore tossico, assediando lo spettatore e facendogli capire davvero la condizione in cui versa la protagonista.

Polvere, diretto da Antonio Romagnoli, è un viaggio sferzante imbevuto di verità sull’abuso psicologico: quella forma di violenza invisibile e distruttiva che può manifestarsi attraverso insulti e umiliazioni, limitazione della libertà o isolamento sociale, ma anche con il controllo e con l’esclusione dalle decisioni. Il film distribuito da “Il Varco” è la trasposizione dell’omonimo spettacolo teatrale del 2015 diretto da Saverio La Ruina che ne ha scritto la sceneggiatura ed interpreta anche il ruolo del protagonista maschile accanto all’attrice di Italian Race Roberta Mattei. Dal Cinema Aquila di Roma il lungometraggio ha iniziato il suo percorso nelle sale italiane il 25 ottobre. Sarà presentato al Wanted Clan di Milano alla presenza di Saverio La Ruina per poi approdare il prossimo 11 novembre, accompagnato dall’autore, al cinema Arca di Pescara.

Polvere: le briciole di un amore tossico

Il lungometraggio diretto da Romagnoli si apre con una lunga carrellata in avanti che riprende un uomo e una donna mentre escono per strada, dopo aver partecipato a una festa con degli amici. Dei due si conosce poco. L’uomo è un fotografo che ha pubblicato un servizio su L’Espresso sulle donne indiane; la donna ha dovuto elaborare un lutto e ha subito un violento trauma. I due adulti iniziano una relazione, ma l’ambiente di lei diventa claustrofobico, perché il nuovo fidanzato è invadente e ossessivo. Non le riserva vere attenzioni e non le mostra il dovuto rispetto. L’uomo non perde occasione per annientarla psicologicamente. La donna è vittima di una gelosia tossica e di un attaccamento morboso dal quale è difficile sganciarsi. Ogni cosa diventa un pretesto per discutere: la comunicazione non verbale, una sedia spostata dal posto consueto, l’omissione di una parola; persino il tono di voce e la contrazione delle sopracciglia.  L’uomo sparge briciole d’amore e usa questa “tecnica” per manipolarla.La polvere a cui si allude nel titolo – chiosa il regista – fa riferimento alle piccole violenze psicologiche che avvengono all’interno di una coppia che, accumulandosi, danno origine a una violenza più grande e, seppur non subito tangibile, ancora più dannosa di quella fisica”.

Come imprigionato in un quadro, lo spettatore vive l’incubo della protagonista

polvere film cinematographe.it

Nel lavoro di regia si sceglie un montaggio con segni di punteggiatura marcati, come lo schermo che resta completamente annerito per alcuni secondi. Si tendono a privilegiare le inquadrature statiche e uno stile di recitazione in parte mutuato dal teatro. Antonio Romagnoli ricorre spesso all’inquadratura soggettiva e agli sguardi in camera. E gli attori si mostrano decisamente all’altezza delle aspettative: entrambi sono capaci di far credere allo spettatore che stanno davvero provando le emozioni dei loro personaggi. La Ruina e Mattei ci sono sulla scena, e con la loro presenza viva riescono a far vivere un vero incubo a chi guarda con tutte le fastidiose ossessioni e le domande ripetitive. Ma anche attraverso le rinunce e i compromessi nelle atmosfere immobili e irreali che finiscono per spiazzare, almeno chi non conosce già lo spettacolo teatrale. Ancor più nella suggestiva scena girata all’interno di una casa, davanti al quadro che, per dirla con La Ruina, ha per soggetto “una donna con potere sensuale”. Lo spettatore si trova davanti agli occhi inquietanti di La Ruina che tracciano il suo orizzonte irrisolto. Anche il posizionamento della luce sul set, che privilegia il chiaroscuro dell’immagine, contribuisce a evidenziare quelle zone d’ombra che rendono bella l’opera (ancora più ricorrenti negli interni) e offre l’illuminazione giusta  per leggere le scarne parole di Polvere, che, nella loro essenzialità, riescono a incidere pericolosamente.

Il film è in alcuni cinema dal 25 ottobre 2021 con Il Varco.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 2
Emozione - 3.5

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