Ostaggio in diretta – Il caso Eloá Pimentel: recensione del docufilm shock di Netflix

Il 13 ottobre 2008, la quindicenne Eloá Cristina Pimentel viene rapita e uccisa dall’ex fidanzato ventiduenne Lindemberg Alves: Ostaggio in diretta – Il caso Eloá Pimentel racconta le fasi cruciali della vicenda che ha sconvolto il Brasile. Il documentario di Netflix, disponibile dal 13 novembre 2025 sulla piattaforma, ricostruisce le drammatiche ore dal rapimento alla sua successiva prigionia e poi morte della giovane vittima, facendo anche un tratto psicologico della quindicenne e del suo instabile ex ragazzo, che fu anche il suo carnefice. Attraverso ricostruzioni, interviste, foto e video dell’epoca, Ostaggio in diretta – Il caso Eloá Pimentel cerca di fare un quadro dell’omicidio, spiegando il possibile movente che spinse Lindemberg ad arrivare ad uccidere Eloá. Senza alcun dubbio, per la polizia fu un caso di delitto passionale: Lindemberg non accettava la fine della sua relazione con la vittima e decide di ucciderla per vendetta: “Se non posso averla, nessun altro può averla.”

Ostaggio in diretta – Il caso Eloá Pimentel: una tragedia che divenne spettacolo raccontata con crudezza da Netflix

Eloá Cristina Pimentel aveva solo 15 anni quando venne sequestrata dal suo ex fidanzato. I genitori della vittima non apprezzavano la relazione per via della differenza d’età: la ragazza era ancora un’adolescente, mentre Lindemberg era già un adulto. Nel docufilm di Netflix, i genitori e il fratello di Eloá ricordano i rapporti tra i due all’epoca, evidenziando anche una comunità unita in cui tutti si conoscevano, e per questo molte voci giravano sul conto di Lindemberg. Ostaggio in diretta – Il caso Eloá Pimentel è un documentario che va dritto al cuore della vicenda, grazie anche all’enorme quantità di contenuti video. La tragedia fu spettacolarizzata in Brasile poiché le telecamere avevano accesso alla zona del sequestro e riprendevano tutto 24 ore su 24. Fece il giro del mondo l’immagine di Eloá affacciata alla finestra che, piangendo, urlava a sua madre disperata di calmarsi, mentre la donna la incitava a scappare. La copertura mediatica, come evidenzia il docufilm, fu portata al limite dell’esasperazione: sembrava di assistere a un reality show, in cui le persone volevano sapere i dettagli del rapimento e delle condizioni in cui versava la ragazza.

Quel fatidico 13 ottobre 2008, il sequestratore entrò in casa dopo Eloá, la sua migliore amica, Nayara Rodrigues, e di altri due compagni di scuola stavano studiando per un progetto scolastico. Quest’ultimi furono i primi ad essere rilasciati, mentre le due ragazze rimasero prigioniere per oltre 100 ore. Il rapimento si è concluso solo quando la polizia fece irruzione nella proprietà. Lindemberg, però, sparò alle ragazze che vennero portate in ospedale. Nayara fu ferita al volto e sopravvisse. Eloá, invece, fu dichiarata in stato di morte celebrale. Il docufilm di Netflix pone anche l’enfasi sul romanticizzare i criminali, una preoccupante conseguenza che confonde le persone, le quali scambiano questi gesti violenti come una dimostrazione di amore disperato. “Era così innamorato da perdere la testa,” tuonava una testata brasiliana.

Ostaggio in diretta – Il caso Eloá Pimentel: valutazione e conclusione

Ostaggio in diretta – Il caso Eloá Pimentel è un docufilm che ricostruisce la tragica vicenda in maniera abbastanza attenta. Il regista Cris Chattas ha compiuto in buon lavoro di indagine, raccogliendo testimonianze e ricostruzioni del caso. Merito anche dell’enorme copertura mediatica che la tragedia ebbe all’epoca. Il documentario di Netflix non prende le parti di nessuno, e riesce a bilanciare i diversi punti di vista delle persone coinvolte, ponendo l’enfasi sulla malata tendenza di romanticizzare i criminali, la malsana fama di spettacolarizzare una tragedia ed espone commessi dalla polizia di San Paolo, in particolare il fatto di aver permesso a Nayara da Silva di tornare all’appartamento. Si critica anche la quantità di tempo passata prima di fare irruzione, senza aver optato per altre alternative. Il docufilm lascia con un senso di amarezza, ma anche di consapevolezza sulla società brasiliana, che solo negli ultimi tempi sta finalmente capendo che la violenza sulle donne è un reato gravissimo e che merita di essere punito.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.7

Tags: Netflix