Biografilm 2018 – Sulle sue Spalle – La Battaglia di Nadia Murad: recensione

Sulle sue spalle narra la tragica e coraggiosa storia di Nadia Murad, una donna che è riuscita a passare da vittima a combattente: un percorso visivo doloroso ma stimolante!

Sulle sue Spalle – La Battaglia di Nadia Murad (On Her Shoulders) è un documentario diretto da Alexandria Bombach, presentato durante il Biografilm Festival 2018, un film che orbita attorno alla figura di Nadia Murad, attivista irachena yazida, ex prigioniera dell’Isis e Ambasciatrice di Buona Volontà dell’Onu.

La tragica storia di Nadia Murad comincia la notte del 3 agosto 2014, a Sinjar, Iraq. Nadia aveva 21 anni quando lo Stato Islamico giunse nel suo villaggio, uccise 600 persone della sua comunità yazida, tra cui 6 suoi fratelli, e lei fu fatta prigioniera. Nadia, una delle quasi settemila donne prigioniere dell’Isis in Iraq, venne trascinata nella città di Mosul e lì fu picchiata, torturata e stuprata. Dopo molti mesi di prigionia, Nadia riuscì a fuggire dall’Iraq, spostandosi da un campo profughi all’altro, per poi giungere in Europa.

Da quel giorno, con audacia e fermezza, conduce una crociata necessaria e dolorosa per divulgare al mondo il genocidio che l’Isis sta infliggendo alla sua comunità, al fine di liberare le persone ancora preda delle efferatezze dello Stato Islamico. Ogni giorno Nadia rivive e racconta l’inferno che ha vissuto, come schiava sessuale e testimone degli omicidi della sua famiglia, perché senza la sua testimonianza sa che quell’orrore potrebbe presto essere dimenticato.

Sulle sue Spalle – La Battaglia di Nadia Murad: il documentario sull’attivista yazida Nadia Murad

Sulle sue Spalle - La Battaglia di Nadia Murad Cinematographe.it

Sulle sue spalle è un biopic intenso e straziante che segue Nadia nella sua vita di attivista, tra le numerose interviste e gli interventi alle Nazioni Unite. La cosa che sconvolge con maggiore impeto è l’impegno che Nadia ha impugnato nel parlare davanti alle telecamere della sua esperienza atroce, rispondendo alle domande incessanti dei giornalisti e rammentando ogni giorno quei mesi, quelle violenze.

Nadia è travolta e spinta da un’urgenza: fermare lo sterminio di massa del suo suo popolo perché considerato infedele dal Daesh. Il film riesce a fornire uno spaccato di vita di Nadia, una ragazza semplice che, in qualità di sopravvissuta, sente il dovere di dar voce al suo popolo, ignorato e massacrato, in favore di una sempre maggiore consapevolezza del resto del mondo. Nadia racconta e rivive la sua storia non perché lo voglia, ma perché è assolutamente necessario.

Sulle sue spalle esamina la genesi e il progresso dell’attivismo di Nadia, e gli innumerevoli sacrifici personali ed emotivi che lei ha compiuto per diventare una delle voci più rispettate del pianeta contro la tratta di esseri umani.Sulle sue spalle è una storia intima e dolorosa di una donna che non cerca mai vendetta, ma che desidera ardentemente la normalità.

Una donna che ha ottenuto l’attenzione di Amal Clooney, che ha deciso di lavorare al suo fianco nel tentativo di condannare lo Stato Islamico di fronte alla Corte penale internazionale dell’Onu. Nadia vuole che il mondo non solo agisca sul fronte militare, ma che riconosca che quello che è successo agli yazidi costituisce un genocidio.

Alexandria Bombach esamina la genesi e il progresso dell’attivismo di Nadia

Sulle sue Spalle - La Battaglia di Nadia Murad Cinematographe.it

La cosa impressionante è come Nadia riesca a trasformarsi da vittima a combattente, un percorso visivo doloroso ma stimolante. La telecamera ci porta nelle redazioni di radio, telegiornali, in cui i giornalisti spesso riescono a formulare domande imbarazzanti, a volte  stridenti nella loro invasività. Sulle sue spalle ci traghetta anche nei campi profughi greci, in cui Nadia incontra alcuni sopravvissuti della sua comunità: in quei momenti si può concretamente realizzare quanto la sua responsabilità sia gravosa e schiacciante.

“Vorrei che la gente mi conoscesse come una brava sarta, un’atleta eccellente, una studentessa eccellente, un’eccellente truccatrice, un’eccellente contadina. Non volevo che la gente mi conoscesse come una vittima del terrorismo.” Nadia vive una trappola esistenziale, un loop drammatico che la porta a rivivere i suoi traumi peggiori, per aiutare la sua gente. Ogni giorno.

La regista coglie gli aspetti più semplici e quotidiani della sua vita di attivista, con consapevolezza e rispetto, senza mai ingannare o vittimizzare la figura di Nadia.Sulle sue spalle sul finale mostra anche i momenti in cui Nadia, dopo anni, riesce a tornare a casa. Un epilogo catartico e perturbante, poiché alla gioia del ritorno si fonde il dolore di una realtà demolita, al sacrificio si lega l’urgenza della lotta.

Regia - 4
Fotografia - 3
Sonoro - 3
Emozione - 4

3.5