Venezia 77 – Love after love: recensione del film di Ann Hui

Love after Love è il nuovo film della regista honkongese Ann Hui, premiata con il Leone alla carriera al Festival del cinema di Venezia 2020

La regista di Hong Kong, Ann Hui ha ricevuto il Leone alla Carriera alla 77ª edizione del Festival del cinema di Venezia. In questa occasione è stato presentato nella categoria Fuori Concorso l’ultimo film dell’autrice, Love after love. Tratto dal primo racconto pubblicato di Zhang Ailing (Eileen Chang, stessa autrice di Lussuria) il film ritrae la borghesia cinese prima dello scoppio della seconda guerra mondiale e il loro stile di vita fatto di frivolezza, vizi sfrenati, pettegolezzi e una visione dell’amore decisamente distorta. I personaggi si muovono in un contesto fatto di concubine e playboy, che concepiscono le relazioni in un unico senso: ricevere benessere economico utile a soddisfare le proprie esose ed estrose esigenze, in cambio della loro compagnia. Ann Hui dirige con la sua maestria un melodramma elegante, facendo un grande esercizio di stile dove però la forma non basta a sopperire alla mancanza di emozione.

Love after love, il melò orientale vacuità dei sentimenti

Love after love Cinematographe.it

La giovane Ge Weilong viaggia da Shanghai a Hong Kong per completare la propria istruzione. Per pagarsi gli studi, chiede aiuto alla zia, la signora Liang, che conduce però una vita equivoca, tra lusso, feste e amanti molto più giovani di lei. A poco a poco Weilong diventa una marionetta nelle mani della zia, che la coinvolge nell’adescamento di uomini ricchi e potenti, finché la giovane non viene attratta dal playboy George Qiao, il cui scopo è quello di sposare una ragazza ricca per mantenere il proprio stile di vita lussuoso. Peccato che la giovane Weilong si innamori del bello e dannato George e debba fare i conti con il crudele destino di una donna il cui amore non è ricambiato.

Un melodramma raffinato dove stile ed emozione viaggiano in senso opposto

Love after love Cinematographe.it

Tralasciando i gusti personali, il film ha una stucchevole ambientazione e un’imporcellanata impalcatura narrativa tipici del genere melò. Superficialità a parte dei personaggi in gioco, il film è diretto alla perfezione. Ann Hui, dopo il capolavoro in punta di piedi A simple life (presentato sempre a Venezia nel 2011, quando era in concorso per il Leone D’oro), si cimenta con un genere nuovo per lei ma molto visitato dalla cinematografia honkongese del passato. I bellissimi costumi, le ambientazioni curate e i leggiadri movimenti di macchina che raccontato le feste sfarzose che si tengono a casa della zia Linang e i giochi di compagnia dei giovani rampolli, non bastano a far eleggere Love after love come un ottimo film. L’intento della regista era proprio quella di far scontrare il mondo esotico e stilosissimo in cui si muovono i protagonisti e la freddezza con cui vengono gestiti i rapporti interpersonali, a volte però il risultato Centro Vetrine in stile asiatico viene sfiorato. La ferocia con cui i personaggi si esprimono non viene infatti valorizzata al massimo, sprecando un’occasione per proporre un film tagliente e perdutamente romantico, dove i perfidi giochi di potere si mischiano ai più antichi dei sentimenti.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 2
Sonoro - 3
Emozione - 1

2.3