La Truffa del Secolo: recensione del film di Olivier Marchal

Al cinema dal 28 giugno 2018 La Truffa del Secolo, il film di Olivier Marchal con Gerard Depardieu e Benoît Magimel, distribuito da Movies Inspired. Un polar classico, compatto, che guarda ai gangster movies.

Inizialmente pensato per essere distribuito con il titolo, meno fuorviante, di Carbone (Carbonio), La truffa del secolo è un noir diretto da Olivier Marchal e interpretato da Benoit Magimel, Gerard Depardieu, Idir Chender, Laura Smet e Michael Youn. A ispirare le vicende de La truffa del secolo è la vera storia della frode miliardaria allo stato francese e all’Europa sulle tasse per le emissioni di CO2.

Antoine Roca (Magimel) è il proprietario di un’impresa di trasporti che appartiene alla famiglia di sua moglie da generazioni. Antoine non è più in grado di gestire il complicato lavoro ed è sull’orlo del fallimento, soprattutto a causa di una tassazione eccessiva che annulla tutti i suoi guadagni. Entra qui in gioco l’idea del suo commercialista, che gli comunica la possibilità di guadagnare almeno 16mila euro grazie alla vendita (illegale, ovviamente) di quote di CO2 a un’altra impresa minore.

Ben poco servirà ad Antoine per essere sempre più affascinato dalla velata proposta, nonostante l’avvertimento del suo amico: “è una truffa allo stato, non si scherza”. Proprio tutto, inclusi i numerosi conflitti famigliari e il desiderio di rivalsa sui bruschi insulti di un suocero (Gerard Depardieu) e una moglie amareggiati e delusi dagli insuccessi del protagonista, sembra spingere Antoine verso i tortuosi, eppure appaganti, sentieri dell’illegalità.

Con La Truffa del Secolo Olivier Marchal realizza un film ben interpretato, ma privo di mordenteLa Truffa del Secolo Cinematographe.it

Olivier Marchal realizza un polar classico, compatto, che guarda ai gangster movies di cui indiscusso prototipo è il cinema degli anni ’90 di Martin Scorsese, ma conferendo alla sua opera un tocco smaccatamente europeo e una freddezza tutto sommato agli antipodi del calore elettrizzante, e del colore, appartenente al cineasta d’oltreoceano. Fatta eccezione per la struttura narrativa, inoltre, risulterebbe forzato qualsiasi tentativo finalizzato a trovare ulteriori analogie fra due tipi di cinema distanti per stile ed epoca.

La truffa del secolo è un polar classico e compatto

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Un deliberato spoiler apre La truffa del secolo, ma Marchal è piuttosto efficace nel permettere allo spettatore di obliarlo nel giro di poco tempo e di calarsi nel cuore della vicenda, nel punto in cui tutti i problemi di Antoine sono già (lo si intuisce) iniziati da un bel po’ e in cui la soluzione gli si para davanti come un lampo a ciel sereno. La truffa del secolo rivela la tragica parabola di un uomo comune non dissimile da quella di altri visti sul grande schermo, ma molti sono i fattori che non permettono all’opera di avere una buona riuscita.

Se risulta indovinata la scelta della combinazione di elementi cronachistici ad altri di finzione, sembra meno riuscita la sua realizzazione all’atto pratico: dal momento in cui l’equilibrio fra i primi e i secondi non appare ben congegnato, infatti, viene meno anche il crescendo che dovrebbe orchestrare il ritmo e la tensione di questo noir sulla finanza, privo di vero mordente e poco efficace nel coinvolgimento emotivo dello spettatore. Non aiuta la scelta del volto di Magimel, attore sicuramente capace ma anche poco convincente nel ruolo (soprattutto nel pur breve confronto fra il suo personaggio e quello del sempre grande Depardieu, troppo presto accantonato).

L’attenzione di Marchal sembra altresì rivolta con maggiore insistenza sui conflitti familiari, ben resi tanto a livello interpretativo quanto di scrittura, sebbene sembrino avere un sapore di già visto. In conclusione, La truffa del secolo è un film noir edificato su strade già tante volte battute, senza guizzi o particolari innovazioni dal punto di vista del linguaggio e senza verve, ma il cui problema principale è quello di aver trascurato le reali vicende che vuole narrare. Un’opera, insomma, di cui si apprezzano più gli intenti che i reali risultati.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 2

2.6