La mia storia si perde e si confonde: recensione del documentario

Un bel documentario, intenso e stratificato.

Un racconto, quello di Borges, La forma della spada, le storie, quelle degli allievi di recitazione della Scuola Volonté. La Mia Storia si Perde e si Confonde, il lavoro di Daniele Gaglianone & Imogen Kusch, pensato come saggio di recitazione della scuola, racconta storie, vite, esistenze, riflette sul confine fra bugia e verità, tra interprete e personaggio. L’opera è presente nel programma del Glocal Film Festival (11-15 marzo 2021).

La Mia Storia si Perde e si Confonde: tra Borges, interviste e prove di uno spettacolo

La mia storia si Perde e si Confonde_Cinematographe.itLa Mia Storia si Perde e si Confonde è un’opera che si costruisce attraverso il montaggio di scene ispirate a Borges, alle interviste, alle prove dello spettacolo. L’attore Dario Aita che collabora con Gaglianone e Kush smuove i suoi attori, facendo un lavoro intenso, profondo – i giovani non erano a conoscenza del testo che avrebbero dovuto interpretare – che si fonda sull’improvvisazione e sulla ricerca sul corpo, a partire dall’emotività degli allievi.

In quel tempio si partecipa al dialogo intimo e privato dei ragazzi, dialogo che ha il sapore della seduta psicoterapica – si percepisce la fatica dei ragazzi di scavare dentro di sé, smuovendo l’archivio della memoria -; l’atmosfera è tanto intima, Aita talmente delicato nella sua “operazione” di confessore che non ci si sente di troppo, non si ha la sensazione di entrare in un cerchio magico di cui non si fa parte. La Mia Storia si Perde e si Confonde è il racconto della fragilità, la rappresentazione di un mondo meraviglioso, quello del teatro, il percorso coraggioso della svestizione dell’essere umano che si mostra in tutta la sua meravigliosa e dolorosa nudità.

Un documentario tra vita reale e narrazione

La mia storia si Perde e si Confonde_Cinematographe.itIl reale e l’illusione prendono il centro del palco. Quanto c’è di vero, quanto di recitato, costruito nelle storie di queste persone, di questi personaggi, forse tutto, forse niente. Tutto si confonde come dice il titolo del documentario, ogni racconto aggiunge e toglie, ad ogni storia siamo più vicini ai protagonisti e più lontani dalla verità e viceversa. Le interviste ai ragazzi e alle ragazze fanno da punto di congiunzione tra ciò che c’è fuori dello schermo, la vita, e la narrazione teatrale, quella a cui lavorano i teatranti: i racconti diventano rappresentazione; la performance mostra cosa sia il mestiere del teatrante e chi guarda partecipa a questo mondo fatto di voce, movimenti del corpo e abiti. I giovani sono sinceri, si aprono al narrare e al narrarsi, si commuovono, ridono e più di una volta dicono che ciò che hanno raccontato non lo sa nessuno: su alcuni visi c’è il dolore e la sofferenza di ricordare eventi, situazioni messe in un angolo di sé, su altri c’è il sorriso tra il pianto perché l’unica cosa che riaffiora è un piccolo avvenimento che per molti può essere banale, inutile, senza significato. Ciascuno porta una “cicatrice” che attraversa il volto ed è quello il segno del nascosto, non detto, dimenticato. Fanno come nel testo di Borges, i ragazzi rivelano ferite che acquistano valore, senso proprio perché su queste si è costruita l’identità di ciascuno. Si partecipa anche alla rappresentazione, sul palcoscenico i ragazzi e le ragazze sono pieni di passione e di luce, consapevoli di ciò che sono e della propria storia e si apprezza il fatto che si sono messi a nudo, mostrando nevrosi, debolezze e fragilità. Chi era la vittima diventa il carnefice e viceversa.

Lo spettatore si interroga affascinato su ciò che sta guardando, sulle parole, sulle narrazioni, non capisce subito a cosa sta assistendo, il gioco a cui sta partecipando, a poco a poco, emerge una certezza, è più semplice nascondersi dietro a qualcosa, a qualcuno, alle maschere, solo indossando questa “maschera” si può mostrare il proprio vero io. Proprio lì, tra volti reali e immaginati, tra recitato e raccontato c’è il lavoro dell’attore, proprio lì, su quel palco, c’è il suo posto preferito.

La Mia Storia si Perde e si Confonde è un documentario intenso, complesso a cui lo spettatore deve abbandonarsi per poterne capire senso e essenza.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.7