La bugia bianca: recensione

Colpi di cannone e alta tensione. Con queste immagini esordisce La bugia bianca, opera prima del regista catanese Giovanni Virgilio che, volendo portare sul grande schermo uno dei conflitti più ‘silenziosi’ del secolo scorso, ossia quello di Bosnia ed Erzegovina, sceglie di occultare in larga parte le immagini prettamente documentaristiche, strattonando lo spettatore avanti di ben vent’anni.

La bugia bianca: un film che sa commuovere e trafiggere l’anima con gli aghi della verità

Nel piccolo borgo bosniaco in cui si svolge l’azione il fuoco è cessato da un pezzo, eppure il grido della violenza e l’anelito della disperazione continuano a provocare crepe profondissime nel cuore di chi l’ha subito. Ad aprirci gli occhi sulla scena è la sensibilità pacata di Veronika (Francesca Di Maggio): bellezza acqua e sapone e vestiti da ragazza fin troppo assennata; se a questo si aggiunge che suona il violoncello, va all’università e non si ribella mai ai genitori ecco delinearsi l’immagine della figlia che tutti vorrebbero avere. Peccato che proprio sulla pronuncia di quest’ultima parola inciampa l’impeccabilità. Maia (Isabel Russinova) e Taric (Ignazio Barcellona) infatti, non sono i suoi genitori biologici e pur di non rivelare le circostanze in cui è avvenuta l’adozione creano attorno a Veronika un mondo perfetto, provvedendo accuratamente a occultare ogni riferimento al conflitto.

Saranno degli incontri universitari ad aprire adagio una finestra di cruda verità: quella della violenza sessuale usata sistematicamente dai serbi al fine di distruggere l’etnia musulmana. A farne le spese furono chiaramente le donne, infangate di vergogna e disonore; costrette ad accogliere nel proprio ventre il seme nemico senza possibilità di potersene liberare. Una pulizia etnica di cui Veronika e la trasgressiva amica Katrina (Federica De Benedittis) ne sono il frutto, ma non lo sanno, per questo il racconto di donne a loro note le sconvolge come una doccia fredda; intorpidisce il loro presente noioso e perfetto, spingendole ad indagare di nascosto lungo vie fino a quel momento totalmente ignote.

la bugia bianca

Da notare il cambiamento fisico di Veronika, prima vestita con gonne lunghe e maglioncini da nonna, poi in jeans e maglietta nel momento in cui prende in mano la sua vita decidendo non solo di affrontare la madre ma anche, infine, di seguire la sua più grande passione: la musica.
E proprio la melodia è protagonista in La bugia bianca, in cui toccanti note (composte da Giuliano Fondacaro) riescono a strappare dall’anima un senso di solitudine armoniosa, pensieri fugacemente profondi e imperterrita voglia di riscatto – emblematica la scena in cui l’insegnante si isola mentalmente confondendo l’esecuzione al violoncello della protagonista con i rumori della guerra o la scena in cui si lascia completamente andare e suona con euforia e maestria il suddetto strumento musicale -. Il tutto culmina con la voce di Erica Mou la quale cuce, con aghi intrisi di flebile poesia, la canzone-manifesto del film.

LA BUGIA BIANCA – Trailer from ASAPCinemaNetwork2 on Vimeo.

Tante piccole bugie sono poi disseminate nella pellicola di Giovanni Virgilio, a partire dal set, costruito nella logica delle ‘scatole cinesi’ con l’aiuto dell’Accademia delle belle Arti di Catania. Ogni cosa è finta e chiaramente non siamo in Bosnia ma in un piccolo borgo della Sicilia. Cosa poco rilevante, così come passa in secondo piano la recitazione eccessivamente accademica o il copione che non lascia trasparire spontaneità. Dinnanzi alla voglia di focalizzare l’attenzione del pubblico su uno dei temi più disgustosi di qualsiasi periodo storico, compreso il nostro, crollano tutte le convenzioni di perfezione e rimane viva unicamente la fiamma di umanità.

la bugia bianca

Perché le donne dovrebbero vergognarsi di un’ingiustizia subita? Perché loro e non i loro carnefici? Perché la violenza sul gentil sesso è tutt’oggi considerata da molti applicabile, quasi normale e perché queste donne vengono ancora lasciate ai margini del mondo, costrette a vagare tra i tarli del dolore, mentre una nuova generazione di ragazze cresce nell’ignoranza, inconsapevolmente sorda della cattiveria che, anche al di fuori della guerra, sa attaccare, colpire e affondare lo spiraglio di bontà consueto all’essere umano.
La presenza di sensibili figure maschili, come l’emancipato padre di Veronika, Jacob – l’ uomo che, dopo aver perso la moglie, si rifugia nelle cianfrusaglie dei ricordi cercando di alleviare il dolore altrui -, l’affascinante professore universitario che soffre all’ascolto delle confessioni fatte dalle donne a riguardo degli stupri subiti, nonché il giovane ragazzo innamorato di Veronika, che con semplicità cerca di spiegare alla ragazza che la guerra passata non può e non deve avere potere sul loro futuro, tesse una linea di parità tra i generi che non dovrebbe avere necessità di essere ribadita.

In conclusione La bugia bianca è un film che sa commuovere e incanalare nel tunnel della giustizia, nonostante le pecche tecniche che un budget più corposo avrebbe senz’altro livellato. Eppure queste defiance riescono a dare umanamente più senso all’opera.

Il film, prodotto da MovieSide e distribuito da Asap, con la direzione di Giovanni Virgilio e, nel cast: Francesca Di Maggio, Federica de Benedittis, Isabel Russinova, Carmen Giardina, Alessio Vassallo, Ignazio Barcellona, Nela Lucic, Stefano Pesce, Olga Durano, Gianluca Enria, Jean-Michel Martial, Laura Rapicavoli, mattia D’Eredità, sarà al cinema a partire dal 22 ottobre.

Giudizio Cinematographe

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.7
Fotografia - 3
Recitazione - 2.5
Sonoro - 3.2
Emozione - 3.5

3

Voto Finale