Biografilm 2018 – Jane Fonda in Five Acts: recensione

Jane Fonda in Five Acts è un viaggio meraviglioso, intenso e vorticoso all'interno della vita dell'attrice.

Dopo Il Future Film Festival, torna a Bologna per la sua quattordicesima edizione il Biografilm Festival, che celebra e indaga il documentario come genere in continua evoluzione e lo fa scegliendo di portare sullo schermo il meglio del cinema documentaristico e biografico contemporaneo.

Tra i titoli in anteprima italiana abbiamo potuto apprezzare Jane Fonda in Five Acts, diretto da Susan Lacy (presentato durante il Sundance Film Festival e Cannes 2018). Questo documentario, come si evince dal titolo, è suddiviso in cinque atti, cinque momenti o sarebbe meglio dire cinque personaggi che hanno contraddistinto e segnato profondamente la vita dell’attrice premio Oscar Jane Fonda.

I primi quattro atti della sua vita sono cadenzati da quattro uomini, tra cui il padre, Henry Fonda, che è il primo atto, il primo amore per certi versi, un amore doloroso, spesso non ricambiato a causa della sua impenetrabilità, una disaffezione apparente che ha conferito a Jane Fonda fin da bambina un turbamento profondo. Gli altri tre atti appartengono ai suoi mariti, Roger Vadim, Tom Hayden e Ted Turner mentre l’ultimo atto è dedicato a lei, Jane, che dopo una vita di successi, contrasti e dolori, conserva il suo ultimo atto per confrontarsi con se stessa e con la sua brama esistenziale, ovvero essere autentica a scapito di tutto e tutti.

Jane Fonda in Five Acts: il documentario presentato al Biografilm Festival

Jane Fonda in Five Acts Cinematographe.it

Jane Fonda in Five Acts è un documentario impreziosito da tante interviste ai personaggi più svariati, da Robert Redford, Lily Tomlin, alla produttrice Paula Weinstein e agli ex-mariti Tom Hayden e Ted Turner. Ognuno di loro aiuta a tracciare il percorso di vita e lavorativo di Jane Fonda, ma ovviamente non manca la sua voce. La stessa Jane Fonda partecipa e si racconta in questo documentario, esordendo con i ricordi dell’infanzia e dal rapporto con i genitori; il padre, Henry Fonda, attore superlativo, era un uomo stoico, pur essendo stato spesso un seduttore, la madre, Frances Seymour, era una donna bellissima, che soffriva di un malessere interiore profondo, che la portò a togliersi la vita quando Jane aveva dodici anni.

Inizialmente lavorò come modella, ma intorno ai vent’anni Jane Fonda inseguì la carriera di attrice, riuscendo ad imporsi nel panorama hollywoodiano, con interpretazioni e film memorabili come Non si uccidono così anche i cavalli? (1969), A piedi nudi nel parco (1967), e ancora Barbarella (1968) e Una squillo per l’ispettore Klute (1979). Barbarella le conferì l’etichetta di sex symbol che Jane Fonda si scosse ben presto di dosso, abbracciando il crescente attivismo come unico dovere e passione: il suo impegno impavido e ostinato era destinato alla protesta contro la guerra del Vietnam, alle battaglie per i diritti civili e per il ruolo paritario della donna all’interno della società, impegno perpetuato sino ad oggi.

Jane Fonda in Five Acts: un documentario intenso e armonico

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Jane Fonda in Five Acts racconta questo e molto altro; ci porta nelle pieghe dei suoi dolori nascosti, dal suicidio della madre ai suoi disturbi alimentari, anoressia e bulimia, di cui ha sofferto per molti anni. Jane Fonda ha saputo sempre mettersi in discussione, allontanandosi anche dallo star system, diradando le sue apparizioni al cinema per dedicarsi alla realizzazioni di video di esercizi di ginnastica che diventarono popolarissimi.

Nei cinque atti raccontati sullo schermo vediamo alternarsi immagini di repertorio e aneddoti incredibili; significativamente, il film divide la vita di Fonda in atti costruiti attorno agli uomini che hanno plasmato in un certo senso il suo destino. Una scelta che scava e sfocia fino all’essenza dell’identità idiosincratica di Jane Fonda, che ha vissuto a cavallo tra il mondo pre e post-femminista con la sua ambivalenza.

Jane Fonda: star, attivista, icona e imprenditrice, una metafora vivente

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Jane Fonda in Five Acts non è solo un documentario, è un’immersione totale all’interno di una carriera, una vita burrascosa e sempre in divenire di un’attrice monumentale, una donna che è impossibile definire, che ha sempre rigettato le sovrastrutture e le etichette, magnetica, vulnerabile, spesso contrastata e al centro di polemiche per il suo attivismo, ma che ha condotto con ostinazione e con sguardo lucido.

Jane Fonda in Five Acts è un viaggio meraviglioso, intenso e vorticoso all’interno della sua vita, una storia di alti e bassi, successi e rimpianti, di un’attrice che rimase schiava dell’icona patriarcale, che si lasciò plasmare dagli uomini, ma che finalmente ha smesso di cercare la sua immagine nel riflesso di un uomo e che si è resa conto di essere pronta a guidare il proprio destino, di poter interpretare l’unico ruolo possibile, quello di se stessa.

Regia - 4
Fotografia - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 4.5

3.9