Iuventa: recensione del documentario di Michele Cinque

A poche settimane dagli avvisi di garanzia che hanno coinvolto alcuni dei giovani membri dell'equipaggio, arriva oggi nelle sale italiane il documentario di Michele Cinque.

A un anno esatto dall’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e dal sequestro preventivo da parte delle autorità italiane della nave Iuventa arriva, nei cinema della Penisola, l’omonimo documentario diretto da Michele Cinque. La pellicola è prodotta da Lazy Film con Rai Cinema e co-distribuito da Wanted Cinema e Zalab.
Iuventa è stato presentato in anteprima al Biografilm, dove ha ricevuto diversi riconoscimenti e Wanted Cinema e Zalab ne accompagneranno la distribuzione nelle sale a partire dal 25 Settembre,  sviluppando un progetto di partecipazione e interazione a lungo termine nelle sale e nelle associazioni di tutta Italia.

Iuventa: la parabola della nave simbolo del movimento delle ONG

Grazie ad una campagna di crowdfunding i ragazzi tedeschi della Jugend Rettet riescono ad acquistare una nave e decidono di chiamarla Iuventa (Giovinezza). La sua missione sarà quella di navigare fino alla zona di salvataggio della rotta più pericolosa di Europa per salvare più anime possibili.

Nel Luglio del 2016 inizia il programma della ONG tedesca e parte la prima missione nel Mediterraneo Centrale, durerà 15 giorni. La telecamera accompagna l’equipaggio di giovani ragazzi, volontari determinati a mandare un messaggio all’Europa: è un dovere morale creare un programma di salvataggio nel Mediterraneo.

Al ritorno nel porto della Valletta si contano oltre 2000 persone salvate. Dopo la parentesi amministrativa di Berlino, in cui si fa il punto di una realtà difficile da portare avanti per i ragazzi, e la toccante riunione nei centri di accoglienza in Sicilia tra i volontari e i migranti salvati, la Iuventa torna in mare per una seconda missione. La nave viene però sequestrata preventivamente dalle autorità italiane nel porto di Lampedusa nell’ambito di un’immagine sull’immigrazione clandestina.
Dopo un anno di attività la Iuventa ha salvato oltre 14000 persone. Ad oggi è tuttora sotto sequestro preventivo, ma è diventata il simbolo dei progetti umanitari delle ONG.

Iuventa: un viaggio intenso e toccante alla ricerca di un’utopia

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Il documentario di Michele Cinque è un prodotto perfettamente confezionato a livello di regia, montaggio e fotografia, ma compie il salto di qualità nella scelte di narrazione. La documentazione certosina del viaggio della Iuventa si trasforma in una testimonianza della lotta ideologica di ragazzi semplici, ma pronti a fare dei sacrifici importanti all’insegna di una missione utopica, mantenendo un’umiltà fuori dal comune.

Il viaggio della nave di salvataggio è ricco di immagini crude, toccanti e a tratti sconvolgenti. Il girato prende a schiaffi lo spettatore con lo scopo di scuoterlo dal torpore del racconto del circo mediatico riguardo il problema migranti. Senza retorica racconta il dramma dei migranti di Libia e Siria, il loro dramma e il loro pellegrinaggio, ma allo stesso tempo permette di entrare nella testa di volontari straordinariamente umani, pronti a mettere in gioco la loro vita, la loro emotività e il loro equilibrio psicologico pur di continuare a sognare.

Le parentesi di Berlino, di Malta e dei campi di accoglienza in Sicilia raccolgono del materiale ancora incredibilmente inedito al grande pubblico. La documentazione è piena di umanità, amicizia e spietata sincerità, testimoniata direttamente dalla bocca di coloro che solo pochi minuti prima vedevamo disperati in mezzo al mare.
Sono le istituzioni che impediscono alla macchina di funzionare nel modo corretto, non riempiendo un vuoto che viene a stento colmato da dei volontari con tanto cuore, ma poca esperienza.

Iuventa: il peschereccio che ha salvato migliaia di anime nel Mediterraneo

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Le immagini dei morti, dei feriti, dei neonati, delle donne incinta si mischiano a balli di gruppo, sorrisi e abbracci. Un circolo di fratellanza in mare aperto, più vero e più sentito che mai.

La Iuventa diventa un’isola galleggiante, una sorta di arca di Noé capace di accogliere il doppio delle persone che ufficialmente può contenere. Per quelle poche ore si crea una comunità internazionale in cui si parla di fratelli e sorelle, andando contro il pensiero dilagante, al potere nel nostro Paese e ormai, tristemente, in risalto in tutto il vecchio continente.

Il lavoro di Michele Cinque e di tutti i suoi collaboratori è prezioso e necessario. Capace di colpire nell’intimo ogni spettatore con una minima forma di umanità, ribadendo anche che non c’è colpa a rinunciare alla missione, nel decidere di prendersi cura prima di se stessi o di preferire una vita normale rispetto al sacrifico continuo che esige la causa.

Le istituzioni hanno la colpa di non riuscire a coprire l’emergenza e le ONG, per quanto volenterose e coraggiose, non possono farsi carico della responsabilità di un dramma del genere.

Concludiamo con le parole del regista e consigliando caldamente a tutti la visione di Iuventa, non fatevi lo sgarbo di perderlo!

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Non mi interessava l’aspetto sensazionalistico dei salvataggi in mare, ma ero piuttosto interessato a capire i protagonisti di questo progetto umanitario: i loro sogni, le loro speranze ma anche le loro delusioni. Iuventa racconta un’esperienza collettiva e la nave diventa il qualche modo la vera protagonista del film. Ho voluto restituire al pubblico la sensazione di ingenuità e coraggio di questa storia nel modo più diretto e puro possibile, lasciando ampio spazio interpretativo allo spettatore.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 2.5
Sonoro - 3
Emozione - 5

3.4