Il tempo della tartaruga: recensione del film
Presentato al Sole Luna Doc Film Festival 2022, Il tempo della tartaruga esplora l'ignoto e l'evoluzione interiore tra tempo e storia
Il tempo della tartaruga di Costanza La Bruna, presentato fuori concorso alla 17ma edizione del Sole Luna Film Festival 2022, in corso dal 4 all’11 luglio 2022, per la sezione Sicilia Doc, in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia, è un film indipendente prodotto interamente in Sicilia, che vede l’esordio alla regia di Costanza La Bruna, classe ‘97, palermitana, laureata al corso triennale Audio Video e Multimedia all’Accademia delle Belle Arti del capoluogo dell’isola e successivamente scelta tra i 12 studenti per il corso del CSC di Palermo.
Il Tempo della tartaruga: un racconto fiabesco tra le visioni dell’essere e la curiosità dell’attesa
Il tempo della tartaruga è una metafora che palesa la condizione di resa che il mondo ha subito negli ultimi due anni in seguito alla pandemia. È un racconto che ha in sé una morale e che, come una fiaba di Rodari, tenta di delineare, attraverso un linguaggio semplice, un invito all’educazione della curiosità e dell’attesa. È un film che usa come strumento di indagine le diverse visioni che possiamo avere in merito a tutto ciò che ci circonda, visioni tanto percettibili nella quotidianità quanto impercettibili. La trama è molto semplice, pur raccontando una storia che si muove innanzitutto su un piano relazionale e psicologico.
Le protagoniste del film sono Costanza e la sua fidanzata; tutto inizia con un sogno un sogno consapevolmente chiaro, ben scandito da chi dirige la regia e ben inteso da chi fungerà da spettatore. Attraverso questo sogno, la protagonista, si rende conto quanto il viaggio, concettualmente, non sia legato ad una fisicità o ad una ambientazione fisica e reale, ma avviene nella parte più profonda dell’immaginazione. Osservando la lentezza di una tartaruga, in un tempo universalmente fermo o che scorre lentamente, Costanza si rende conto di quanto l’impatto con il viaggio avvenga attraverso lo “scavo” o meglio “scavando” e per questo decide di seguire la sua fidanzata, archeologa, che dovrà seguire dei lavori sull’isola di Ustica. I lavori si fermeranno però a causa della pandemia, e le due ragazze saranno costrette a vivere separate. È questo il momento in cui inizia a svilupparsi un percorso riflessivo, guida negli scavi atemporali interiori. Quanto il vuoto possa generare consapevolezza? È la domanda che tiene le redini di una trama semplice ma troppo rigorosa dentro artificiosi scavi psicologi. Analizzarsi, attraversando gli umori e i sentimenti delle circostanze, l’aiuto leale a percepire di cosa realmente abbiamo bisogno, concedendoci la “positività” della mancanza e rendendo meno astratti i legami seppur lontani e intoccabili.
Il tempo della tartaruga: l’esplorazione dell’ignoto e l’evoluzione interiore tra tempo e storia
Il tempo della tartaruga delinea la perplessità generale dell’uomo, il terrore verso lo sconosciuto che molto spesso è la poca conoscenza verso se stessi. Non dettare il tempo, ma essere completamente in balia di misure nuove, ha determinato in Costanza, l’esatto procedimento per trasformare il vuoto esistenziale in un contenitore strabordante di connessioni tra un passato e un presente concreto. Due protagoniste, che rispettivamente sembrano rappresentare il tempo e la storia, veri protagonisti, in un percorso animatamente evolutivo che al passo lento, fa assaporare la pazienza dell’essere e l’impazienza di una curiosità tutta umana. Cercare la propria isola sconosciuta, è il punto di riferimento di un linguaggio esplorativo presente in tutta la durata del film.