I.T. – Una mente pericolosa: recensione del film con Pierce Brosnan

Con I.T. - Una mente pericolosa, John Moore costruisce un thriller dinamico e serrato che presenta però più di qualche fragilità.

Un editore di successo e un tecnico informatico. Mike/Pierce Brosnan e Ed/James Frecheville (Animal Kingdom), prima amici, poi nemici pubblici. L’equilibrio di una famiglia si rompe quando Mike invita a casa sua Ed per risolvere i problemi della sua rete internet e lì, il giovane, incontra la moglie e la figlia del suo capo con cui sembra voler stringere un’amicizia – o forse è solo una machiavellica e crudele strategia. Da questo semplice intreccio parte I.T. – Una mente pericolosa, il film di John Moore che costruisce un thriller dinamico e serrato che presenta però più di qualche fragilità. La storia si snoda con Mike che non sa a cosa sta andando incontro, non capisce cosa sta per perdere (la privacy) e apre la porta di casa ad una mente pericolosa, come dice il titolo, e con Ed che, dopo essere stato a proprio avviso ridicolizzato, tradito, messo da parte, decide di distruggere la vita del suo capo grazie, o a causa, delle tracce/indizi lasciati su internet.

Moore presenta, a poco a poco, i due poli di questa catena in cui nessuno è sicuro e da cui nessuno si libera, almeno fino a quando non si è toccato il fondo. Mostra i due protagonisti di uno scontro inesorabile che stringe il cappio intorno al collo dei personaggi, racconta la mente pericolosa di un giovane uomo, fin da subito ai margini della società, uomo di cui gli altri poco si interessano (non a caso Mike quando incontra Ed per la prima volta al lavoro ne sbaglia il nome). La paura monta mentre l’editore è ignaro, borioso nella sua inconsapevolezza, convinto di essere al riparo di qualunque attacco e mentre il tecnico informatico intreccia e scioglie, guarda e spia, si insinua e poi lentamente esce dai “cunicoli” da lui stesso scavati.

I.T. – Una mente pericolosa: L’essere spiati. Mike, un uomo che ha tutto

Mike rappresenta tutto ciò che un uomo vorrebbe essere, ha tutto quello che tutti vorrebbero avere. Uomo di successo, padre e marito fortunato, ricco da far invidia ai ricchi, potente da far invidia ai potenti, va per il mondo quasi inconsapevole di essere un privilegiato, o meglio convinto che il privilegio gli sia ormai dovuto. La casa, la famiglia sono simboli del suo status, non beni preziosi di cui gioire di giorno in giorno, e, con umile protervia, “gigioneggia”, elargendo qua e là la sua generosità (il primo incontro con Ed ne è la prova). Mike è un dio moderno la cui supremazia è precaria per come egli la vive.

I.T. – Una mente pericolosa inizia un momento prima della caduta (l’incipit infatti è una tipica giornata di una famiglia: lavoro, problemi quotidiani, una figlia capricciosa) e nessuno dei personaggi in scena può immaginare cosa accadrà da lì a poco. Inizia con la quiete. Tutto si rompe con l’incontro tra Mike e Ed anzi quando il primo porta il secondo a casa sua, quando gli occhi di Ed si posano sulla vita, sulle ricchezze, sulla famiglia, sulla figlia di Ed. Il ragazzo vorrebbe partecipare a questo mondo, essere parte di esso e entrare nell’Olimpo ma l’uomo glielo impedisce non solo per rispettare il ruolo di subalternità ma anche perché non ci sono i presupposti per poterlo fare.

Il deus come nei migliori miti scioglie le ali di Icaro (Ed), punisce la sua hybris (lo riprende in più di un’occasione, gli urla in faccia tutta la sua disapprovazione, lo umilia e infine lo licenzia), e lo fa precipitare scacciandolo più e più volte ma il giovane non può accettare questo ed è pronto a vendicarsi. Il tecnico informatico usa le proprie armi, naviga, si connette, perlustra la vita del suo mentore/nemico; mentre Ed fa il suo gioco Mike sente vacillare all’improvviso il suo Monte Olimpo sotto i piedi. Prima solo piccoli movimenti poi la deflagrazione: la sua vita, quella di sua moglie e della figlia vengono buttate in pasto a chiunque; fatti professionali, privati, intimi vengono resi pubblici.

I.T. – Una mente pericola: Lo spiare. Ed, un uomo fragile che non ha niente

Se Mike ha tutto, Ed è privato di tutto. Ignorante delle regole del vivere civile non sa cosa significhi il limite (dice di essere amico di Mike nonostante abbia parlato con lui solo una volta, vorrebbe essere invitato a cena con loro) e infatti viene rappresentato come una specie di stalker ipertecnologico che usa in maniera perversa il suo sapere. Il suo personaggio si costruisce intorno all’azione del guardare che si declina come spiare: di spalle, davanti a un numero spropositato di schermi guarda la vita degli altri, assiste alla doccia della figlia di Mike, architetta modi per distruggere quel’uomo che lo ha umiliato. Ed vive un complesso di inferiorità nei confronti del mondo, le reazioni che ha quando Mike lo allontana sono spropositate – non solo emotivamente (la testa tra le mani, una rabbia incontenibile) ma anche nelle azioni che ne derivano (mette alla berlina lui e la sua famiglia) – rispetto al “torto” subito. Assistiamo ad uno scambio di ruoli per cui chi prima era l’incube diventa il succube e viceversa; è Mike a chiamare il suo ex tecnico chiedendogli di porre fine alla sua persecuzione, è Mike a essere in ginocchio.

I.T. – Una mente pericolosa: Un film sul sorvegliare e punire che resta un passo indietro 

I.T. – Una mente pericolosa è incentrato tutto sul sorvegliare e punire da parte di un giovane uomo che non sa accettare le cadute e le sconfitte, ma proprio su questo il film è mancante: entra poco in profondità e non sviscera ed “eviscera” le sue creature (Cosa prova veramente Mike mentre le immagini della figlia che si masturba fanno il giro della suola? cosa sente la moglie di Mike quando legge la falsa mail del suo medico che la invita a fare accertamenti perché qualcosa non va nella mammografia? Cosa c’è dietro dietro alla crudele malvagità di Ed?). Il film non analizza fino in fondo una tematica sempre più attuale: il nostro mondo si costruisce e viene vissuto volente o nolente nell’ipertecnologia, tutto viene orchestrato da essa (il film ci dà un indizio sul fatto che l’uomo sarà vittima di questo universo quando Mike fa difficoltà a farsi un semplice caffè) e dal web e l’uomo diventa schiavo di tutto questo. Non si parla di come si debba o dovrebbe trovare un giusto equilibrio tra privacy e mondo sociale, tra mostrare e custodire, tra pubblicare e non secretare ma il film si scioglie semplicemente, senza voli pindarici, allo scioglimento della storia. Il centro sta tutto nello scontro tra Mike e Ed, tra l’essere sorvegliati e il sorvegliare, tra il punire e l’essere puniti.

Un giovane che non sa risollevarsi, che non sa accettare il mondo che gli sta intorno e un adulto che invece si ribella, protegge la sua famiglia, si arma ed è pronto alla battaglia danno vita ad una pellicola che fotografa la superficie di un mare in tempesta, fa a volte tremare i polsi ma non scandaglia totalmente gli abissi della mente umana e di questo mare.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 0
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

2.3