I love… Marco Ferreri: recensione del documentario

A venti anni dalla scomparsa di Marco Ferreri, Campanella gli dedica un docufilm che è un viaggio nella memoria alla scoperta di un maestro perduto.

Siamo sulle rive del fiume Hudson. Sulla linea dell’orizzonte si ritaglia la silhoutte di Manhattan con le Torri Gemelle ancora a svettare sul paesaggio circostante. Sulla spiaggia quello che non ci aspetteremmo: King Kong che giace riverso al suolo, gli occhi rossi spalancati e fissi a guardare un punto lontano, in alto; la bocca socchiusa come in procinto di emettere un ultimo respiro. Non si muove. Con ogni probabilità è morto, ormai. La scena è esattamente quella di Ciao maschio (1978), che ci appare adesso sullo schermo come appena uscita da un sogno, o da un ricordo lontano. Ed è proprio il sogno il motore dell’azione di I love… Marco Ferreri, docufilm scritto e diretto dal regista Pierfrancesco Campanella, in uscita nella nostre sale il 30 Novembre.

I love... Marco Ferreri: recensione del documentario di Pierfrancesco Campanella

Come dicevamo, il sogno. A riprova della sua importanza e del suo potere evocativo, è la citazione di Edgar Allan Poe posta ad apertura del film come a suggerirne una chiave interpretativa: […] Tutto ciò che vediamo, sentiamo o siamo non è altro che un sogno dentro un sogno. Allo stesso modo, l’opera omnia di Marco Ferreri sembra ritrovare nel sogno la sua chiave stilistica. Non tanto nella sostanza quanto nella forma, in quel suo guazzabuglio di immagini e situazioni spesso surreali e talvolta persino grottesche. Quello di Marco Ferreri era un cinema che non voleva compiacere le masse ma che, anzi, prendeva a prestito dall’uomo comune i vizi e le debolezze che lo contraddistinguevano per farne metafora di qualcosa d’altro, usando un linguaggio che poteva risultare spesso oscuro se non si aveva la pazienza di mettersi a decifrarlo. Come i più grandi autori, Ferreri ha creato un suo mondo, con le proprie regole e i suoi stilemi. Un mondo che non voleva essere immediatamente accessibile ma che sapeva comunque regalare infinite sorprese a coloro che se ne potevano dire iniziati.

I love… Marco Ferreri vuole essere un omaggio al regista, scomparso ormai da venti anni, che sembra non avere più un posto nella memoria della critica e del pubblico italiani

Nel suo film, Pierfrancesco Campanella vuole ricreare tutto questo e in parte ci riesce in quanto I love… Marco Ferreri è un’opera eccezionalmente informativa che, nonostante la durata piuttosto breve (83 minuti),  riesce a regalare una visione d’insieme sul regista e la sua poetica. Per far questo Campanella si avvale di una struttura narrativa che a prima vista può sembrare, se non originale, al massimo interessante in quanto potrebbe aprire le porte a un buon sviluppo dell’intera opera. Siccome Ferreri è ormai un regista totalmente dimenticato nel panorama italiano, è compito dell’investigatore protagonista andare sulle sue tracce per cercarne di ricostruire non solo l’opus ma anche la persona. Tra vecchi cinema indipendenti, videoteche piene zeppe di nuovi titoli dove i film più ricercati sono gettati a caso in una pila a prezzo ridotto e una veloce visita al cimitero, l’investigatore cerca di rimettere insieme i pezzi del sogno che lo tormenta, la scena di Ciao maschio in apertura, e, successivamente, di far luce sul perché Ferreri sia stato così dimenticato sia dal pubblico che dalla critica.

I love... Marco Ferreri: recensione del documentario di Pierfrancesco Campanella

Se, come accennato, il pretesto dell’indagine può risultare quantomeno simpatico, alla lunga perde progressivamente di mordente finché non comincia a smarrirsi nel labirinto di interviste e spezzoni dei numerosi film di Ferreri inclusi del documentario. Tra questi, oltre al già citato Ciao maschio, abbiamo El cochecito (1960), Il seme dell’uomo (1969), Chiedo asilo (1979), Storie di ordinaria follia (1981), I love you (1986), La casa del sorriso (1991) e Nitrato d’argento (1996). Dal punto di vista delle interviste, la schiera è piuttosto nutrita e si spazia con agilità da interventi critici che illustrano aspetti della carriera cinematografica di Ferreri – scanditi però con una flemma da far invidia al più soporifero dei docenti universitari – a testimonianze più intime, che puntano a dare anche solo un’idea di quello che è stato il Ferreri uomo. Tra questi, desta però perplessità l’inclusione di un personaggio innominato che sembra rivolgersi direttamente alla coscienza del protagonista con una serie di commenti lapidari su alcuni dei titoli, a suo parere, meno riusciti nella carriera di Ferreri. Personaggio che, assieme a una regia fin troppo scevra di qualsiasi tecnicismo, contribuisce a dare una patina quasi amatoriale all’intero documentario.

I love… Marco Ferreri è un documentario di buona volontà, un’opera che si auto-investe della missione di riportare in auge il maestro dimenticato ma che pecca di mancanza di tecnicismi e fascino.

Ciò in cui I love… Marco Ferreri sicuramente riesce è nel consegnare al pubblico il racconto affettuoso di questo regista che, per quanto irriverente e trasgressivo, è stato ingiustamente dimenticato dagli italiani. Un racconto che, grazie ai suoi lunghi tuffi nella cinematografia di Ferreri e nonostante i suoi non trascurabili difetti, riesce ugualmente a stimolare la curiosità dello spettatore che si approccia per la prima volta al mondo del maestro ma potrebbe non offrire niente di nuovo ai suoi cultori e ammiratori. 

Regia - 2
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 1.5
Recitazione - 2
Sonoro - 2
Emozione - 2.5

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