Hidden – Verità sepolte: recensione del film di Roberto D’Antona

Roberto D'Antona scrive e dirige Hidden - Verità sepolte, thriller/giallo su un efferato omicida che sconvolge la vita di una cittadina di provincia. Dal 2 febbraio 2023 al cinema.

Nelle sale italiane il 2 febbraio 2023 c’è Hidden – Verità sepolte, il film diretto e interpretato da Roberto D’Antona e prodotto da L/D Production Company in collaborazione con Amaranta Frame, che opera anche in veste di distributore. Un thriller-giallo (parola di regista) modellato su ritmi ovattati e squarci di violenza; un cinema poco italiano per vocazione e atmosfere. Alle nostre sonnolente latitudini di storie così, raccontate in questo modo si intende, se ne sono viste poche. Si parla di serial killer e affini; il tentativo del film è importare un certo modo di raccontare l’orrore, la morte e i labirinti (perversi) della mente umana, nel frattempo italianizzandolo.

Hidden - Verità sepolte cinematographe.it recensione

Con Roberto D’Antona, Annamaria Lorusso (anche sceneggiatrice), Francesco Emulo, Alex D’Antona, Giulia Mesisca, Stefano Tiraboschi, Rachele Gatti e Alberto Fumagalli. Una certa ambiguità di fondo per quel che riguarda le ispirazioni ma è voluta: Roberto D’Antona ha immaginato Hidden – Verità sepolte mescolando universi cinefili e cronaca nera, italiana e non. Lo sfondo della storia è una provincia come tante, placida e abbastanza indifferente al trambusto della vita in città.

Hidden – Verità sepolte: il male in provincia e chi prova ad opporsi

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L’elemento che avvicina la provincia (apparentemente) tranquilla di Hidden – Verità sepolte ai peccati della grande città è il male acquattato nell’ombra. Un male subdolo e insidioso, perché non lascia cadaveri dietro di sé. Emilio Lorenzi (Francesco Emulo) uccide giovani donne inermi preoccupandosi di non lasciare indizi, corpi o qualunque cosa, grande o piccola, possa comprometterlo. Un mostro, certo, ma intelligente. Senza cadavere, niente crimine. E se non c’è il crimine, non ci sono basi per l’incriminazione. Probabile che Emilio confidi nell’inerzia e nella sonnolenza generalizzata: il paese non vuole credere ci sia un orco all’opera, si autoinganna per convincersi che vada tutto bene. Non tutti girano la testa dall’altra parte.

Nadia Coppola (Annamaria Lorusso) scrive libri che in pochi leggono e questa è una parte del problema. Autrice dalla vocazione sociale, con focus su crimini di genere e disuguaglianze. Nadia, che lavora in tandem col giornalista Filippo Valenti (Alex D’Antona) avvalendosi della collaborazione esterna del prima riluttante poi sempre più deciso detective privato Davide Olivieri (Stefano Tiraboschi), capisce subito che il mistero che circonda queste donne non può ridursi a una sequenza, per quanto clamorosa, di allontanamenti volontari. C’è qualcosa di più fosco sotto. Basta questa convinzione, condivisa da pochi, a spingerla a mettersi in gioco. E a cercare una trama, delle connessioni, una pista promettente, qualunque cosa porti all’omicida, cominciando col dimostrarne l’esistenza. C’è molto lavoro da fare ed Emilio, pazzo e pericolosissimo, è un osso duro.

Questa è una metà del film perché Roberto D’Antona e Annamaria Lorusso ci tengono a complicare le cose. Hidden – Verità sepolte scorre su due piani narrativi, complementari e insieme distanti. Da un lato, appunto, c’è la storia di Nadia e dei suoi collaboratori alla ricerca di Emilio. Dall’altro c’è la storia di Martin Berardi (Roberto D’Antona) e Gaia De Medici (Giulia Mesisca), che abitano lo stesso paese e sono esposti agli stessi rischi, ma più da lontano; le sparizioni fanno impressione, ma sempre a una ragionevole distanza di sicurezza. Martin ha un po’ di problemi sul lavoro, non per colpa sua, Gaia aspetta un figlio. Una bella vita, normale. C’è una forte attesa, c’è suspense, perchè arriverà il momento in cui le due storylines saranno costrette a convergere. Come, meglio non anticiparlo.

Un thriller come Hidden – Verità sepolte ha per parola d’ordine realismo

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Il cinema italiano conosce la materia, ma un ritratto di serialità criminale non l’ha forse mai affrontato nel modo scelto da Roberto D’Antona per Hidden – Verità sepolte. Volendo, si possono scomodare paragoni illustri, eredità di un passato mai abbastanza rimpianto, che però inquadravano il delitto e l’analisi della mentalità criminale scegliendo vie diverse, poetiche/fantastiche/oniriche; l’orrore dei maestri era spesso dilatato, deformato, mai pienamente realistico, comunque potentissimo. Incubi a occhi aperti (Bava, Fulci e, ovviamente, Dario Argento). Più recentemente, con esiti contrastati, ha fatto capolino sui nostri schermi un orrore diverso, in parte. Di chiara derivazione letteraria (Donato Carrisi). Appunto, orrore. Hidden – Verità sepolte è qualcosa d’altro. Un thriller giallo che, per bocca del suo autore, guarda a riferimenti insieme cinefili e storici. In questo senso il film ha un rapporto più stretto con la realtà.

Roberto D’Antona, messo alle strette, fa nomi e cognomi. Guarda alla nitidezza formale e al senso per la suspense di David Fincher, al recupero del genere ma imbevuto di riflessioni morali di Denis Villeneuve, ai trascorsi nefasti di veri protagonisti dell’assassinio come Zodiac, Ted Bundy e, qui da noi, il Mostro di Firenze. Questo è il doppio gioco di Hidden – Verità sepolte: adattare, italianizzare modelli di racconto che non appartengono al nostro cinema, inseguendo il realismo e un’attenzione più strutturata a temi sociali. La parola chiave è realismo: il film allude a femminicidi e violenza di genere, racconta del rapporto tra media e verità, tenta di abbozzare un ritrattino della vita in provincia. Superficialmente, va detto. Manca la forza di scavare dentro i temi. Strano, perché la buona volontà non manca e teoricamente neanche il tempo. Due ore e sedici minuti di durata. Forse troppi.

Un incipit notevole per concisione, costruzione del mistero, per come consente allo spettatore di farsi strada dentro la storia e perché ha il coraggio di mettersi subito dalla parte (dal punto di vista) del killer. Bravissimo Francesco Emulo a corteggiare l’abisso: offre il ritratto di una psiche malata senza nascondersi (ci) niente, non sconfina mai nella caricatura. Il film, che cede un po’ quando si tratta di dare profondità al contesto, questo versante qui, invece, sa inquadrarlo bene. Hidden – Verità sepolte è un thriller d’effetto che parla d’ingiustizia e del male che ogni uomo porta o rischia di portarsi dentro. C’è anche il bisogno di verità di chi non si arrende, però. Al netto delle sue imperfezioni, un cinema come questo è sempre da accogliere con positività.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 3

2.7