Heidi: recensione del film in live-action di Alain Gsponer

La storia di Heidi è di quelle che non tramontano mai, pur collocandosi in un momento storico ormai molto lontano. Frutto della fantasia dell’autrice svizzera Joahanna Spyri – che scrisse l’omonimo romanzo nel 1880 –   la contagiosa gioia di vivere di questa bimba genuina e spontanea, capace di farsi adorare e non sopportare contemporanemente per la sua prorompente ed invadente vivacità, rappresenta l’emblema del potere dell’infanzia, un momento magico in cui la spensieratezza e l’entusiasmo per la scoperta del mondo e delle persone hanno il potere di mettere in ombra le negatività che la vita riserva, a volte purtroppo fin da piccoli.

Heidi (Anuk Steffen) è una piccola orfanella, cresciuta con la zia Dete. Quando la donna deve accettare un lavoro in un’altra città, è costretta a portare la piccola presso la casa di montagna del nonno (Bruno Ganz), un burbero e malinconico pastore abituato a vivere in solitudine lontano dal villaggio, dove imperversano inquietanti dicerie sul suo passato. L’arrivo della bimba aprirà lentamente una breccia nell’arido cuore dell’uomo che, travolto dall’incontenibile allegria della piccola, riscoprirà la gioia di vivere e di amare, mentre Heidi diventerà gradualmente un tutt’uno con la libertà della vita in montagna, allietata dalla bellezza della natura e dall’amicizia col pastorello Peter.

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Una scena del film

La felicità di Heidi, tuttavia, è destinata a non durare. Spinta dal disappunto con il quale il nonno aveva accolto la piccola, alla prima occasione zia Dete la porta a Francoforte presso la casa del Signor Seseman, dove la piccola potrà tenere compagnia alla figlia Klara, costretta su una sedia e rotelle, ed essere nel frattempo educata ed istruita…

Heidi: un live-action più convincente nella forma che nel contenuto

Il film in live-action di Alain Gsponer porta fedelmente sullo schermo gli eventi e le ambientazioni della storia che tutti conosciamo, con estrema cura anche nella scelta degli attori, tutti ben assortiti nel loro ruolo anche per quanto riguarda l’estetica. Purtroppo, però, a fronte di tanta cura nella confezione, il film presenta una deludente carenza di contenuto, laddove l’anima dei personaggi viene trascurata in favore di un rigoroso rispetto della trama.
Nonostante Gsponer abbia scelto di dar risalto ai passaggi salienti del racconto originale, infatti,  ciò che manca a questo film è proprio l’essenza. La costruzione dei personaggi, l’approfondimento del loro mondo interiore,  così come la stessa sceneggiatura, sono pressocché assenti, con il risultato di lasciare completamente in ombra le relazioni fra i protagonisti, vera essenza della narrazione originale.

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Una scena del film

La Heidi che tutti conosciamo possiede il potere di trasformare e migliorare le persone – fatta eccezione per la rigidissima signorina Rottnmeier – grazie al suo incontenibile entusiasmo per la vita. La bimba che vediamo sullo schermo, invece, a malapena entra in relazione col suo prossimo, parlando poco e accettando di buon grado gli eventi che la sorte gli riserva. 

Una versione decisamente sottotono sia rispetto al classico ottocentesco che al celebre anime giapponese ad episodi del 1974, votata molto più all’estetica (molto bella anche la fotografia) che al contenuto, decisamente deludente per chi ha sognato, si è commosso e si è emozionato per la storia inizialmente sfortunata di questa bimba “tenera, piccola, con un cuore così”.

Heidi è al cinema dal 24 marzo distribuito da Lucky Red; nel cast anche Katharina Schuttler, Jella Haase, Maxim Mehmet, Peter Lohmeyer. 
La sceneggiatura è stata scritta da Petra Biondina, Volpe, la fotografia è a cura di Matthias Fleisvher.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3
Sonoro - 2
Emozione - 2.5

2.6