Gli indesiderati d’Europa – recensione del film su Walter Benjamin

Gli indesiderati d'Europa di Fabrizio Ferraro racconta il viaggio verso la libertà del filosofo tedesco Walter Benjamin e, attraverso la sua storia, la storia di tutti i migranti del mondo.

Non un documentario, non una vera e propria fiction, Gli indesiderati d’Europa di Fabrizio Ferraro è uno spaccato della vita del filosofo tedesco Walter Benjamin, poche settimane prima del suo suicidio. Per raccontare questo personaggio e la sua particolare vicenda personale all’interno del quadro storico dell’occupazione nazista della Francia, Ferraro mette in piedi un’opera assolutamente personale, una riflessione sulla storia, la filosofia e il cinema libera da qualsiasi condizionamento commerciale. Il risultato è un film per nulla semplice, ma affascinante, attraverso il quale scoprire – da un lato – la straordinaria figura di Benjamin e riflettere – dall’altro – sul concetto di migrazione politica, in qualunque luogo e in qualunque tempo questa avvenga.

Il ruolo della Storia ne Gli indesiderati d’Europa

gli indesiderati d'europa cinematographe

Siamo nel giugno del 1940. Walter Benjamin, dopo essere fuggito dalla guerra in Germania e stabilitosi in Francia, assiste all’invasione nazista e all’instaurazione del regime collaborazionista di Vichy. Temendo per la libertà e la vita a causa delle sue origini ebraiche, Benjamin decide di scappare verso il confine con la Spagna, attraversando i Pirenei guidato da un’estranea e accompagnato da una donna col suo bambino. Il corpo affaticato del filosofo, segnato dalla forte ansia della persecuzione e da un cuore malandato, si trascina sui sentieri tracciati nei boschi dove – appena un anno prima – alcuni profughi spagnoli seguivano la rotta inversa, nella speranza di scappare dal regime di Francisco Franco. Il film, infatti, gioca proprio sul doppio movimento da una parte all’altra della confine naturale dei Pirenei, proprio a indicare l’universalità dello status di perseguitati politici.
Suggellato dalla scelta di presentare il film in anteprima a Bardonecchia – teatro di uno degli ultimi gravissimi episodi di sopruso a danno di migranti nigeriani – il tema centrale del film diventa chiaramente l’abbandono del proprio Paese e il senso di incertezza che coglie chiunque si metta in viaggio per la sopravvivenza. Portavoce eccellente e simbolo dei rifugiati politici di tutto il mondo e di tutti i tempi diventa così il filosofo comunista di Berlino, la cui tragica fine sarà appunto causata dall’estrema indefinitezza del proprio destino.

La natura e Gli indesiderati d’Europa

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Il titolo scelto da Ferraro assume dunque un significato duplice e diventa stimolo di riflessione. Indesiderati, secondo una lettura più immediata, sono i perseguitati di Francisco Franco o di Adolf Hitler, costretti a lasciare il proprio Paese perché non accettati dai fascismi. Indesiderati, però, sono anche gli uomini, le donne e i bambini contemporanei chiusi nei campi ai confini delle nazioni europee o lasciati morire in mare, tutti oggetti degli sproloqui di un regime continentale che – se non dittatoriale – si è macchiato più volte di intolleranza e rifiuto del diverso. A piedi, via nave, o nascosti nel portabagagli di un’auto, ieri come oggi, l’importante è attraversare il confine e perseguire la migliore condizione di vita possibile per sé e i propri cari. Tra i boschi dei Pirenei, in un paesaggio che osserva silenzioso le tragedie umane, Benjamin respira gli ultimi sorsi di aria, custodendo gelosamente gli appunti di un libro che non vedrà mai la luce. La camera di Ferraro inquadra con placido indugio gli immensi orizzonti e i profili delle montagne, cogliendo ogni dettaglio di questo importante scenografia naturale. La natura, così come la filosofia, sono spettatrici imparziali della Storia, osservatrici privilegiate proprio in virtù della loro distanza. La realtà, tuttavia, è spesso crudele e sia una che l’altra diventano vittime della mano degli uomini, coloro che la storia non la capiscono, perché impegnati a farla.

Gli indesiderati d’Europa, uno sguardo personale sul cinema

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Gli indesiderati d’Europa di Fabrizio Ferraro non è un film pensato per compiacere il pubblico. Non adotta i tempi tipici del cinema commerciale, ma dilata le scene in una dimensione quasi documentaristica, non cedendo alle pressioni di un racconto accattivante. Integerrimo nella concezione di un cinema che sia creazione di esperienza, Ferraro rende un omaggio tecnico e artistico al grande schermo, girando sequenze che danno il loro meglio sulla grande dimensione. Coerentemente con questa scelta rende il sonoro in maniera minuziosa, cogliendo quello che solo in un primo momento sembra silenzio, ma che in realtà è vento, respiro e atmosfera. Per comprendere l’importanza di tutti gli elementi, lo spettatore dovrà abbandonarsi all’esperienza multisensoriale di questa migrazione forzata, entrando in perfetta empatia con i viandanti.

“Io ho solo una mappa. Vuole correre questo rischio?”
“Il vero rischio è non partire.” (Walter  Benjamin in Gli indesiderati d’Europa)

A impersonare la parte del protagonista è lo studioso e attore di teatro Euplemio Macrì. Da bravo interprete prestato al mondo del cinema, Macrì porta in dote una recitazione essenziale e una capacità palpabile di entrare in contatto col paesaggio e di dialogare intensamente con esso. In un francese sussurrato, Macrì colpisce per credibilità e fa proprio il personaggio, grazie anche a un’importante somiglianza fisica. Quello che conta, tuttavia, è il lavoro interiore che attore e regista hanno fatto sulla storia e una concezione assolutamente artistica del mezzo, lontana da ogni compiacenza e sottomissione alle regole dei tempi che corrono. Al contrario, Gli indesiderati d’Europa si premura di raccontare al di là del limite, dando ad ogni istante il respiro che si riteneva più opportuno. Meglio prepararsi, aprire la propria mente e lasciarsi andare al cinema biodinamico di Ferraro: se ne avvertirà il grande fascino o se ne resterà turbati, ma non si potrà certo restare indifferenti.

Gli indesiderati d’Europa è al cinema dal 24 aprile.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 4
Recitazione - 3
Sonoro - 4
Emozione - 3

3.5