Venezia 77 – Fiori, Fiori, Fiori!: recensione del corto di Luca Guadagnino

Luca Guadagnino torna in Sicilia alla ricerca degli spazi e dei ricordi sottratti dal lockdown. Una riflessione tanto semplice quanto pretenziosa.

Fiori, Fiori, Fiori! ha il punto esclamativo come Madre! di Aronofsky, Mamma Mia! e Airplane!. C’è qualcosa di thriller, musicale e comico anche in questo cortometraggio diretto da Luca Guadagnino nei giorni successivi al lockdown. Era l’atmosfera del momento. Per coglierla, il regista di Call me by your name è tornato in Sicilia per scoprire come amici e parenti hanno trascorso la quarantena.

Anche quando intervista altri, Guadagnino parla di sé, del suo passato e dei suoi desideri nascosti. Con grande onestà, il breve film è stato presentato al Festival di Venezia come apertura del documentario Ferragamo – the shoemaker of dreams. Perché anche lì Guadagnino cerca negli altri una risposta a se stesso.

I Fiori, Fiori, Fiori! dell’infanzia

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“Il ritorno ai luoghi dell’infanzia è una sorta di regressione”, sostiene Guadagnino. Ma il tempo, in questo corto, scorre con l’avanzare della primavera. Si va in indietro per andare in avanti. Come i petali mossi dal vento in direzione opposta al movimento di macchina con cui Guadagnino li riprende. Un discorso del genere, legato ai deliri del pensiero a cui la quarantena ha costretto, richiede leggerezza e semplicità. Per questo il regista è sceso in Sicilia armato solo di telefono e tablet.

La qualità dell’immagine, privata di profondità ma più fluida nei movimenti, sostiene un discorso sulla trasformazione. I Fiori sono quelli dell’infanzia e quelli del presente. Ma anche quelli che nei primi di maggio, quando il corto e stato girato, soffrono una primavera a metà. La condizione emotiva di Guadagnino ritrova lo spettatore.

“Questo è l’odore della mia infanzia”, dice invitando il cameraman a filmare un angolo della finestra. L’immagine non mostra nulla, è scura. L’idea è trasmettere una sensazione. L’infanzia e l’odore. Il gioco è sinestetico. Ma anche inaccessibile e un po’ pretenzioso.

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Prima di ripiegarsi al voice-over, Guadagnino intervista qualche amico. Lui, senza mascherina e paura, si chiede perché l’amica non voglia abbracciarlo. È un intervistatore incalzante, ironico e fastidioso. Quando una madre gli dice che è difficile avere privacy con i figli sempre in casa lui scherza: “Perché? Devi masturbarti?”. Di indubbio interesse è invece la risposta amara di un responsabile di teatro incalzato sul futuro. “Pensi che il pubblico tornerà?” chiede. “Era già difficile prima, non nascondiamocelo”.

L’orizzonte siciliano è per Luca Guadagnino una frontiera intima da riconquistare. Trascorsi i mesi di quarantena a Milano, si riappropria di spazi andati perduti. Tra sublime inespresso ed eccessivo romanticismo, i pensieri del regista vagano liberi in una somma di banalità e poesia. Anche per questo il cortometraggio si giustifica solo nel suo autore. È interessante perché lo riguarda come persona e come regista. Associato a un altro suo film è quasi rivelatorio. Ma senza le premesse Fiori, Fiori, Fiori! è un’opera innocua e pedante.

Il cortometraggio è in fondo semplice. Un carrello su un momento incompreso. Guadagnino lo costruisce sui luoghi d’infanzia, ma anche con foto d’infanzia e ripropone video di anni passati. Sono ricordi fermi nel tempo, a cui ora chiede conferma. Ma nella difficoltà, nel discorso frammentato che accompagna il tutto, si trova l’essenziale. Per questo il punto esclamativo. È un’epifania. Non fiori. Ma Fiori, Fiori, Fiori!.

In un certo senso, il corto è vicino a Ferragamo perché non si vedono fuori osservando l’orizzonte. Sono sotto, accanto a quelle scarpe di cui “il calzolaio delle star” fece una filosofia.

Regia - 2
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2
Sonoro - 2
Emozione - 2

2