Calling All Earthlings: recensione del film di Jonathan Berman

La recensione di Calling All Earthlings, l'affascinante film di Jonathan Berman presentato al Trieste+Science Fiction 2018.

La mattina presto del 24 agosto 1953 George Van Tassel fu svegliato da un alieno, dalle sembianze umanoidi, vestito di grigio, che si rivolse a lui in un perfetto inglese, come racconta Van Tassel durante un’intervista. L’alieno gli disse di essere il capitano di un’astronave esploratrice parcheggiata lì vicino, a Landers, in California. Dopo averlo invitato a salire a bordo dell’astronave, gli rivelò che l’utilizzo dei metalli, da parte degli umani, per la costruzione di edifici stava interferendo con le frequenze radio e stava disturbando il flusso di pensieri interplanetario. Gli consegnò le istruzioni per costruire una struttura che avrebbe sospeso la legge di gravità, esteso la durata della vita umana e agevolato i viaggi nel tempo. Van Tassel, trasferitosi a Landers, per stare più vicino alla Giant Rock – un grosso macigno sacro ai nativi americani – costruì, nel corso di circa vent’anni, con le istruzioni dell’alieno, l’Integratron, un edificio, quasi interamente in legno di abete, una sorta di macchina del tempo. Jonathan Berman, nel suo documentario Calling All Earthlings, racconta tutto questo e molto di più, pone al centro quell’edificio a forma di cupola, dipinto di bianco, alto circa 11 metri con un diametro di quasi 17 metri, e quell’uomo pieno di misteri dentro di sé e intorno a sé.

Calling All Earthlings: un viaggio all’interno di un mondo misterioso

Calling All Earthlings Cinematographe.it

Berman per realizzare il suo film, nato dopo aver visto una foto della cupola, spinto dalle suggestioni del deserto per lui imponente e magnetico, è andato sul campo, ha intervistato tutti coloro che hanno conosciuto Van Tassel, coloro che hanno condiviso e condividono le sue idee. Come l’uomo a tratti diventa una sorta di “scienziato pazzo” ossessionato da dischi, alieni e mondo altro, anche chi lo segue, ancora oggi è ossessionato da lui, dal suo lavoro e dalle sue idee – pensiamo alla donna che mette in contatto Berman e lo spirito di Van Tassel con il pendolo. Il regista, stupito dall’aspetto gotico, come lui stesso dice, dell’Integratron, inizia un “viaggio” all’interno di un mondo misterioso, per alcuni risibile, per altri affascinante, aiutato certamente dall’atmosfera che lo circonda, dall’infinita distesa di sabbia che sembra portare di per sé energia e nello stesso tempo arcani.

Lo scopo di Berman non è tanto quello di trovare una soluzione, una risposta alle infinite domande che stanno dietro ai dischi volanti, agli ufo e all’Integratron quanto trovare una realtà poetica e in qualche modo restituire allo spettatore il rapporto tra scienza pura e ciò in cui si è trovato immerso.

Calling All Earthlings: Van Tassel è un uomo che vede oltre o un folle mistificatore?

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La gente parla, racconta, dice ciò che ha sentito, ciò che ha visto, ciò che Van Tassel ha professato: è riuscito a mescolare gli “alieni” a Nikola Tesla e ad altre teorie scientifiche. Nel documentario ci si domanda se lui è semplicemente un “oltreumano nella mente”, arrivato dove gli altri non arrivano grazie a quel fatidico incontro con l’alieno che ha squarciato il velo di Maya o è un folle mistificatore abile nel raccontare e raccontarsi fandonie?

Van Tassel è idolatrato dai suoi ma anche preso di mira dall’FBI, è sicuro di essere nella verità, piega l’ortodossia scientifica, mette in discussione le antiche regole, ma è anche sicuro di essere ingiustamente perseguitato (Berman mostra le interviste in cui l’uomo parla, gli articoli di giornale, registra le parole dei seguaci, la cartella top secret che l’FBI ha fatto su di lui). Il regista è attratto non tanto dall’alieno in sé, quanto dalla magia che ruota intorno a quell’edificio che diventa una sorta di talismano, mettendo in discussione le questioni intorno alla vita stessa e al rapporto con tutto il resto.

Van Tassel morì nel 1978 poche settimane dall’inaugurazione ufficiale dell’edificio, rimasto incompleto così che non si saprà mai se la sua macchina avrebbe potuto funzionare o meno, inoltre, intorno alla sua stessa morte, ci sono molti dubbi (addirittura si pensa che la seconda moglie sia stata “il sicario” della sua fine) come se l’energia “misteriosa”, sprigionata da quel luogo, volesse farsi beffa di quell’uomo.

Quel luogo, dopo la morte di Van Tassel, si è rigenerato grazie alle tre sorelle Joanne, Patty e Nancy Karl che hanno fatto diventare l’Integratron un ritrovo new age, una sorta di centro benessere all’ennesima potenza; il visitatore può essere immerso nella luce, vivendo una sorta di guarigione sonora in cui si avvertono onde di pace, un livello di attenzione potenziato e un rilassamento del corpo e della mente.

Calling All Earthlings: un bel documentario che racconta una storia affascinante

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Berman, fin da piccolo affascinato dall’idea dell’ignoto – nelle interviste dice che credeva che la sua famiglia provenisse da un altro pianeta -, riesce perfettamente a far emergere una cultura ben definita, una fede e una credenza ben determinate, toccando con mano una società sub culturale, intrappolata nelle proprie ideeCalling All Earthlings permette di guardare verso l’alto misterioso, incomprensibile, lontanissimo da noi, e verso il basso, verso le radici della controcultura, verso chi comunque rompe gli schemi, le barriere e invita a cercare ciò che va oltre gli occhi, il corpo, la norma. Berman realizza un documentario interessante che pone più di qualche domanda e che, in un modo o nell’altro, qualunque sia l’idea dello spettatore, non lascia indifferenti.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 2

2.8