Appuntamento al parco: recensione del film con Diane Keaton

In Appuntamento al parco, dal 14 settembre al cinema con BIM Distribuzione, Joel Hopkins racconta una tenera e delicata storia d'amore, lasciando sullo sfondo alcuni temi di scottante attualità.

Il regista Joel Hopkins torna al cinema con Appuntamento al parco, una commedia romantica in cui due protagonisti, non più giovani, si trovano a stringere un’insolita alleanza in un angolo verde di Londra. Emily (Diane Keaton), vedova americana trapiantata a Londra, vive nel rinomato quartiere di Hampstead ma, dopo la morte del marito, riesce a malapena a sopravvivere nel mare di debiti che questi le ha lasciato in eredità.

La sua strada ben presto incrocerà quella di Donald Horner (Brendan Gleeson), un uomo che da diciassette anni ha deciso di stabilire la propria casa nel bel mezzo del famoso parco di Hampstead Heath. Minacciato da una compagnia di costruzioni, che vorrebbe fare del parco un complesso residenziale di lusso, i due condivideranno la stessa battaglia, dando così inizio a un’improbabile storia d’amore, al di là di convenzioni e vincoli sociali.

Appuntamento al parco

Evidentemente ispirato al film diretto nel ’99 da Richard Curtis, il campione d’incassi Notthing Hill, Appuntamento al parco è non a caso, un film dedicato ad un luogo specifico: l’elegante Hampstead, (questo il titolo originale del film), quartiere a nord di Londra, noto per il suo splendido parco e per essere residenza di milionari, artisti, architetti e diversi personaggi del mondo dello spettacolo. Per i suoi lussuosi appartamenti, infatti, sono passati attori come Richard Burton, Helena Bonham-Carter, Jude Law, Russell Crowe e tanti altri. Non è un caso quindi che il regista decida di soffermarsi, in una delle prime inquadrature del film, su un fatiscente edificio in mattoni, un vecchio ospedale situato sul limitare del bosco, proprio di fronte alla casa di Donald.

Appuntamento al parco: inizio lento e sceneggiatura scontata per un film che si riscatta soltanto nella bravura dei due protagonisti

“Hampstead village” è un microcosmo a parte, un luogo indipendente dal resto di Londra, in cui persino il tempo sembra scorrere in modo diverso, al riparo dalla frenesia della City. Eppure anche in quest’isola felice fa irruzione la realtà, sotto forma di speculazione edilizia e crisi economica. Tutti elementi che ci vengono presentati con dovizia di particolari in tutta la prima parte del film. Questa soprattutto appare come appesantita da una certa “esitazione” nell’introdurre i protagonisti, la loro routine, i diversi stili di vita, mentre a farla da padrone è il quartiere, con le sue ville a due piani, le botteghe, le strade e, ovviamente, l’immenso parco. Una tale lentezza ad entrare nel vivo della storia di fatto penalizza questa parte del film quanto a ritmo narrativo, appesantendone inevitabilmente la visione.

Appuntamento al parco

Nonostante l’inizio deludente e una sceneggiatura di una prevedibilità assoluta, Appuntamento al parco riesce inaspettatamente, nella seconda parte, a scrollarsi di dosso la monotonia iniziale e a catturare l’attenzione del pubblico, in virtù, soprattutto, della bravura dei due interpreti principali. Hopkins mette in scena una storia d’amore in un’età in cui si tende a non pretendere troppo dal futuro e per farlo si serve, come già in passato, di due attori di fama internazionale.

Diane Keaton, ormai navigata in questo genere di “commedia senile”, da Mai così vicini a Ruth & Alex, passando per Tutto può succedere, è perfetta nel ruolo della donna ormai disillusa, intrappolata nella propria routine al punto da non aspettarsi più niente dalla vita. Degna spalla nonché alter ego della protagonista è l’irlandese Brendan Gleeson, assolutamente credibile nella parte del burbero ma brillante Donald, personaggio ispirato, tra l’altro, alla storia vera del clochard Harry the Hermit.

In Appuntamento al parco Joel Hopkins racconta una tenera e delicata storia d’amore, lasciando sullo sfondo alcuni temi di scottante attualità

Neanche a dirlo, la coppia, così come era avvenuto a Dustin Hoffman e Emma Thompson in Oggi è già domani, funziona alla perfezione sullo schermo. Quello di Emily, tuttavia, appare tra i due il personaggio più complesso, quello finirà con il mettere in discussione la propria esistenza, scegliendo di dare a sé stesso un’altra possibilità, una nuova vita. Alla crisi esistenziale della protagonista fa da contraltare la crisi economica: ad un certo punto, nel corso di un pranzo galante tra Emily e il suo commercialista (interpretato da Jason Watkins), neanche troppo segretamente innamorato di lei, si parlerà niente di meno che di titoli “subprime”, termine che di colpo ci rimanda ad un altro film della crisi come La grande scommessa.

Appuntamento al parco

Eppure, nonostante i riferimenti politici, (che tireranno in ballo addirittura Karl Marx) e l’accenno a dibattiti importanti come il diritto alla casa contrapposto all’occupazione di suolo pubblico, mai come adesso di scottante attualità, Appuntamento al parco rinuncia ad ogni presa di posizione, liquidando in modo semplicistico tematiche complesse, per concentrarsi invece su di una indubbiamente tenera storia d’amore, che guarda con ironia e disincanto all’età avanzata. Il pubblico si lascia quindi cullare dall’atmosfera sognante del film, a cui concorrono tanto la fotografia di Felix Wiedemann quanto le musiche composte da Stephen Warbeck. Ma, riaccese le luci in sala, non possiamo toglierci di dosso la sensazione che, visti gli interpreti e i temi sfiorati, ci si potesse aspettare molto di più.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 3

2.8