Ancora un giorno: recensione del film di Raùl De la Fuente e Damian Nenow

Dalle pagine di un'opera di Ryszard Kapuscinski, i registi Raùl De la Fuente e Damian Nenow realizzano Ancora un giorno, una straordinaria opera politica dallo spirito anarchico e rivoluzionario.

Lo scrittore e giornalista polacco Ryszard Kapuscinski è stato, probabilmente, uno dei più importanti narratori di conflitti del novecento letterario. Lo è stato a dispetto di quelle accuse che lo hanno definito, nonostante gli accurati e vividi resoconti di ben ventisette rivoluzioni, un impostore più impegnato a drammatizzare e rendere appetibili i fatti che a descriverli da fuori, onestamente. Ed è dalle pagine di Ancora un giorno, opera risalente al 1976 che racconta la fine della guerra di liberazione in Angola e i suoi cambiamenti interni, che il regista Raùl De la Fuente, con Damian Nenow, parte per rappresentare la stessa lontana ed esotica terra nel medesimo momento di conflitti nella sua omonima opera cinematografica.

In Ancora un giorno, uno spettacolare lavoro di animazione si fonde con altri generi cinematografici

Ancora un giorno Cinematographe.it

Il quadro raffigurato, tanto nell’opera di Kapuscinski che in quella di De la Fuente, è quindi quello cristallizzato entro un determinato periodo storico che si apre con la fine della dipendenza dell’Angola (dal Portogallo) ma che non ha ancora visto una fine: a ravvivare l’interesse e la partecipazione dell’autore non è la guerra di liberazione, conclusasi proprio nel 1975, bensì quella guerra civile che da lì ha cominciato a vessare senza sosta la nazione, e che ai giorni nostri non si è ancora estinta del tutto (se non, in via solo ufficiale, nel 2002). Sono storie che hanno bisogno di un prosatore appassionato come prima Kapuscinski e, poi, l’erede De la Fuente, perché altrimenti rimarrebbero invisibili all’Occidente. E De la Fuente, all’opera d’origine, riesce nell’intento di aggiungere tutto ciò che di buono poteva essere aggiunto in forma filmica, sebbene risultasse impensabile: il suo Ancora un giorno, infatti, è una commistione perfettamente equilibrata fra 60 minuti di animazione, qualche minuto di interviste e, come se non bastasse, svariati minuti (attorno agli 80) dedicati all’agiografia dello stesso Kapuscinski (che ha la voce di Kerry Shale).

Ancora un giorno è un’opera dallo spirito anarchico e ribelle

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La testimonianza di un terribile massacro sotto la luce del sole, portato sul grande schermo grazie a un’inventiva artistica senza confini, da parte di Arturo (Daniel Flynn), che anni dopo rivela l’impossibilità di dimenticare e trovare la pace e ripercorre, in epoca presente, la stessa strada attraversata quel giorno. Lo smisurato talento registico di De la Fuente non lascia al caso la scelta dell’animazione: lo strumento è utilizzato tenendo conto del suo massimo potenziale visivo, e dunque via con espressive cornici e sfrenati movimenti che rendono Ancora un giorno un’opera dallo spirito anarchico e ribelle, e caotica per una giusta causa. Non si tratta, dunque, di una decisione calcolata o artificiosa: la giusta causa è, per De la Fuente che immagina e il polacco Nenow che tratteggia e anima, quella di annettere alle sequenze belliche di straordinario impatto anche un genere assai vicino all’action vero e proprio, per tempi e stilemi.

De la Fuente realizza un’opera sperimentale, politica e rivoluzionaria

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Il film, come a suo tempo la creatura di Kapuscinski, pennella una grande lotta dai termini incalcolabili, senza riservarsi dettagli crudeli per ritrarre le mille sfumature di una terra lontanissima, per spazio e non solo per tempo. Non sarebbe azzardato, pertanto, definire Ancora un giorno un’opera sperimentale e coraggiosa da un punto di vista prettamente filmico, ma, soprattutto, politica e rivoluzionaria, che parla del passato per rivolgersi a chi vive il presente; siamo dinanzi a un’operazione brillante, ardita e davvero unica nel suo genere, che poi altro non è che il risultato di tanti generi fusi insieme. Ed è a dir poco sconvolgente che un’armonia così bilanciata fra svariate forme cinematografiche abbia dato vita a quanto di più vicino al report giornalistico si possa pensare, solo per genuinità e senso d’immediatezza, ma che resti, alla fine, cinema più puro che mai. Cinema avveniristico, di avventura, pieno di sentimento e di guerra, ma solidamente anti-guerra.

Il film è al cinema dal 25 aprile 2019con I Wonder Pictures.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.8