Acrid: recensione

Teheran. Le vite di quattro donne si incontrano, si intrecciano e a creare quest’unione sono i personaggi maschili. Soheila, Azar, Simin e Mahsa, questi i loro nomi. Del tutto insignificanti se non fosse per le storie a cui appartengono.
Soheila è infermiera. È sposata con un ginecologo abbastanza conosciuto in città, non solo per il suo modus operandi, ma anche per l’attenzione che riserva alle altre donne. Un uomo poco fedele e molto scontroso, dentro e fuori casa. Azar è la sua segretaria. Lavora nello studio da poco tempo e tutti i giorni deve tener testa al suo atteggiamento da provolone. Simin è insegnante di chimica. Ha un passato difficile, buio e violento a causa delle percosse del marito, dal quale cerca di allontanarsi. Mahsa è sua allieva. È l’anello giovane della storia. Studentessa universitaria, figlia di Sohelia, innamoratissima del fidanzatino che la tradisce.

Opera prima di Kiarash Asadizadeh, Acrid è stato realizzato nel 2013, lo stesso anno che è stato presentato in anteprima in Concorso al Festival Internazionale del Film di Roma, dove ha ricevuto il premio come Miglior Attrice, assegnato all’intero cast femminile. Il film esce nelle sale italiane l’11 giugno 2015.

Acrid

Acrid è girato in Iran e racconta un paese arretrato che non vuole cambiare. Uno Stato in cui la donna non è ancora considerata alla pari dell’uomo. La gelosia è il sentimento che muove le fila di tutta la narrazione. Una gelosia lavorativa, di coppia, legata alla necessità di sentire la donna oggetto di proprio possesso. Una gelosia di relazione.

Questo film rappresenta in parte la realtà delle odierne famiglie iraniane – afferma Asadizadeh – non si tratta né di una diagnosi né necessariamente di una risoluzione ai problemi. Il film vuole semplicemente essere un avvertimento per quelle famiglie che non sono consapevoli del loro status, non sono consapevoli, fino in fondo, di vivere nella menzogna e influenzare e colpire persone innocenti, vittime di colpe e violenze perpetrate da altre persone. Dal mio punto di vista, tutto è collegato, nella vita tutto ha una ciclicità, ed è su questa filosofia che si basa Acrid. Con la speranza che questo film possa penetrare nei nostri cuori e farci comprendere come stiamo agendo e in quale direzione stiamo andando”.

Acrid

Il regista con Acrid, senza molte pretese, mostra una realtà contemporanea e vicina. La necessità di molte donne di andare via, il più lontano possibile, dal proprio partner. Un allontanamento affettivo o dovuto a gesti di violenza. Ma al tempo stesso mostra la necessità del ritorno, perché incapaci di uscire da uno stato di smarrimento.
Acrid, nel suo significato di “aspro”, porta sul grande schermo un coro di donne che hanno la voglia di ribellarsi, di conquistare una certa libertà, ma poco consapevoli sul dove andare. È l’espressione di un Paese fermo, che non riesce a guardare avanti. Un film imponente per il tema trattato, per il contesto mostrato, ma debole a livello di narrativa visiva.

Giudizio Cinematographe

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3.2
Sonoro - 3
Emozione - 3

2.9

Voto Finale