Mrs Playmen: recensione della serie tv Netflix con Carolina Crescentini

La recensione di Mrs Palymen, serie TV Netflix con protagonista Carolina Crescentini, disponibile dal 12 novembre 2025.

“Come ci si sente ad aver portato le tette in Italia?”; inizia così Mrs Playmen, la serie Netflix – che entra nel catalogo dal 12 novembre 2025, affidata a Mario Ruggeri, head writer, e agli autori Eleonora Cimpanelli, Chiara Laudani, Sergio Leszczynski e Alessandro Sermoneta, con la regia di Riccardo Donna. Le parole, dette a Saro Balsamo, marito di Adelina Tattilo, direttrice della prima rivista erotica italiana, forza rivoluzionaria nella Roma conservatrice e moralista degli anni ’70, editore della rivista, spiegano molto del clima socio-culturale italiano, addirittura il seno delle donne era un’invenzione dell’uomo – non sarà forse un caso se pensiamo che la donna è nata, secondo il Libro per eccellenza e per antonomasia, dalla costola di Adamo? Saro Balsamo è editore della rivista, ma poi nel momento in cui la barca sta per affondare, Balsamo, da vero uomo che si prende le proprie responsabilità, affida Playmen alla moglie rendendola direttrice responsabile. La serie, nei sui 7 episodi, indaga la storia che sta dietro alla donna che è diventata fenomeno culturale, non solo erotico ma anche intellettuale e provocatorio, capace di parlare sia agli uomini che alle donne.

Mrs Playmen: una rivista che cambia sguardo e prospettiva

Mrs. Playmen_cinematographe.it

Saro: “Tu sei la mia dea in cima alla montagna”

Tutti abbiamo un ruolo da rispettare e Adelina, interpretata in Mrs Playmen da una meravigliosa Carolina Crescentini, fino ad ora è stata questo, è questo all’inizio, una dea in cima alla montagna, è una moglie e una madre che deve portare sulle spalle tutto, i problemi giudiziari del marito, le sue infinite scappatelle (e non solo), gli errori editoriali. Adelina attende, giustifica, prende ciò che il marito le consegna e lo mette in atto, anche mentre il marito fugge. “Il porno ci salverà” e la donna esegue, senza forse capire fino in fondo ciò che il marito le chiede, gli strumenti che deve usare. Adelina è una donna del suo tempo, ricca, borghese, vive molte delle problematiche tipiche dell’universo femminile, soprattutto in quel determinato periodo storico in cui famiglia, lavoro, sfera sentimentale e sessuale, cosa pubblica stanno cambiando in maniera radicale. Si fida ciecamente, e non potrebbe fare altro, di ciò che le dicono (la questione delle foto del primo episodio), rappresentando un maschilismo interiorizzato, figlio di una società e una cultura machista, che usa le donne, servirà del tempo per rompere molte catene con cui e in cui è nata e cresciuta.

Ora lei rompe il cliché e ascolta le donne, vuole sentire la loro voce, dà consiglio ad una sposina che di rimando la definisce “pervertita”, chiede cosa pensa di Playmen a Lella (Lidia Vitale), la segretaria di Saro che sapeva tutto e proprio come Adelina vive di un maschilismo interiorizzato. 

Adelina: “Playmen è l’ultima cosa che ho”

Non ascoltano la donna in tribunale perché hanno già tutto il mano, le danno una possibilità, vendere per “non farsi il sangue amaro”, non deve preoccuparsi. Tattilo decide: questa è la sua rivista e farà di tutto per non farla fallire. Lei è una donna tra tanti uomini che la assecondano ma poi le fanno fare ciò che vogliono (Chartroux, interpretato da Filippo Nigro, Luigi Poggi da Giuseppe Maggio), dovrà combattere, cadere, imparare dai suoi stessi inciampi.

Momento fondamentale quando Playmen entra a far parte della Tattilo Edizioni, non più della Saro Balsamo Edizioni, data cruciale perché da quell’istante in poi il progetto è davvero tutto di Adelina che si presenta come Tattilo e non più la signora Balsamo. 

Mrs Playmen: si parte dal corpo per arrivare al racconto della società

Adelina: “Cosa siamo noi donne, siamo tante cose… per alcuni siamo sante, per altri siamo cose da usare, da possedere, da pagare o da buttare quando non serviamo più. Molte volte siamo solo donne sole, impaurite come la prima notte di nozze […]. Non sai molto del tuo corpo e niente del suo e pensi che se ti metti lì, buona e tranquilla, ci penserà lui e lui farà, lui deciderà perché sono gli uomini che comandano”

Adelina, da donna incastrata dal marito, diventerà direttrice a tutti gli effetti, che prende le proprie decisioni anche contro il volere dei colleghi e del marito. Il suo non è un viaggio semplice, dovrà scontrarsi con sé stessa e con ciò che ha introiettato in anni di insegnamenti. Un errore è già presente nel primo episodio: le foto rubate a Elsa, la ragazza del Mandrione che è finita sulla copertina di Playmen e che daranno conseguenze drammatiche. Adelina però vuole sempre fare del suo meglio, sa quando sbaglia o quando, non avendo tutti gli elementi in mano, è portata a prendere decisioni nemiche delle sue stesse “sorelle”. Ciò che mostra Mrs Playmen è una società che deve fare ancora tanti passi avanti e che è, drammaticamente, ancora troppo vicina alla nostra. Dentro a tante frasi e a tanti temi che emergono dagli episodi, c’è un conflitto morale che è drammaticamente attuale – pensiamo che in novembre oltre ad essere uscita questa serie è uscito anche Terrazza Sentimento. Il sessismo, la colpevolizzazione secondaria, lo sfruttamento del corpo femminile, il giudizio da parte degli uomini di cosa le donne possano o non possano fare, le decisioni prese per loro, sono argomenti su cui ancora si discute e si dibatte, nonostante le tante battaglie e gli anni passati.

Proprio nella relazione tra Adelina ed Elsa e tra loro e i mondi in cui vivono – anche se molto diversi -, possiamo capire tante cose dell’Italia che lo spettatore si trova di fronte: Elsa viene giudicata per aver posato foto nuda e pubblicate a sua insaputa, viene violentata (“Che è?! Prima fai la mignotta e poi la santarella”) e le viene proposto il cosiddetto matrimonio riparatore, e poi nuovamente violata in commissariato (“quanti centimetri?” perché sotto un certo numero, lo dice la legge, è solo un “atto di libidine”) con le velenose insinuazioni del poliziotto che raccoglie la sua denuncia. Elsa viene da subito mal vista da tutti gli uomini che lavorano nella rivista, come in realtà la stessa Adelina che viene accettata solo perché moglie di Saro. Dunque si potrebbe dire che Playmen non è un posto per donne (Luigi Poggi afferma: “quella donna mi fa pena”, Chartroux dice: “deve capire che questo posto non fa per lei”), eppure i numeri si costruiscono sui loro corpi e su di loro lucrano.

“Oggi un seno, domani un sedere, e poi? E poi avremo la pornografia ovunque, anche in mano ai ragazzini De Cesari”

Non dovrebbe essere una questione morale, o almeno non in questo senso, quanto piuttosto una questione di punto di vista, di sguardo. Lo sguardo maschile si ciba, divora quelle donne, pezzi di carne (“Tutto se stemo a guardà, tutto”), a volte inconsapevoli.

Adelina vuole cambiare lo sguardo, lotta ancora di più per affermarsi in un ambiente in cui non è riconosciuta.

Una rivista come luogo di sperimentazione e libertà di espressione

Adelina: “Noi italiani comunque un problema con il sesso ce l’abbiamo, invece di rilassarci, ci fa arrabbiare”

La rivista, a poco a poco, diventa un luogo di sperimentazione e libertà di espressione, i servizi diventano fotografia di una questione sociale (divorzio, pillola, libertà sessuale) ospitando autori di talento e contribuendo a svecchiare la cultura italiana. Con uno sguardo diverso, è capace di portare temi come il diritto al piacere femminile, il divorzio, l’aborto e l’erotismo come mezzo di libertà e consapevolezza. I sussurri retrogradi del patriarcato ancora fortemente radicato – quelli che sussurrano ancora oggi nelle orecchie di molti e purtroppo anche di molte -, ci sono forti e ancora potenti – bisogna restare con il marito, anche se picchia, anche se ha una vita parallela, anche se l’amore è finito perché “finché morte non ci separi”-, ci sono però anche le prime note del cambiamento: viene spesso nominato in questi due episodi proprio il progetto di una legge sul divorzio, arrivata poi con la legge del 1970.

Fin dal titolo “La sposa erotica”, al posto di quello sulla famiglia Casati – con le foto private della moglie morta -, che parla di verginità e di prime volte, Adelina cambia marcia e decide il modo in cui vorrà parlare alle donne che, come dice lei, “si vogliono divertire”, nonostante, come le viene ricordato, Playmen venda “tette e culi agli uomini”.

Elsa, il figlio di Adelina rappresentano un pensiero nuovo, un’Italia che pensa al domani e che vuole abbattere molti cliché, stilemi figli di idee retrograde. Inevitabilmente si ha ancora una figura della donna legata al passato – e per questo durante la visione, spettatori e spettatrici possono provare fastidio per gli atteggiamenti e i toni usati nei confronti delle donne – e una rappresentazione del sesso sconveniente o, in altri casi, tabù,  ma comunque Playmen diventa una finestra aperta sul mondo.

Questa è una società in subbuglio (l’Autunno caldo, i movimenti contro la guerra in Vietnam), caratterizzata dai movimenti studenteschi, dal femminismo che parla alle donne e chiede loro di alzare il capo per ritrovare una libertà forse mai avuta fino in fondo. Emerge anche un tema importante: l’omosessualità. Chi è omosessuale tace, si nasconde, lo stesso Chartreux frequenta locali gay clandestini, proprio come Luigi. Uomo di destra porta addosso l’omofobia interiorizzata che non gli permette di essere sé stesso e anzi “combatte” contro sé stesso e ciò che rappresenta.

Mrs Playmen: conclusioni e valutazioni

Mrs Playmen è un’interessante istantanea di ciò che siamo stati e di ciò che siamo, che parte dal corpo per entrare nelle pieghe della società. Diventa un’analisi erotica dell’essere donne e uomini negli anni ’60 ma che fa riflettere anche sulla geografia erotica e sessuale dell’oggi. Carolina Crescentini dà corpo ad una donna coraggiosa ma anche fragile, ribelle e libera ma anche imbrigliata in molti retaggi culturali, figli di ieri, conosce il proprio corpo desiderante e vuole che anche le altre siano libere, anche di desiderare, proprio come lei. Di fronte o dietro al corpo erotico della sposa, della donna, della moglie che vive i cambiamenti di questo periodo piena di sogni e di pensieri volti al futuro, c’è anche un’Italia che combatte anch’essa per liberarsi, non temere il proprio corpo, le proprie spinte sessuali e non, ricostruire quella famiglia di granito che era assurta a simbolo e modello di vita. A sostenere tutto c’è la musica di quegli anni che rappresenta bene la figura femminile, libera, indipendente, rivoluzionaria, pronta a ballare da sola.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 3

3.8

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