Wasteland 2: Director’s Cut – ‘non è un gioco per tutti’

La storia di Wasteland affonda le radici molto lontano nel tempo: era infatti il 1988 quando il primo episodio della saga apparve su PC e Commodore 64, e all’epoca il gioco di ruolo videoludico aveva connotazioni ben diverse da quelle a cui siamo abituati oggi.
Da allora sono passati ben 25 anni e finalmente, dopo la pubblicazione per PC dell’anno scorso, oggi arriva negli store di tutto il mondo il porting per console next-gen. E rispetto alla versione PC l’impatto visivo è nettanemente migliorato, grazie all’utilizzo del nuovo motore Unity 5. Ed ecco quindi a voi Wasteland 2: Director’s Cut.

Wasteland 2: Director’s Cut – ‘non è un gioco per tutti’, sarà il tuo genere?

Per chi non lo conoscesse, Wasteland 2 è un gioco di ruolo vecchia scuola: vista isometrica dall’alto, esplorazione di vaste aree, combattimenti a turni e soprattutto party ben assortito e centinaia di opzioni, tra equipaggiamento e statistiche, da impostare per personalizzare al massimo la propria esperienza di gioco.
L’ambientazione è di quelle che affascinano senza lasciare dubbi: futuro distopico post-apocalittico con elementi da vecchio west fanno di questo titolo un’avventura immersiva ed emotivamente coinvolgente.

Per dovere di cronaca è giusto dire che Wasteland 2 non è un gioco per tutti: è complesso, articolato, molto lungo e richiede una dedizione totale per padroneggiare le molteplici opzioni dei personaggi. Iniziare un’avventura lancia in resta col primo gruppo che capita, saltando i dialoghi e buttandosi nella mischia è il modo migliore di finire anzitempo i proprio giorni su questa Terra martoriata, e di cadere nella frustrazione. Il giocatore deve leggere e seguire con calma i dialoghi, studiare a tavolino le migliori strategie per affrontare le missioni (sia quella principale che le molte secondarie, di cui nessuna facile) e mettere in campo un party ben livellato e organizzato con tutti i crismi.

Nemmeno l’esplorazione delle vaste aree della mappa deve essere presa sottogamba: il deserto è pericoloso e pieno di insidie, l’acqua scarseggia e le oasi sono poche. L’esplorazione deve essere pianificata attentamente, come tutto il resto, e girovagare a caso è sicuramente un’opzione non praticabile in questo titolo.
A fronte di queste difficoltà, però, il gioco regala dosi di soddisfazioni enormi a chi saprà immergersi e lasciarsi catturare da questo gameplay affascinante, che unisce dinamiche old school alla maturità degli ultimi anni di industria videoludica.

La localizzazione inglese, infine, potrà risultare un po’ ostica soprattutto per chi non lo mastica quotidianamente e non ha voglia di leggere tonnellate di sottotitoli in italiano, tuttavia l’ottimo recitato è davvero un piacere da ascoltare e dona quel tocco di sporco e vero che solo l’originale riesce a rendere.

In conclusione se siete amanti dei giochi di ruolo, dell’ambientazione post-apocalittica, dei mostri mutanti di dimensioni ciclopiche e desiderate cimentarvi in un gioco complesso e articolato, che vi catturerà per decine di ore lasciandovi impelagati in deserti radioattivi, Wasteland 2 è decisamente il gioco che fa per voi.