Lifeless Planet: quattro salti nella fantascienza hardcore

Lifeless planet è un platform game. Lo scopo? Quello di sopravvivere alle insidie ambientali di un pianeta ostile e riuscire a tornare a casa prima che l’aria nelle bombole finisca. Tutto qui? Da un certo punto di vista si. Il gioco di Stage2studios (chiaro omaggio al secondo modulo del Saturn V) si è presentato abbastanza in sordina sugli store digitali e sicuramente è passato inosservato agli occhi di molti giocatori. Tuttavia c’è ben di più, al di sotto del primo strato, ed è qualcosa che ha la capacità di far battere il cuore degli appassionati della fantascienza classica.

Come dicevamo la trama è piuttosto semplice: il protagonista precipita su un pianeta deserto, disabitato, apparentemente innocuo se non per le difficoltà nel reperire fonti si sostentamento e aria respirabile. La missione è quella di trovare l’insediamento umano russo e capire come mai i contatti con i coloni si sono bruscamente interrotti. L’atterraggio non è dei più piacevoli e dei due nostri compagni di viaggio non c’è nemmeno l’ombra. A quel punto la cosa fondamentale è trovare una fonte di ossigeno, dopodiché si potrà procedere all’esplorazione del pianeta alieno.

Fin dalle prime battute appare chiara la drammaticità della location: il pianeta è desertico, duro e pieno di insidie. Si può camminare in ogni direzione e, come è giusto che sia, non abbiamo alcuna direzione da prendere, nessuna mappa da seguire. Dovremo affidarci al nostro intuito e alla nostra capacità di cogliere i dettagli, per capire cosa fare per superare i molti ostacoli che il gioco ci porrà davanti.

Esplorazione ad ogni costo quindi, e una lenta e cesellina opera di ricostruzione di un mosaico davvero complesso. Cosa è successo agli scienziati russi? Cos’è quella strana vegetazione luminosa? Chi è quella donna che sembra capace di controllare le piante e che respira l’aria velenosa del pianeta?

Alla scoperta di Lifeless Planet

Gli sviluppatori strizzano numerose volte l’occhio a vecchie conoscenze della fantascienza classica: da Isaac Asimov a Pierre Boulle a Andrej Tarkovskij, per un ambiente talmente silenzioso e vasto da risultare quasi soffocante; gli unici rumori sono quelli delle molte minacce, rocce, cascate, vento e piante aggressive… oltre ai diari dei coloni scomparsi, che, pezzo dopo pezzo, aiutano a ricostruire il dramma di quanto accaduto su quel pianeta così distante. Con il vecchio ma sempre attuale tema dei disastri che può causare l’intervento umano alla ricerca di ricchezza e conoscenza.

Lifeless Planet è una storia cruda, che lascia a più riprese l’amaro in bocca e che dona il retrogusto del fiele anche una volta raggiunto l’happy ending.
Ancora una citazione al Pianeta delle Scimmie, forse, oppure al più recente Insterstellar; i riferimenti al ritardo temporale non tardano ad essere messi sul piatto, e questo aumenta ancor di più la sensazione di urgenza, di correre verso l’agognato ritorno a casa, pur sapendo che l’ambiente diventa più ostile ad ogni passo che si compie, che la notte celerà insidie ancor più pericolose e la prossima alba sarà di certo l’ultima sul pianeta senza nome, in un modo o nell’altro…

In conclusione questo non è un gioco per tutti: nonostante il basso livello di sfida lo renda accettabile anche ai giocatori meno hard core, è innegabile che si rivolga ad un pubblico elitario, che ama la fantascienza e che voglia farsi trasportare dalle suggestioni del crudo Solaris.