Harvey Weinstein perde quattro capi di imputazione: Jane Doe 5 non si presenta al processo
Scendono da 11 a 7 i capi d'imputazione contro Harvey Weinstein.
Ha nuovi sviluppi il processo contro Harvey Weinstein. Il giudice incaricato a occuparsi del caso nella città di Los Angeles, Lisa Lench, ha derubricato quattro capi di accusa pendenti sull’ex produttore cinematografico. Ad aver reso la decisione inevitabile la mancata presenza di un’anonima accusatrice (“Jane Doe 5”), che avrebbe dovuto essere la quinta vittima a deporre testimonianza.
Dunque, diminuiscono da undici a sette le imputazioni nei confronti di Harvey Weinstein. Nella fattispecie, si trattava di due accuse di stupro e due di rapporto orale forzato. Una notizia positiva per l’imputato, che ha già ricevuto la condanna a 23 anni presso lo Stato di New York.
Harvey Weinstein: l’accusatrice anonima non si presenta in aula
Nel corso della giornata di ieri ha, intanto, destato scalpore il racconto di Jennifer Siebel, oggi moglie del governatore della California, Gavin Newsom. Stando al racconto della donna, Harvey Weinstein avrebbe abusato di lei nel 2005. I difensori legali hanno condotto un controinterrogatorio impietoso, con Mark Werksman determinato a farle ammettere che il rapporto fu consensuale.
In un accesso botta e risposta, il rappresentante di Harvey Weinstein ha invitato la teste a simulare un orgasmo. Di rimando, Siebel Newsom si è rifiutata di assecondare la richiesta. Mentre sul suo volto iniziavano a sgorgare le lacrime, ha spiegato di aver fatto rumori per indurlo a smettere. Al momento rimane lei l’ultima a scendere in campo contro l’ex re di Hollywood, presentatosi in aula con un deambulatore.
Il quadro giuridico di Harvey Weinstein diventa un po’ meno grave a seguito dell’assenza della quinta teste, la cui identità rimane avvolta nel mistero. In principio, si prefiguravano 140 anni di galera, mentre ora, qualora i sette capi di imputazione venissero confermati, la pena ammonterebbe a 60 anni. Comunque, resta da aggiungere un altro capitolo, stavolta a Londra, dove una donna sostiene di aver subito la sua aggressione negli anni ‘90.