Guerra e Pace: il docufilm in concorso a Venezia 77

Guerra e Pace (2020) è un excursus del rapporto tra il cinema e la guerra che va dal 1911 a oggi. Il film è in concorso a Venezia 77.

Guerra e Pace di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti in concorso nella sezione Orizzonti di Venezia 77

Arriva in concorso nella sezione Orizzonti della 77. Mostra Internazionale del Cinema di Venezia Guerra e Pace, il film diretto da Massimo D’Anolfi e Martina Parenti (autori anche della produzione, della fotografia, delle riprese, del suono, del montaggio), che fa una panoramica del rapporto tra il cinema e i vari conflitti che la settima arte racconta, interrogandosi sulle conseguenze della guerra, sul senso della storia e della conservazione della memoria a beneficio delle future generazioni.

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Un film che parte dal 1911 e dai racconti della guerra in Libia fino ad arrivare ai giorni nostri; un racconto diviso in quattro capitoli e fatto di immagini e testimonianze che attraversa gli archivi e i racconti di chi ha filmato le atrocità dei vari conflitti per renderli indelebili nella memoria dei posteri.
I registi, già autori di opere come I promessi sposi (2007), Grandi Speranze (2009), Il castello (2011), Materia oscura (2013), L’Infinita fabbrica del Duomo (2015), Spira Mirabilis (2016) e Blu (2018), fanno un excursus del cinema di guerra, dalle sequenze filmate dai pionieri del cinema alle odierne riprese girate con gli smart-phone dai cittadini del mondo.

Guerra e pace è una riflessione sulle immagini e, come in un grande romanzo scandito in quattro capitoli – passato remoto, passato prossimo, presente e futuro -, prova a ricomporre i frammenti della memoria visiva dai primi del ‘900 a oggi e mette in scena la moltiplicazione delle visioni che, come un costante rumore di fondo, accompagnano le nostre attuali esistenze.
Quattro importanti istituzioni europee ospitano la narrazione del nostro film e ne costituiscono la solida impalcatura spazio-temporale. Impalcatura in cui la pace e la guerra sembrano convivere e tenersi a bada a vicenda.
Dal costante lavoro di ricerca e restauro di antiche pellicole di guerra dell’Istituto Luce di Roma; alla quotidianità dell’Unità di Crisi del Ministero degli Esteri Italiano con i suoi monitor perennemente accesi sul mondo; dalla formazione di giovani militari che imparano a produrre immagini di guerra presso l’Ecpad (Archivio Militare e Agenzia delle Immagini del Ministero della Difesa Francese); alla conservazione dei preziosi archivi della Croce Rossa Internazionale custoditi presso la Cineteca Svizzera di Losanna, Guerra e pace ci racconta come l’estetica di guerra, molto più che l’estetica di pace, ci accompagna da sempre, riflettendosi e proiettandosi nell’effimero presente che ci circonda.

Il film è una produzione Montmorency Film con Rai Cinema e Lomotion con SRF SCHWEIZER RADIO UND FERNSEHEN / SRG SSR con il supporto di MiBACT, Berner Filmförderung, Federal Office of Culture (FDHA), Switzerland, in partecipazione con Cinémathèque Suisse e in collaborazione con Istituto Luce Cinecittà, Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale, EMI – ECPAD, International Red Cross e con Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

I registi hanno commentato il film iniziando da una citazione del giornalista  Ryszard Kapuściński:

Chi siamo dunque? Siamo gente sempre in guerra.
O perché la stavamo facendo o perché ci apprestavamo a farla.
Non siamo mai vissuti altrimenti.

Per poi commentare il loro Guerra e Pace come segue:

La prima intuizione di Guerra e pace è nata un giorno di fronte un’Ambasciata Italiana in una capitale straniera.
Ci siamo domandati che funzione e che valore potessero avere ancora questi palazzi privilegiati e, più genericamente, quale fosse il senso dell’attività diplomatica in un mondo in cui la comunicazione e le notizie viaggiano ad una velocità fuori da ogni controllo.
Dopo molti studi, riflessioni e incontri crediamo che oggi più che mai è necessario ripensare agli strumenti che prevengono, limitano, contengono i conflitti in favore del dialogo tra uomini e istituzioni.
Il cinema, fin dalle sue origini, ci mostra di aver avuto un legame fortissimo con la guerra più che con la pace, sia per lo spirito che ha attraversato la prima metà del secolo scorso, sia per l’intrinseca necessità di documentare gli eventi storici, sia per la reale difficoltà di filmare un processo di pace.
Abbiamo dunque deciso di riflettere sulle immagini del passato e del presente non solo come strumento di guerra, ma anche come possibile strumento di pace.