LFF16: Eva Nová – Recensione del film di Marko Skop

In concorso per la sezione lungometraggi del Lucca Film Festival 2016 arriva Eva Nová, primo film non documentaristico diretto dal regista slovacco Marko Skop. La pellicola si avvale inoltre della strepitosa performance di Emília Vášáryová, attrice slovacca dalla sconfinata carriera cinematografica e teatrale, che in Eva Nová supera se stessa, donando anima e corpo a un personaggio femminile indimenticabile, segnato dalla vita e dalle sue avversità. Il film è stato presentato nella sezione Discovery del Toronto International Film Festival, dove ha ricevuto consensi unanimi da parte di critica e pubblico e conquistato il premio FIPRESCI.
Eva Nová - Emília Vášáryová

Eva Nová: un amore fra madre e figlio fatto di rancore e rimpianti

Eva (Emília Vásáryová) è un’attrice di 62 anni ormai in declino con gravi problemi di alcolismo e un figlio, Dodo (Milan Ondrík), che ha fatto crescere dalla sorella Manka (Zofia Martisová) in modo da dedicare tutto il suo tempo alla carriera artistica. Dopo essere uscita per l’ennesima volta da un programma di riabilitazione dall’alcolismo, Eva decide di riprendere in mano la propria vita e di cercare di recuperare il rapporto con il figlio. Quest’ultimo però, a sua volta con problemi di alcolismo, prova un forte rancore verso la propria madre naturale e la allontana con grande fermezza da sé e dalla sua famiglia. Per Eva comincia così una dura battaglia per l’affetto di suo figlio, contro i fantasmi del proprio passato e con l’ombra di una dipendenza che continua a tentarla e destabilizzarla.

Eva Nová - Emília Vášáryová

Marko Skop dirige con minimalismo e grande rigore una pellicola dura e pungente, girata quasi esclusivamente in interni e basata prevalentemente sui dialoghi e sulla tormentata protagonista. Da attrice di classe e carisma qual è, Emília Vášáryová si carica il film sulle spalle e si plasma totalmente nel suo personaggio, rendendo con le sue intense espressioni e con la propria gestualità tutti i tormenti di una donna segnata dalla perdita della giovinezza, degli affetti e di tutto ciò a cui teneva di più, che cerca disperatamente di risalire la china e riappropriarsi della propria esistenza. Rimaniamo affascinati dal volto a tratti vitreo e in altre occasioni straziato di una donna che anche davanti allo sfacelo della propria esistenza non si arrende, lottando per mantenere il proprio autocontrollo di fronte alla collera e alla violenza del proprio figlio e per riacquistare una propria dignità umana anche nelle situazioni più semplici, come un normale lavoro in un supermercato o una recita davanti a un platea di anziani in una casa di riposo, così lontana dalle performance in teatri splendenti e luccicanti che era abituata a dare. La protagonista di Eva Nová riparte da dove si era fermata la Norma Desmond di Viale del tramonto, cercando di uscire da una spirale autodistruttiva che la sta consumando, sporcandosi le mani nel tentativo di risollevarsi dal baratro in cui è precipitata e guardando negli occhi un’esistenza fatta ormai solo di ricordi e rimpianti per i propri errori.

Marko Skop procede per sottrazione, eliminando dallo sfondo tutti i dettagli non fondamentali e mettendoci davanti alla realtà, fatta di un rapporto fra madre e figlio composto di rancore, violenza e assordanti silenzi. Non vediamo mai gli eventi che hanno portato i protagonisti nella situazione attuale e ne sentiamo parlare solo in pochissimi dialoghi, ma abbiamo comunque la nitida sensazione di aver vissuto la gloriosa carriera di Eva attraverso i suoi composti e fieri sguardi allo specchio, e i lunghi anni di rabbia repressa da Dodo osservando la durezza dei suoi sguardi nei confronti della madre ritrovata. Assistiamo così al silenzioso amore di una madre e al violento e rumoroso astio di un figlio, che ha anch’esso intrapreso un cammino di autodistruzione che lo sta portando a perdere la propria famiglia. Non ci sono vincitori e vinti, ma solo due persone in perenne lotta con i propri sbagli e con l’incapacità di dare e avere un perdono o una seconda possibilità. La trama si sviluppa attraverso pochissimi eventi di rilievo, basando gran parte della propria forza su dialoghi asciutti ma efficaci e sulle intense prove dei protagonisti, esaltate da una regia attenta e precisa e da una colonna sonora discreta ma funzionale. Rimangono negli occhi e nella mente gli interni dimessi e sobri e una fotografia dai toni grigi e opachi, che riflette lo stato d’animo della protagonista.

Eva Nová - Emília Vášáryová

Con una storia semplice ma dalle diverse sfaccettature, Eva Nová ci mette davanti al peso dei nostri sbagli e alla difficoltà di porvi rimedio. Nella vita esistono le seconde e terze possibilità? Possiamo davvero risalire anche dal precipizio più profondo? Quanto siamo disposti a fare e sopportare per meritarci il perdono? A queste e altre domande cerca di rispondere Eva Nová, invitandoci a non arrenderci e a lottare per il nostro riscatto, lasciandoci con un finale dolceamaro e sfumato, che non spiega e non rivela, ma che ci mette davanti a un sentimento puro e inesplicabile, composto in parti uguali da rabbia, rimorso e amore.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.8