Giffoni 2015: presentati tutti i film in concorso

Sono varie e intense le tematiche affrontate dalle storie in concorso nella selezione ufficiale del Giffoni Experience 2015 (17-26 luglio): 98 i titoli tra lungometraggi, cortometraggi e documentari, selezionati nelle varie sezioni competitive tra le oltre 4.200 opere visionate dalla direzione artistica, e che saranno giudicati dagli oltre 3.600 giovani giurati provenienti da 52 Paesi (tra cui Australia, Corea del Sud, Francia, Giordania, India, Iraq, Libano, Palestina, Pakistan, Qatar, Siria, USA), suddivisi per fasce d’età (Elements+3 per i bambini dai 3 ai 5 anni, Elements +6 per i bambini dai 6 ai 9 anni, Elements+10, per i bambini dai 10 ai 12 anni, Generator+13 per i ragazzi dai 13 ai 16 anni, Generator+16 per i ragazzi dai 16 ai 17 anni, e Generator+18 per i ragazzi dai 18 anni in su).

Saranno sottoposti al giudizio insindacabile della più giovane giuria, ELEMENTS+3, 24 cortometraggi tra cui l’italiano The Mods, firmato da Alessandro Portincasa e Antonio Padovan, e diverse produzioni animate russe e americane, quest’anno particolarmente vivaci: A Fistful of Presents di Cole Clark (USA, 2015), A Little Star di Svetlana Andrianova (Russia, 2014), Bear And Bird di Dan & Jason (USA, 2014), Bounce di Rory Lowe e DC Barclay (Regno Unito, 2015), Broken Wand di Anne Yang e Michael Altman (USA, 2014), Can I Stay? di Paige Carter, Onyee Lo e Katie Knudson (USA, 2015), Captain Fish di John Banana (Francia, 2014), Counting Sheep di Frits Standaert (Belgio, 2015), Fridge Princess di Michelle Oh, Tale Do, Ruby Xia, Mauricio Castano, Airin Budiman, Michelle Oh, Ruby Poon (Canada, 2015), Hard to be a Sparrow di Dariya Vyatkina (Russian Federation, 2014), Herman’s Heart di Anne Kristin Berge (Norvegia 2014), Ivan and the Wolf di Anna Levinson (Germania 2015), Ladybug di Marina Karpova (Russia, 2015), The Law of the Jungle (La Loi du plus di Pascale Hecquet (Francia/Belgio, 2015), Lea and The Forest Pirates di Maria Avramova (Svezia, 2015), Lune di Toma Leroux e Patrick Delage, (Francia, 2014), Oh, My Goddess! di Pei-Chia, Tsai (Taiwan, 2015), Papa di Natalie Labarre (USA, 2014), Schwammerlbert di Pia Auteried (Germania, 2014), The Search for the Monster of Lake QS di Sarah Lynne Reul (USA, 2015), Sky High di Stewart Powers (Regno Unito 2015), The True Knight di Dominika Brodowsk (Regno Unito, 2014), Waves in the Sky di Gildardo Santoyo del Castillo (Messico, 2015).

Due invece i lungometraggi fuori concorso, entrambi europei: Raven The Little Rascal – The Big Race di Ute Von MunchowPhol (Germania, 2015) e Minnie and the Mozzies di Jannik Hastrup e Flemming Quist Moeller (Danimaca, 2014) in cui i due registi affrontano, con i toni a tratti magici adatti ai più piccoli, una questione delicata quale il bullismo.

Storie di amicizia, coraggio e determinazione nella sezione ELEMENTS +6. How to Steal a Dog (Corea del Sud, 2015), firmato da Sung-Ho Kim e distribuito da 9ers Entertainment, è l’avventura rocambolesca e toccante di due bambine che devono aiutare la mamma di una delle due a trovare il denaro per affittare, finalmente, una casa. Mentre Amazing Wiplala (Olanda, 2014, prodotto da Boss Bros e distribuito da Attraction Distribution) – diretto da Tim Oliehoek, racconta l’incontro fantastico tra una famiglia e un minuscolo mago che porterà scompiglio e novità in famiglia. Dall’India arriva Rainbow (2014) – diretto da Nagesh Kukunoor e prodotto da Kukunoor Movie – viaggio alla ricerca della felicità di due bambini, sorella e fratello, attraverso un paese che sa essere generoso, magico e crudele allo stesso tempo. In Ghosthunters – On Icy Trails di Tobi Baumann (Austria, Germania, Irlanda, 2015, distribuito in Italia da Notorious Pictures) si racconta la storia dell’undicenne Tom e di Hugo, fantasma rinvenuto in cantina che non solo è del tutto innocuo, ma ha anche un disperato bisogno d’aiuto. È ambientato nel 1900, in un orfanotrofio la cui direttrice costringe i bambini a lavorare in una fabbrica Monkey Business from A to Z di Johan Nijenhuis (Olanda, 2015). Due i titoli italiani: Grotto di Micol Palluca (Italia, 2015 – prodotto da Thalia Film) e The Games Maker (Italia, Argentina, Canada, 2014), diretto da Juan Pablo Buscarini, interpretato da Joseph Fiennes e Valentina Lodovini, (distribuzione internazionale Cinema Management Group, distribuzione italiana De Angelis Group). Sei, invece, i corti in gara: Me Buddy, Muhammad di Eleanor Walsh (Irlanda, 2014), Zero di Tony T. Datis (Francia, 2014), The Fly (La mosca) di Marco Di Gerlando (Italia, 2015), The Present di Jacob Frey (Germania, 2014), Vitello digs a hole di Dorte Bengtson (Danimarca 2015), The Wish Fish di Karel Janák (Repubblica Ceca, 2015).

Racconti sospesi tra fantasia e realtà nella sezione ELEMENTS +10. Con Paper Planes (Australia, 2014), distribuito dalla Arclight Films e diretto da Robert Connolly scopriamo la passione di un ragazzo per il volo ed il suo viaggio per competere nei campionati mondiali di aerei di carta in Giappone. Filo conduttore dell’avventura la ricostruzione del rapporto tra il figlio e il padre (Sam Worthington, il Jake Sully di Avatar, ospite del Giffoni Experience 2010). Nel belga Labyrinthus (Belgio, 2014) di Douglas Boswell, realtà e mondo virtuale si incontrano e si scontrano: un ragazzo scopre che una coetanea è imprigionato in un video gioco e spetterà a lui salvarla. Birds of Passage (Francia, Belgio, 2015, distribuzione internazionale Attraction Distribution) diretto da Olivier Ringer, tratta invece la storia struggente dell’amicizia tra Cathy e la sua amica Margaux, costretta su una sedia a rotelle. Insieme le bambine affronteranno una rischiosa avventura per salvare la vita di una piccola anatra. The Shamer’s Daughter di Kenneth Kainz (Danimarca, 2015) è la storia di Dina, la figlia della sciamana: una ragazza che, suo malgrado, ha ereditato il potere soprannaturale della madre, quello di guardare dentro l’anima delle persone, facendole vergognare di se stesse. In Adama di Simon Rouby (Francia, 2015), un coraggioso dodicenne attraversa l’Europa, stretta nella morsa della prima guerra mondiale, sostenuto dalla forza della disperazione e dalla poesia dell’infanzia, per portare a compimento il proprio viaggio iniziatico. Un altro bimbo pieno di coraggio è il protagonista di My Mother’s Blue Sky di Ali Ghavitan (Iran, 2015): il piccolo Amir, che ha perso il padre e vive con la madre con la quale lavora in una piccola miniera di carbone. Chiude la selezione Mara and the Firebringer di Tommy Krappwies (Germania, 2015) un film di avventura e magia nel quale la giovane Mara deve comprendere il senso delle sue inquietanti visioni. Per i cortometraggi sono stati selezionati: Two left feet (Due piedi sinistri) di Isabella Salvetti (Italia 2015), The Alchemist’s Letter di Carlos Andre Stevens (USA, 2015), Hursit di Selcen Yilmazoglu, (Turchia, 2015), Johnny Express di Woo Kyungmin (Corea del Sud, 2014), The Wanderer di Emmanuel Moscoso (Argentina, 2015), The Red Thunder di Alvaro Ron (USA, 2015), Fare Thee Well (La Fonte) di Mattia Venturi (Italia, 2015).

Intense le tematiche proposte in GENERATOR +13: dai sogni adolescenziali scanditi dal ritmo di ottima musica rock a temi molto più delicati come l’elaborazione del lutto. In Beatles (Norvegia, 2014, Norwegian Film Institute) – tratto dall’omonimo libro di Lars Saabye Christensen e diretto da Peter Flinth (FAKIREN FRA BILBAO, presentato al GFF 2004) – incontriamo quattro ragazzi che nella Oslo degli anni ’60 sognano di diventare i Beatles. Si continua con The Beat Beneath My Feet (Regno Unito, 2014, Spotlight Pictures) di John Williams interpretato da Luke Perry, noto per essere stato uno dei protagonisti del telefilm BEVERLY HILLS 90210. Tom, un adolescente solitario, sogna di diventare una rock star, ma si sente frustrato dalla sua cattolicissima madre single, Maria. Quando un forestiero misterioso trasloca nel piano sottostante e comincia a suonare musica rock a tutte le ore, Tom lo riconosce come il chitarrista caduto in disgrazia, Max Stone, della rock band “Nothing”, scomparso da anni e presunto morto. Si toccano “corde” delicate con Thread Of Lies (Corea del Sud, 2014, CJ Entertainement), diretto da Lee Han. Hyun-sook è una madre vedova, divisa tra l’educazione di due adolescenti e un impegnativo lavoro in un grande negozio di alimentari. Un giorno, la figlia più giovane, Cheon-ji, si suicida senza nemmeno lasciare un biglietto. Lottando con il senso di colpa e la rabbia, e senza sapere perché Cheon-ji ha scelto di uccidersi, la madre non trova pace, mentre lunghi flashback ci mostrano la giovane vittima di atti di bullismo nella sua scuola media. Copione diverso per la regista Lea Pool, una delle più importanti del Canada. Vincitrice a Berlino, Chicago, Sarajevo, Toronto e proprio a Giffoni nel 1999 grazie al suo EMPORT-MOI, torna quest’anno sullo schermo della Cittadella del Cinema con The Passion Of Augustine (Canada, 2014, Seville International). Al centro dell’opera la storia di Madre Agostina, una suora che, dietro ad un’apparenza rigida, nasconde un animo più leggero e porta avanti con determinazione e sagacia un collegio nelle zone rurali del Quebec, nel bel mezzo della “Quiet revolution”. È ambientato a cavallo del 19esimo secolo Marie’s Story (Francia, 2014, Indie Sales, distribuito in Italia da Mediterranea Productions) diretto da Jean-Pierre Améris, già regista del film EMOTIVI ANONIMI (LES ÉMOTIFS ANONIME, 2010). Basato su eventi realmente accaduti, il lungometraggio, che sarà distribuito in Italia dalla Mediterranea Productions, segue le vicende di un umile artigiano e di sua moglie che, nel disperato tentativo di trovare una forma di contatto con la figlia nata sorda e cieca e incapace di comunicare con il mondo intorno a lei, decidono di affidarla all’Istituto Larnay nel centro della Francia, dove un ordine di suore cattoliche gestisce una scuola per ragazze non udenti. In Sanctuary di Marc Brummund (Germania, 2015) siamo nel 1968: Rolling Stones, pantaloni a zampa di elefante, minigonne, rivoluzione sessuale, mentre Wolfgang, un ragazzo di quattordici anni dallo spirito ribelle e contestatario, viene mandato a Freistatt, una casa-famiglia per giovani problematici. Infine You’re ugly too di Mark Noonan (Irlanda, 2014) racconta la storia, di dolore e fiducia, di Will: un uomo con trascorsi criminali che ottiene un rilascio straordinario dal carcere per prendersi cura di sua nipote Stacey, in seguito alla morte della madre di lei.

Primi turbamenti adolescenziali e l’inquietudine di una generazione nei film selezionati per GENERATOR +16. In Other Girls (Finlandia, 2015, Finnish Film Foundation) diretto da Esa Illi, si intrecciano le vite di quattro ragazze alle prese con l’ingresso nell’età adulta. Ad ispirare la storia è una serie di video diari sovversivi, controversi e scandalosi realizzati nel 2011 da 4 giovani di Helsinki. Il rap è descritto come un’occasione di riscatto dal degrado in Max & Lenny (Francia, 2014, Alpha Violet), diretto da Frederic Nicolas. Max è una giovane congolese clandestina che si imbatte, a nord di Marsiglia, in Lenny, una ragazza taciturna coinvolta nel traffico di droga; nasce tra loro un legame cementato dalla lotta comune per la sopravvivenza che restituirà ad entrambe una percezione diversa del mondo. Tra gli autori del film c’è anche Francois Begeaudeau, autore ed interprete del film LA CLASSE, vincitore della Palma d’Oro. Emozioni in contrasto in Nena (Olanda/ Germania, 2014, produzione Key Film, distribuzione internazionale Mountain Road Entertainment Group), la 16enne protagonista del lavoro diretto da Saskia Diesing. Le sue trepidazioni si dividono tra il tentativo di suicidio di suo padre, Martin, paralizzato dal collo in giù, e l’infatuazione per Carlo, lanciatore della squadra di baseball. Lontano dagli occhi indiscreti degli adulti, alle prese con matrimoni falliti, i due ragazzi si spingono oltre i confini della loro amicizia, alla scoperta di una passione intensa. È nota per il ruolo di Arya Stark nella serie HBO Il Trono di Spade, Maisie Williams, protagonista di The Falling (Regno Unito, 2014, Independent) che è diretto da Carol Morley; è la storia di una ragazza problematica, determinata a indagare le cause di una misteriosa epidemia che ha invaso la scuola femminile che frequenta. Ci troviamo nell’Inghilterra del 1969, in un Mondo sull’orlo di una rivoluzione epocale. In Standing Tall di Emanuelle Bercot (Francia, 2015, distribuito in Italia da Officine Ubu), Malony, abbandonato dalla madre all’età di sei anni, entra ed esce ininterrottamente dalle aule del tribunale dei minori, ma le cose cambieranno quando incontrerà Tess, una ragazza veramente speciale, dalla quale il giovane vedrà sprigionarsi un nuovo barlume di speranza. Una storia di integrazione è quella che ispira Your Tiger di Cyprien Vial (Francia, 2014), in cui Bébé Tigre è Many, un ragazzo indiano di diciassette anni originario del Punjab, preso in custodia dallo Stato francese. Un esempio di integrazione riuscita da parte del protagonista che divide il suo tempo tra la scuola, gli amici e la fidanzata Elisabeth, senza perdere il contatto con la comunità Sikh. All The Wilderness di Micheal Johnson (Usa, 2014) è la storia di James, un adolescente inquieto che si è perso nelle lande selvagge della sua mente: lotta per far fronte all’assenza del padre e vive in un mondo di sua creazione.

Produzioni che provengono da mezzo mondo (dagli USA alla Nuova Zelanda passando per India, Corea e Europa) sono state scelte per raccontare la complessità di GENERATOR +18, la giuria più adulta del festival. Si parte dal debutto alla regia di Lou Howe con Gabriel (Usa,2014, Preferred Content). Un film che cattura con spietata sensibilità le vicende di un ragazzo disturbato – un bravissimo Rory Culkin – che crede di ritrovare la serenità ricongiungendosi al suo primo amore. Svelando, a poco a poco, lo squilibrio mentale di Gabriel, Lou Howe mette a nudo la mancanza di comprensione collettiva nei confronti dei problemi legati alla psiche. Prende il nome in prestito da un album di Bruce Sprigsteen Darkness On The Edge Of Town (Irlanda, 2014, distribuzione internazionale Cinemavault) del regista Patrick Ryan. Un film che attraversa diversi generi cinematografici – dal dramma al thriller, fino a giungere ad una sorta di western moderno – e che narra la storia di un adolescente dal passato difficile che sceglie di vendicare la morte di sua sorella, scomparsa e trovata poi assassinata in un bagno pubblico. Gli scacchi come riscatto da una vita complicata sono al centro di The Dark Horse (Nuova Zelanda, 2014, Seville International, distribuito in Italia dalla Kock Media) diretto da James Napier Robertson e interpretato dalla star maori Cliff Curtis (Rapa Nui, La ragazza delle balene, Blow, Training Day, 10000AC). È la storia vera di ex campione di partite lampo, affetto da disturbo bipolare, che diventa allenatore di scacchi a squadre per il recupero di ragazzi difficili. L’attrice indiana Kalki Koechlin interpreta una ragazza con paralisi cerebrale in Margarita, With A Straw (India, 2014, Wide Management) in cui la regista Shonali Bose ci presenta la disabilità in modo assolutamente naturale e “normale”: Lalia, come tutte le adolescenti ha passioni – suona e compone musica elettronica – emozioni, sentimenti, si innamora, tradisce… Astragal di Brigitte Sy (Francia, 2014) è un raffinato biopic in bianco e nero della scrittrice e poetessa francese Albertine Sarrazin. Il titolo prende spunto da un suo romanzo (L’astragale) del 1965 ed è anche il nome dell’osso del piede (l’astragalo) che Albertine si rompe mentre, a 19 anni, scappa dalla prigione dove sta scontando una condanna per rapina. Film di genere che trae ispirazione dalla tradizione dei “cappa e spada” coreani è Coin Locker Girl di Jun-Hee Han (Corea, 2015) che racconta di Il-young, bambina abbandonata appena nata in una stazione della metropolitana all’interno di una cassetta di sicurezza di Chinatown dove, anni dopo, incontra una donna che tutti chiamano “Mamma”, un boss criminale che la accoglie nella sua banda come una figlia. Chiude la selezione Fatima di Philippe Faucon (Francia, 2015). E’ la storia di una madre sola con due figlie adolescenti, Souad e Nesrine, cui cerca di garantire il miglior futuro possibile. Fatima lavora come donna delle pulizie a orari e ritmi impossibili. Un giorno, però, cade dalle scale e non potendo lavorare, comincia a scrivere in arabo tutto quello che, nella lingua francese, non è mai stata in grado di esprimere alle figlie.

L’incontro, l’incrocio di destini tra diverse età e differenti generazioni è il tema ricorrente dei cortometraggi fiction della sezione GENERATOR +18 che propone nove film: Boys (Pojkarna) di Isabella Carbonell (Svezia, 2015), I do well to remember di Cesar Roldan (Spagna, 2015), Lukas & the Aspies di Anders Gustafsson (Danimarca, 2015), Throw Me to the Dogs di Aaron Dunleavy, Joseph Ollman (Regno Unito, 2015), Share di Pippa Bianco, (USA, 2014), Pitahaya firmato da Albert Espinosa (Spagna, 2014) e tre corto italiani Carvina di Luca Marcionelli (Italia, 2014), Point of view (Punto di vista) di Matteo Petrelli (Italia,2015), La Malaerba di Mirco Valenza (Italia, 2015).

Sono 11, invece, i cortometraggi animati di GENERATOR +18: About a Mother (Про MAMY) di Dina Velikovskaya (Russia, 2015), A single life di Job Roggeveen, Joris Oprins & Marieke Blaauw (Netherlands, 2014), Beach Flags di Sarah Saidan (Francia, 2014), Carface (Autos portraits) di Claude Cloutier, (Canada, 2015), Digital Native (Joojeh Mashini جوجه ماشینی) di Mahboobeh Mohammadzaki (Islamic Republic of Iran, 2015), Disrupted di Alicja Jasina (USA, 2014), Juan and the cloud (Juan y la nube) di Giovanni Maccelli (Spagna, 2014), Mechanick di Margherita Clemente, Lorenzo Cogno, Maria Garzo, Tudor Moldovan (Italia, 2015), My Grandfather was a cherry tree di Olga Poliektova, Tatiana Poliektova (Russia, 2015), The Wait of May (L’Attesa del Maggio) di Simone Massi (Italia, 2014), Yùl and the Snake (Yùl et le Serpent) di Gabriel Harel (Francia, 2015).

Integrazione, terrorismo, genocidio, sono alcuni dei temi al centro delle opere della sezione GEX DOC. Punta l’obiettivo sul terrorismo Warriors From The North (Danimarca, 2014, Danish Film Institute) di Søren Steen Jespersen e Nasib Farah. I due registi ci raccontano del gruppo somalo Al-Shabaab che raduna in sé dei giovani musulmani con difficoltà ad integrarsi in Danimarca e che decidono di entrare nelle fila del terrorismo islamico. Reduce dell’olocausto è Greta Klingsberg, membro del cast originale di Brundibar Revisited di Douglas Wolfsperger (Germania/Repubblica Ceca, 2014, Douglas Wolfsperger Filmproduktion) che affronta il genocidio attraverso il riferimento all’opera per bambini Brundibàr. Si tratta di un’opera nota per essere stata rappresentata nel campo di concentramento di Terezin-Theresienstadt, tra il 1943 ed il 1944, in segno di protesta anti-nazista. Nel lavoro di Wolfsperger, un gruppo di ragazzi a Berlino rimette in scena l’opera e compie un viaggio a Terezin/Theresienstadt per documentarsi sugli orrori del terzo Reich. L’opera è auto-prodotta. All The Time in The World di Suzanne Crocker (Canada, 2014), esplora il tema del bisogno di staccarci dalla nostra vita frenetica e sovraccarica di tecnologia, per ricreare il contatto con l’altro, con noi stessi e con il nostro ambiente naturale, il contatto dei genitori con i figli, dei bambini con la natura. Si parla della difficoltà di combinare lavoro e sentimenti in The Circus Dymasty di Anders Riis-Hansers (Danimarca, 2014) in cui Benny Berdino, proprietario di uno dei più grandi circhi d’Europa, sogna che suo nipote, Patrick Berdino, prolunghi e mantenga viva la sua dinastia attraverso un matrimonio apparentemente già deciso. In Finish Line (Spagna, 2014) di Paola Garcia Costas c’è la storia di un papà e della sua bimba, affetta dalla sindrome di Rett. I due prendono parte ad una maratona per sensibilizzare il pubblico nei confronti di questa malattia devastante e ancora sconosciuta. Chiude la sezione competitiva Protagonisti Per Sempre (Italia, 2014) di Mimmo Verdesca, vincitore del nastro d’argento per il miglior documentario nel 2012, in cui il regista compie un excursus dal neorealismo ad oggi con gli enfant prodige di altri tempi. Protagonisti sono gli interpreti di film celebri come “Ladri di biciclette”, “La ciociara”, “La vita è bella”, che si raccontano e raccontano della loro esperienza al fianco dei più acclamati registi della storia del nostro cinema.