Tee Yai: Born To Be Bad – recensione del crime thailandese Netflix

Con Tee Yai: Born To Be Bad, disponibile in streaming su Netflix a partire dal 12 novembre 2025, il regista Nonzee Nimibutr riporta in scena una delle figure criminali più iconiche della cultura pop thailandese.

Con Tee Yai: Born To Be Bad, disponibile in streaming su Netflix a partire dal 12 novembre 2025, il regista Nonzee Nimibutr riporta in scena una delle figure criminali più iconiche della cultura pop thailandese. Il risultato è un crime thriller ricco di atmosfera, che rilegge la leggenda dell’antieroe Tee Yai con uno sguardo moderno, visivamente impeccabile e sorprendentemente introspettivo.

Una Bangkok anni ’80 pulsante e mitizzata

Tee Yai Born to be Bad trama trailer cast - Cinematographe.it

Ambientato in una Bangkok anni ’80 ricostruita con minuziosa cura scenografica, Tee Yai: Born To Be Bad ci trascina tra vicoli, mercati clandestini e locali fumosi, catturando l’energia brutale e vitale del periodo.
Nimibutr sceglie un approccio stilistico che mescola realismo e mitologia urbana: Tee Yai (interpretato da un magnetico Apo Nattawin Wattanagitiphat) diventa presto una figura sospesa tra leggenda metropolitana e superstizione popolare.
La popolazione gli attribuisce abilità quasi sovrannaturali (come la capacità di rendersi invisibile o di evocare la pioggia), alimentando un mito che si intreccia con il suo percorso criminale.

A sostenere la forza emotiva del film è il rapporto tra Tee e Rerk, interpretato da Most Witsarut Himmarat.
Se Tee è impulsivo, istintivo e incurante delle conseguenze, Rerk rappresenta l’equilibrio, la razionalità, la lealtà sincera. È proprio questa dinamica fraterna a trasformare il film in qualcosa di più profondo di un semplice gangster movie.
La tensione cresce di scena in scena, fino a un terzo atto doloroso e potentissimo dove il legame tra i due diventa il fulcro di un racconto che parla, più che di criminalità, di destino, sacrificio e disillusione.

Apo Nattawin conquista la scena con una delle sue prove migliori

Apo Nattawin, conosciuto internazionalmente grazie a KinnPorsche, scolpisce un Tee Yai complesso, contraddittorio, mai monodimensionale.
La sua interpretazione cattura la doppia anima del personaggio: da un lato il fuorilegge dal fascino pericoloso, dall’altro un uomo vittima del mondo che lo ha generato e da cui cerca, invano, una via d’uscita.
Con lui, funziona molto bene anche Joke Akarin Akaranithimetrad nei panni del detective Jakarat, determinato a fermarlo ma tutt’altro che idealizzato. Nessuno, nel film, rappresenta una morale pura: tutti muovono i propri passi nella zona grigia tra giustizia, vendetta e sopravvivenza.

Fotografia, ritmo e limiti: una visione potente con qualche imperfezione

La fotografia è uno dei punti di forza del film: vivida, nervosa, impregnate dello spirito degli anni ’80.
Le luci al neon, i chiaroscuri, la densità del fumo e della pioggia costruiscono un mondo credibile e affascinante.
Qualche limite emerge nel ritmo centrale, talvolta irregolare, e in un montaggio fin troppo rapido nelle sequenze d’azione, che sacrifica l’emotività in favore della dinamicità. Alcuni personaggi secondari—come Dao—appaiono più funzionali che davvero profondi.
Tuttavia, la resa complessiva rimane solida, trascinata da un finale intenso e ben diretto che conferma la forza del progetto.

Uno degli elementi più interessanti della pellicola è come riesca a fondere folklore e modernità, trattando la presunta “magia” di Tee non come semplice vezzo narrativo, ma come riflesso del modo in cui una società crea i propri miti per dare senso al caos quotidiano.
Tee Yai: Born To Be Bad non glorifica la criminalità, anzi: mostra il costo umano di ogni scelta, evidenziando la vulnerabilità dei suoi protagonisti e l’impossibilità di uscire indenni da un mondo dominato dalla sopravvivenza.

Tee Yai: Born To Be Bad – valutazione e conclusione

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Pur con qualche sbavatura, Tee Yai: Born To Be Bad si impone come uno dei titoli thailandesi più interessanti presenti su Netflix.
La forza della regia, l’ottima ricostruzione d’epoca e soprattutto le interpretazioni di Apo Nattawin e Most Witsarut contribuiscono a costruire un film che colpisce, emoziona e offre più livelli di lettura.
Non è solo la storia di un ladro: è un racconto di fratellanza, identità e leggende, appartenente a quella categoria di crime che non si limita a mostrare la violenza, ma scava nel suo significato.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3.5
Emozione - 3

3.1

Tags: Netflix