SFashion: recensione del film di Mauro John Capece

Da oggi, 23 marzo 2017,  nelle sale cinematografiche (distribuito in 20 sale) SFashion, secondo lungometraggio per la regia di Mauro John Capece. Un film che parla del lato oscuro della moda, scegliendo l’ambiente sfavillante e spensierato dell’haute couture per parlare di una crisi economica, quella italiana, che non risparmia né umili lavoratori né grandi imprenditori. Un approccio diverso al problema dilagante della perdita del lavoro, centrata dunque non solo sul dramma dei “deboli” ma in particolare sulla Via Crucis umana di chi, oltre al peso di veder fallire la propria azienda, ha sulle sue spalle anche il peso della rovina dei suoi dipendenti, pronti ad affrettarsi ad indicare il loro capo come l’unica causa della loro sciagura.

Mauro John Capece, forte di precedenti esperienze imprenditoriali (che, casualmente, hanno coinvolto anche il resto cast) ha deciso allora di rappresentare visivamente questa sorta di Passione personale, mettendo in scena il travaglio interiore della giovane imprenditrice Eveline (Corinna Coroneo) ed il suo difficile percorso verso l’accettazione del fallimento della propria azienda e – di conseguenza  – di un’importante parte di sé.

SFashion

Mauro John Capece: SFashion è un film nero, come la fame e le disgrazie. Un film emotivo, i cui contenuti non si potevano edulcorare con l’ironia. Volevo ripercorrere le emozioni reali dietro questa crisi. La moda è massacrata, non tutelata dal nostro sistema e non tutti gli imprenditori sono truffatori o opportunisti. Nelle aziende ci sono sogni di cui non si parla.

SFashion sceglie deliberatamente di non esplorare il lato glamour della moda, mostrando un’azienda che ormai è solo il fantasma di se stessa. Manichini vuoti, macchinari inutilizzati, capi che sembrano aver perso colore, tutto intorno ad Eveline sembra annunciare la morte imminente di quanto costruito dal padre e dal nonno, mentre la donna cerca disperatamente, con l’aiuto ed il sostegno dell’assistente Bartolomeo (Giacinto Palmarini) una soluzione per non affondare e – soprattutto – per non gettare nella disperazione più totale i suoi amati dipendenti, da sempre valorizzati come risorsa umana.

Corinna Coroneo: Anche in fase di scrittura (Corinna Coroneo è co-sceneggiatrice del film, n.d.r.) abbiamo cercato di puntare sull’aspetto emotivo del film. Eveline è una donna che vive una situazione molto delicata in un periodo di cambio generazionale, è una donna che “bolle”, inevitabilmente instabile a causa del momento di grave difficoltà.

SFashion

A rendere ancora più tesa l’atmosfera i periodici dialoghi di Eveline con l’albero Antoine, un ulivo regalatole dal nonno che cela in realtà un’anima maligna, che la spinge costantemente  mettere in discussione se stessa, suggerendole la strada più breve e più cinica per risolvere i suoi problemi.

SFashion: “Mors tua, vita mea”

Mauro John Capece, forte della propria esperienza nel campo della fotografia, mette in scena un film dalle immagini forti e cariche di simbolismo, mettendo una cura maniacale nella resa visiva di ogni fotogramma. Per enfatizzare ancor di più la crisi di Eveline, poi, il regista sceglie di utilizzare inserti onirici in cui la donna compie la stessa Passione di Cristo, venendo letteralmente messa in croce da chi la circonda e le affibia tutto il carico di una colpa che, in realtà, proviene innanzitutto da un sistema che non permette più di risollevarsi dalla crisi.  Una scelta senza dubbio ambiziosa e dal sapore sperimentale, che tuttavia viene adottata su una trama forse troppo “piccola” per giustificare un tale genere di espansione semantica.

Il risultato è un film curato nell’estetica e nel messaggio, sobrio nella scrittura ma molto  audace per quanto riguarda determinante scelte stilistiche, al limite tra l’avanguardia e l’azzardo.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 2

2.4