Formula per un Delitto: recensione del film con Sandra Bullock e Ryan Gosling,

Ad oggi siamo continuamente circondati da fatti di cronaca terribili e agghiaccianti, che sovente superano le nostre più terribili fantasie. Formula per un Delitto, un film del 2002 diretto da Barbet Schroeder e interpretato da Sandra Bullock, Ben Chaplin, Ryan Gosling, Michael Pitt e Chris Penn, si rifà ad un tragico delitto compiuto negli anni Venti da due studenti dell’Università di Chicago, Nathan Leopold e Richard Loeb, che sconvolse gli Stati Uniti. Il film, sceneggiato da Tony Gayton, è solo l’ennesimo dramma ispirato all’efferato delitto e alle esistenze tormentate e sinistre dei due protagonisti.

Formula per un Delitto inizia mostrandoci le viziate e annoiate vite di Richard Haywood (Gosling) e Justin Pendleton (Pitt), entrambi belli, figli di famiglie facoltose e importanti, sono molto legati quasi quanto sono molto diversi. Richard è popolare e brillante, Justin è molto intelligente ma molto introverso.

Dopo mesi di attenta preparazione, entrambi decidono di mettere in atto quello che dovrebbe essere il “delitto perfetto” e uccidono una donna, lasciando abbastanza indizi per incastrare Ray Feathers (Chris Pine), lo spacciatore di marijuana di Richard. Sul caso vengono chiamati a indagare i detective Cassie Mayweather (Sandra Bulllock) e Sam Kennedy (Ben Chaplin). 

Cassie, soprannominata la Jena per il carattere spigoloso e la dedizione con cui si applica, dopo aver interrogato Justin e Richard, capisce che i due sono in qualche modo coinvolti e che il secondo è il leader, il più pericoloso, mentre Justin è il più debole e succube dei due. In breve comincia una lotta senza esclusione di colpi tra la cocciuta detective e i due giovani ed insospettabili assassini, che spingerà al limite il concetto di “battaglia tra intelligenze”.

Formula per un Delitto : un film ce dice già tutto nei primi 20 minuti

Portato al Festival di Cannes nel 2002, questo thriller poliziesco è condizionato dalla scarsa simpatia generata dal personaggio della Bullock, che se da certi versi è molto credibile e particolarmente efficace nel disegnare un personaggio femminile diverso dal solito, dall’altro però non riesce a renderlo empatico o espressivo.

Formula per un Delitto poi ha il difetto di dire già tutto, di rivelare ogni elemento interessante già nei primi 20 minuti, mostrandoci movente, colpevoli, modus operandi e tutto quello che c’è già da sapere, e questo è già di per sé un errore assurdo. L’idea di creare un giallo al contrario non può essere certamente definita ben riuscita o ben realizzata, ed è un handicap non indifferente che condiziona tutto il film.

Se poi ci aggiungiamo una regia tronfia, poco efficace, che pensa basti mettere su qualche primo piano per rendere profondi i personaggi, allora il gioco è fatto. Formula per un Delitto ha una durata eccessiva e dilata in modo smisurato l’iter narrativo, risultando noioso e piatto, senza riuscire a rendere affascinante o complesso il rapporto tra due “cattivi” che alla fine, nonostante l’impegno dei due giovani attori, sono ridotti sovente ad un semplice mix di mossette, atteggi, frasi fatte e poco altro.

Dispiace perché di Goslin e Pitt già all’epoca si intuiva il potenziale pressoché assurdo, sopratutto di Pitt che è forse il più bravo tra i due in questo film, aiutato anche dalla natura di un personaggio fragile e ambiguo. Ben Chaplin ha poco spazio e se lo gioca pure male, ma in generale è tutto il film ad apparire scombinato, a dir poco senza mordente ed inconcludente.

Formula per un Delitto: spiegazione del finale

Il finale di Formula per un Delitto poi è assolutamente ridicolo come concezione, realizzazione ed è la degna chiusura di un’opera che aveva tante potenzialità ma che, a causa di una sceneggiatura insufficiente di Gayton, le ha dilapidate tutte. Poco male perché comunque servì a rilanciare una Bullock che era in un momento di profonda crisi professionale, e fece scoprire ai produttori i due giovani attori, ad oggi dei divi internazionali i cui pregi (e difetti siamo sinceri) si possono già intuire in un thriller che il critico del New York Times A.O.Scott definì giustamente a suo tempo “un’opera artistica di routine”.

Regia - 1.5
Sceneggiatura - 1
Fotografia - 3
Recitazione - 2
Sonoro - 2
Emozione - 1.5

1.8