Giovanni Virgilio parla di Malarazza: “il mio film sui vinti per svegliare le coscienze”

Giovane, grintoso e inarrestabile. A poco più di un anno dal suo primo film, Giovanni Virgilio torna dietro la macchina da presa con Malarazza, un film prodotto da Movieside Cinematografica e Xenon Produzioni Cinematografiche in collaborazione con gli Studi Cinematografici Siciliani, di cui lo stesso Virgilio è presidente.

Con Malarazza il regista siciliano dà spazio alla sua amata terra, mettendo stato la lente d’ingrandimento la dimenticata periferia, personaggi oppressi e soppressi posti davanti a scelte spesso inevitabili. Ma Giovanni Virgilio non li definisce dimenticati e a tal proposito ci spiega:

“Più che dimenticati sono persone che vogliono farsi avanti. Anche secondo gli ultimi dati politici le periferie adesso decidono molte cose. Ho in parte definito i miei personaggi dei vinti. Sono persone che cercano comunque di darsi da fare ma la vita, le condizioni sociali, lo Stato li riporta sempre alla loro personalità e a quello che sono. Purtroppo in questo caso non riusciranno nei loro intenti”.

Malarazza fa rima con Malavoglia. Quanto ti sei lasciato ispirare da Giovanni Verga?

Io penso che ispirarsi a Giovanni Verga in questo periodo, ma anche negli ultimi vent’anni e forse più, significa ispirarsi alla Sicilia stessa: una regione molto decadente, dove ci si vuole dare molto da fare ma alla fine ci si ritrova a essere sempre dei vinti. La lontananza che c’è dalla Sicilia al centro del Paese è un po’ come la lontananza che c’è dalla città alle periferie e questo bisogna farlo vedere alle persone. Insomma, io nei miei film, anche quando si è trattato di cortometraggi, ho sempre cercato di lasciare una riflessione.

L’altro giorno un giornalista mi ha paragonato a Risi, Rossellini e al Neorealismo e sì è vero, abbiamo rischiato.

Parlando del cast, mentre nel tuo primo film ti sei rapportato con attori molto giovani, in Malarazza troviamo personalità del calibro di Lucia Sardo, Stella Egitto, Paolo Briguglia, David Coco, Cosimo Coltraro. Come è stato lavorare con loro?

In Malarazza ci sono due classi di attori: da una parte i non professionisti, questi ragazzi presi dalla strada che sono stati la gioia più grande perché, a differenza degli attori professionisti – che sono stati bravissimi e con i quali mi sono trovato bene – sono quelli che hanno portato un pezzo di vita reale nel film e questa esperienza gli è stata anche molto utile per la loro condizione di vita.

Io penso che questi attori hanno portato se stessi in tutto e per tutto. Parliamo di gente che ha avuto un’esistenza difficile; molti di loro hanno avuto dei problemi con la giustizia… Si sono messi in gioco con umiltà e con grande voglia di cambiamento. Questo film è stato per loro, forse, il trampolino di lancio del cambiamento.

Malarazza . Backstage from moviesidecinematografica on Vimeo.

Per quanto riguarda gli attori professionisti ci tengo innanzitutto a dire che la loro partecipazione è frutto de La bugia bianca che è stato reputato un buon prodotto, nonostante il budget che avevamo.

Parlando del mio rapporto col cast, in generale io con gli attori ho sempre avuto un ottimo rapporto. Per Malarazza abbiamo anche fatto dei tavoli di lettura mettendo insieme cinema e teatro, ma non tanto nella recitazione quanto nella sceneggiatura, che è una cosa insolita. Ringrazio Dio della loro presenza perché è stato davvero bello lavorare con loro e sul set si sono instaurate belle amicizie.

Parlando dei personaggi di Malarazza, Giovanni Virgilio ha inoltre rivelato i ruoli interpretati dagli attori. Stella Egitto è Rosaria, David Coco interpreta Tommasino, Lucia Sardo è Nunzia, Cosimo Coltraro il boss malavitoso Pietro. Riguardo a Paolo Briguglia, che veste i panni del trans Franco, il regista ha detto:

“Quella di Paolo è una delle interpretazioni più belle del film, oltre a regalare uno scorcio meraviglioso sul quartiere di Catania in cui appunto vivono dei trans. Cimentarsi in questo ruolo non è stato facile, ma Paolo c’è riuscito al cento per cento.”

malarazza

Paolo Briguglia è Franco Ph. Floriana Di Carlo

Del tuo primo film ci colpì molto la colonna sonora. Anche in Malarazza la musica avrà la stessa bellezza e predominanza? Ritroveremo Giuliano Fondacaro?

“Giuliano c’è sempre, non manca mai! E abbiamo anche introdotto rapper e cantanti neomalodici per avvicinarci al concetto di periferia. Sai, ci sono delle similitudini tra le periferie della Sicilia e quelle di Napoli; in Sicilia si canta anche il rap napoletano e quindi… Ci sarà nel film un brano rap cantano da Mirkomiro, (noto per il brano Stella do cielo, cantato insieme a Gianni Celeste – che è uno dei più grandi cantanti neomelodici – e Clementino). Questo film sarà una sorpresa anche per le musiche, che resteranno e magari saranno ballate dai giovani.”

Cosa ci dici invece del titolo? Da dove sbuca fuori Malarazza?

“Il film è fondamentalmente ispirato alla canzone di Domenico Modugno, che si intitola appunto Malarazza e che riproporremo nel film.”

Sai già darci qualche dettaglio sulla data uscita?

“Abbiamo già una distribuzione ma a differenza del primo film non vogliamo divulgarlo subito nelle sale. Voglio fare qualche festival nei quali so che può attecchire; non voglio fare nomi.”

Venezia?

“No no, ci sono già stato con un corto e mi piacerebbe ritornarci con il film. Malarazza è un film importante, voglio fare dei festival anche e soprattutto per gli attori che sono nel film e poi, insomma: ci sono cose che anche all’estero non si conoscono quindi c’è l’esigenza di far vedere il film.”

Addentrandosi nei dettagli del della produzione Giovanni Virgilio ci ha tenuto a sottolineare che Malarazza è frutto degli Studi Cinematografici Siciliani e che il comune di Catania si è dimostrato disponibile, sposando la causa cinematografica (che poi è anche e soprattutto umana e sociale).

Il sindaco di Catania ha fatto tanto per le periferie ma è lo Stato che dovrebbe fare di più, non i singoli sindaci” – ha detto il regista “Lo stato non può parlare di criminalità e microcriminalità se poi non fa niente. C’è l’esigenza di integrare le periferie nelle nostre città e non fare sentire chi ci vive dei vinti, perché le nostre periferie sono a 6 km dal benessere e vogliono cambiare, magari non tutti, ma vogliono cambiare“.

“Vogliamo svegliare le coscienze, non voglio giudicare niente e nessuno ma un occhio alla periferia serve.

Malarazza è un film molto diverso da La bugia bianca. Fa parte di quella trilogia o quadrilogia che voglio portare avanti sul risveglio sociale. È meno delicato del primo film ma ecco una cosa tengo a dirla: è un film che parla di mafia ma non è un film sulla mafia“.