Fight Club: il significato del film in 5 punti salienti che anticipano il finale

Con Fight Club (cast, trama, trailer), David Fincher ha dato libero sfogo alla sua gloriosa capacità di tessere storie ad alto tasso di tensione, guidando verso un epilogo da colpo di scena le vicende del protagonista, un uomo del quale solo alla fine scopriamo la reale identità…

Partendo dal presupposto che, se state leggendo questo articolo, avete sicuramente visto il film (del quale QUI trovate la recensione) e non temete quindi gli SPOILER necessari ad affrontare tale argomento, proviamo a capire quali punti salienti della pellicola hanno suggerito la piega che avrebbe preso il finale, cercando nel contempo di inquadrare quale messaggio ha voluto comunicare il regista.

Fight Club è una storia che parla di alienazione, consumismo e alienazione causata dal consumismo, un vortice nel quale l’uomo moderno può facilmente rimanere invischiato se non equipaggiato per far fronte al proprio disagio interiore che, nel caso del protagonista del film, (magistralmente interpretato da Edward Norton) assume inaspettatamente la forma del disturbo da personalità multipla, spingendolo verso un baratro vendicativo del quale egli stesso finisce per rischiare seriamente di essere vittima.

Il nostro “eroe”, quindi, si trova -complice l’insonnia ed il crescente malessere che l’ha provocata – a cercare nel dolore fisico degli scontri organizzati dal Fight Club la formula per sconfiggere il malessere mentale, cercando e raggiungendo quel completo annientamento in grado di farlo sentire finalmente libero e sostituendo il suo desiderio di essere altro con un alter-ego (Brad Pitt) col quale è convinto di relazionarsi e che, a differenza sua, ha il coraggio e la capacità di andare contro il sistema orchestrando una catartica vendetta.

Fight Club scivola così verso un epilogo che vede la ritrovata consapevolezza del narratore come l’unico mezzo per liberarsi dal doppio e riprendere coscienza di sé, non prima di aver lottato fisicamente ancora una volta col suo alter ego ed essersi trovato costretto ad ucciderlo per metterlo a tacere per sempre. Il fortunato percorso balistico della pallottola sarà l’elemento di salvezza di Tyler che-  premendo il grilletto – riesce ad uccidere la propria parte “malata” salvando tuttavia la parte di sé “sana”, o semplicemente quella nella quale si era sempre identificato prima di questo folle momento di delirio.

Ciò che resta, quindi, sono le conseguenze ormai irrevocabili delle sue azioni, uno spettacolo di distruzione che non fa altro che simboleggiare la frequente necessità di toccare il fondo per risalire dai disagi personali più complessi arrendendosi alle conseguenze delle proprie azioni e guardando avanti verso un futuro (si spera) più lineare e sereno.

Ma quali sono i punti salienti della prima parte della pellicola in cui lo spettatore più attento avrebbe potuto sospettare la complessa direzione che avrebbe preso il film nell’epilogo? Vediamoli di seguito!

La stessa valigetta

Fight Club

Quando il personaggio di Edward Norton “incontra” per la prima volta Tyler Durden alias Brad Pitt sull’aereo, il primo indizio che che quest’ultimo non esista è suggerito dal fatto che i due abbiano la stessa identica valigetta, pur provenendo da estrazioni sociali  e contesti lavorativi completamente differenti…una gran bella coincidenza, no?

L’atteggiamento col quale i due passanti approcciano la rissa fra i protagonisti

fight club

Il Fight Club nasce quando Tyler chiede al narratore di colpirlo, all’uscita da un pub, dando il via alla loro prima rissa. Una sera i due vengono colti sul fatto da due avventori che non appaiono allarmati dalla situazione come sarebbe stato normale, ma piuttosto increduli e divertiti. Scopriremo poi verso il finale che ovviamente il protagonista si stava prendendo a botte da solo.

I risvegli di Marla a casa di Tyler

Fight Club

Il personaggio di Edward Norton conosce la problematica Marla (Helena Bonham Carter) durante uno degli incontri con i gruppi di auto-aiuto che entrambi frequentato in qualità di “imbucati”, in cerca di identificazione e sfogo delle loro sofferenze interiori. Quando la ragazza una sera gli telefona annunciando di aver ingerito un’intera scatola di Xanax, il narratore si convince di averla ignorata lasciandola parlare da sola senza riagganciare la cornetta ed attribuendo al suo alter ego Tyler la relazione sessuale che cominciò invece proprio da quella sera, dopo che lui andò a soccorrerla.

Ogni mattina Marla si sveglia e trova il suo amante inconsapevole di quanto accaduto la notte precedente, anzi, ingelosito dalla convinzione che lei vada a letto con Tyler e determinato a mostrarle tutta la sua indifferenza e disprezzo. Le reazioni fortemente turbate, incredule e stizzite di Marla, oltre alle spiccate avances sessuali (prontamente respinte) che la ragazza fa al nostro protagonista, suggeriscono che qualcosa non quadra…

La discussione col capo a causa del foglio con le regole del Fight Club

Fight Club

Il narratore lavora per una casa automobilistica e il suo compito è stabilire se i difetti tecnici alla base di incidenti mortali valgono un ritiro dal mercato del modello incriminato oppure rendono più conveniente per l’azienda il semplice rimborso assicurativo della parte lesa. Da quando frequenta il Fight Club (e Tyler Durden), l’uomo si presenta in ufficio  sempre più malconcio e distratto e quando il capo trova all’interno della fotocopiatrice un foglio (scritto da Tyler) con le famose regole del Fight Club lo minaccia di licenziamento.

La reazione del solitamente remissivo protagonista è molto forte e simile a quella che avrebbe avuto lo spavaldo Tyler, identificandosi prontamente nelle parole scritte esattamente come se fosse stato lui stesso a redigerle e minacciando il capo con un’abilità dialettica e manipolatrice del quale lo vediamo capace per la prima volta…

Il modo in cui il narratore si identifica nelle proprie emozioni, riferendole a se stesso o a Tyler

Fight Club

Questo è un indizio sottile ma centrale nel film, reiterato per tutta la sua durata e chiaro emblema della scissione vissuta dal protagonista. Il narratore vive emozioni forti e contrastanti che non riferisce mai automaticamente a sé ma vengono nominate come entità a parte provenienti alternativamente da se stesso (utilizzando il nomignolo “Jack”, tratto da un libro ritrovato dal protagonista in cui lo scrittore rende animati i propri organi interni) o da Tyler. Di seguito qualche esempio:

Sono la totale mancanza di sorpresa di Jack;

Sono la vendetta sghignazzante di Jack.;

Sono la vita sprecata di Tyler.

Fight Club: toccare il fondo per poter risalire

Fight Club

Fight Club rappresenta un complesso ed esilarante viaggio nella mente umana, le cui debolezze e frustrazioni possono portare l’individuo ad un’aggressività mai manifestata prima, spingendolo verso il fondo con una forza inarrestabile. Il fine (la distruzione della componente alienante della società) diviene primario rispetto alla propria stessa salvezza, sottolineando come il consumismo e la lotta contro di esso possano forgiare le menti fino  a  renderle incapaci di pensare autonomamente, creando eserciti di “scimmie spaziali” alimentate dal solo mero desiderio di distruggere.

Fight Club è quindi un’acuta critica del consumismo e della società come industria del malessere psicologico ma anche un’acuta ed esasperata analisi delle ripercussioni mentali che tale sistema può avere sull’individuo.

E voi? A quale punto del film vi siete accorti che i protagonisti erano in realtà la stessa persona? Fatecelo sapere nei commenti!