Gran Torino: recensione del film di Clint Eastwood

Gran Torino può essere definito il capolavoro esistenziale e morale di Clint Eastwood: avvolto nelle atmosfere cupe di una periferia urbana americana, il film narra le vicende di Walt Kowalski (Clint Eastwood), un reduce della guerra di Corea di origine Polacca, portatore di un retaggio razzista che mette a dura la prova la sua permanenza in un quartiere ormai diventato prevalentemente asiatico.
Uomo burbero ed introverso, tormentato da un rapporto con i figli pressoché inesistente e da una malattia terminale, che sembra però rappresentare l’ultimo dei suoi problemi, Walt vive in solitudine, allietato solo dall’affetto del proprio cane, dalla cura maniacale per la propria Ford Gran Torino e dal doloroso ricordo della moglie scomparsa. Ogni domenica l’uomo si reca in Chiesa,  dove provoca puntualmente il giovane padre Janovich (Christopher Carley) con incalzanti interrogativi a sfondo religioso, sfogando così il proprio tormento interiore per un passato impossibile da lasciarsi alla spalle ed un futuro ormai breve.

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Una notte, pochi giorni dopo il tentato furto della sua amata Gran Torino da parte di Thao (Bee Vang), il membro più giovane della famiglia di vicini Hmong, un gruppo di ragazzi asiatici invade il giardino di Walt nel tentativo di minacciare il ragazzino affinché entri a far parte della gang di teppisti capitanata dal cugino. M1 Garand alla mano, l’uomo difende il proprio territorio immedesimandosi immediatamente nei dismessi panni di soldato, mettendo in fuga i bulli e guadagnando l’indesiderato rispetto della comunità di “stranieri”, determinata a dimostrare all’uomo tutta la propria riconoscenza per aver difeso il loro ragazzo.
Ha inizio così l’indesiderata rieducazione di Walt alla tolleranza e al rispetto del prossimo, mediata dalla graduale presa di coscienza che razzismo è spesso sinonimo di ignoranza e immotivata diffidenza, quasi sempre reciproca. Il vecchio reduce comincia ad ammorbidirsi quando viene a sapere che la famiglia di Thao è continuamente vessata a causa della mancanza di una figura maschile adulta e che lui, sua sorella maggiore Sue (Ahney Her) ed il resto della famiglia sono stati costretti ad emigrare negli Stati Uniti proprio a causa dell’appoggio che la loro popolazione diede agli americani durante la guerra in Vietnam.

gran torinoL’inizialmente forzata interazione fra le due apparentemente opposte fazioni, mediata dall’approccio sicuro e smaliziato di Sue, rappresenterà una rivelazione per Walt, che si troverà a difendere in altre occasioni la famiglia asiatica e a rimettere in discussione ogni pregiudizio, vivendo l’occasione di dare ai suoi ultimi giorni un senso più alto di quanto avrebbe mai potuto immaginare.

Gran Torino: la trasformazione di un uomo nella sua personale lotta contro il male

Gran Torino è una splendida parabola di come, nella vita, nulla come i fatti e l’esperienza diretta delle cose possano cambiare la vita delle persone. In un’America popolata da perbenisti e predicatori, fatta di apparenze dorate e dinamiche criminali apparentemente incombattibili,  sarà lo sprezzante Walt e tutta la sua insospettabile generosità a fare la differenza, trasformando la difesa del proprio ferito microcosmo in una missione verso un futuro migliore, impresa che  – come in ogni guerra che si rispetti – non può essere portata a termine senza vittime e martiri.

gran torino recensioneLa Gran Torino, amatissimo cimelio di un’esistenza e forse anche di un’epoca che non c’è più, diviene così simbolo prima della Guerra e poi della Pace più profonda, non solo fra Walt e gli Hmong ma soprattutto all’interno del cuore dell’uomo, un armistizio motivato dalla piena presa di coscienza che l’unico vero nemico è l’indifferenza e che le persone più lontane dal proprio mondo possono essere in realtà quelle con cui condividere di più. L’arma per combattere le ingiustizie, lungi dall’essere una vera pistola o un fucile – meri artefici di quella morte che grava ancora sulla vita di Walt – si scopre così essere l’intelligenza e la profonda devozione verso un prossimo a cui lasciare il testimone, e che ha il diritto ed il dovere di portare avanti un’esistenza dignitosa e libera da oppressori.

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Una prova eccezionale per Clint Eastwood che, con Gran Torino, rivela tutta la sua capacità di racchiudere valori e messaggi importanti all’interno di una storia avvincente ed emozionante, composta da innumerevoli spunti e livelli di lettura, che confermano il grande attore e regista risorsa insostituibile del cinema internazionale.
Gran Torino è stato distribuito nelle sale italiane nel 2009; nel cast del film anche Cory Hardrict, John Carroll Lynch, Geraldine Hughes, Dreama Walker, Brian Haley, Brian Howe, Nana Gbewonyo, Scott Eastwood, Sarah Neubauer, Sonny Vue, Doua Moua, William Hill, Choua Kue.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 4.5

4.1