Colonia: recensione del film con Emma Watson e Daniel Brühl

Angosciante, tormentoso e scattante è Colonia, il nuovo film diretto dal regista premio Oscar Florian Gallenberger, con Emma Watson, Daniel Brühl e Michael Nyqvist, l’attore svedese noto per Uomini che Odiano le Donne di Niels Arden Oplev.

Colonia: un connubio perfetto tra un’indimenticabile storia d’amore e un thriller politico 

Ispirato a una storia vera, Colonia racconta la vicenda dell‘oscuro villaggio cileno di Colonia Dignidad, fondato nel 1971 ed attivo a partire dal 1973, a seguito di un colpo di stato in cui il governo di Allende viene rimpiazzato dalla dittatura militare del cruento generale Augusto Pinochet. Una giovane coppia tedesca, il fotografo Daniel e la fidanzata Lena, assistente di volo della Lufthansa che si trova in sosta a Santiago, restano coinvolti nella sommossa cilena e da qui i loro destini cambieranno violentemente. In quanto oppositore del nuovo regime, Daniel viene arrestato mentre Lena rilasciata. La ragazza si mette alla ricerca del proprio fidanzato scoprendo che è stato condotto alla Colonia Dignidad, un luogo dimenticato dal mondo, nato per volontà di un ex medico tedesco delle SS, Paul Schafer (Michael Nyqvist), al quale è possibile entrarvi ma impossibile fuggirne. Coraggiosamente e senza nessuna esitazione, Lena si arruola all’interno della setta Dignidad per ritrovare il suo compagno nel minor tempo possibile. La corsa di Lena fin da subito si presenterà come una corsa contro il tempo per cercare di sopravvivere e recuperare la libertà che le è stata sottratta per centotrenta lunghi giorni. Un inesorabile tempo che grazie alla magia registica, guidata da ricche scene di tensione e suspense, scorre tutto d’un fiato.

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Dopo Honolulu e John Rabe, appare ben chiara la sensibilità di Gallenberger circa alcune tematiche politiche. Lo scopo del regista è quello di riportare sul grande schermo la verità degli eventi, realmente accaduti, in quella piccola comunità durante i periodi più duri della Guerra Fredda, attraverso gli occhi dei due protagonisti. Questo fa di Colonia un connubio perfetto tra un’indimenticabile storia d’amore e un thriller politico in cui lo spettatore si identifica vivendo le paure e l’indignazione di fronte alle violenze e agli abusi su donne e bambini, cercando di trovare una speranza nel prossimo o nella fede di Dio. Un vero Dio e non uno creato a propria immagine sfruttato per pretesti politici da cui trarne peccaminosi benefici.

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Nonostante il delicato tema trattato e il lavoro di regia svolto adeguatamente, Colonia è certamente un film interessante da guardare come puro spettacolo d’intrattenimento poiché non offre nulla di innovativo. Il buon utilizzo della fotografia, basata su una tavolozza notturna, rende l‘ambiente della Colonia più angosciante di quanto non lo sia già di per sé ed evidenzia esplicitamente le torture praticate dimenticandosi però della caratterizzazione poco dettagliata degli artefici.
I due antagonisti Gisela (Richenda Carey) e il leader Schofer ( Michael Nyqvist ), infatti , anche se hanno due rilevanti ruoli vengono rappresentati semplicemente come due mostri senza passato capaci solo di applicare violenti martiri, a differenza dei due protagonisti principali interpretati da Emma Watson e Daniel Brühl, a cui viene dedicato maggiore spazio circa le loro sofferenze e paure.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 2
Emozione - 1.5

2.3