Money Monster – L’altra faccia del denaro: recensione

Esalta, spaventa, diverte, intrattiene, angoscia. Jodie Foster è riuscita a coadiuvare tutto questo nei 98 minuti di Money Monster – L’altra faccia del denaro, minuti in cui le prospettive cambiano pur rimanendo sullo stesso set, cambiano i ruoli dei protagonisti ma non i loro volti e muta la loro vita, come un bruco che si trasforma in farfalla; i registi si traslano in divinità, i cameraman in accompagnatori, gli showman si scrostano la patina da adulatori ben stiratagli addosso e i disperati, quelli restano trafitti, costretti a boccheggiare e a cercare di staccarsi dal petrolio che si sono attaccati addosso, prima impavidi, poi affranti dalla paura.

La pellicola magistralmente diretta da Jodie Foster sopraggiunge allo spettatore nella forma più colloquiale possibile, quella di un programma televisivo presentato da un istrionico, allegro e sopra le righe George Clooney che nella veste del conduttore Lee Gates affascina e strappa risate. A imboccargli le battute una fantastica Julia Roberts nei panni di Patty: una produttrice sagace, brillante, autoritaria. Tutto procede come ogni giorno, senonché un ragazzo con due scatole sopraggiunge sul set armato di pistola, costringendo Lee Gates a indossare un giubbotto carico di esplosivo, quel giovane è Kyle Budwell (Jack O’Connell), un investitore che ha sperperato la sua piccola fortuna a causa di un investimento suggerito dal programma Money Monster e adesso vuole giustizia.

Kyle si fa così immediatamente portatore di un messaggio comune, attraverso la diretta la sua esistenza devastata viene messa sullo stesso piatto di quella del conduttore accuratamente vestito e con un conto in banca di tutto rispetto. Il ragazzo sa bene come andrà a finire, sa bene di rischiare fin dal primo istante eppure questo dettaglio sembra non scuoterlo poiché ad offuscargli la mente provvede un’atavica sete di verità da urlare e divulgare.

Money Monster – L’altra faccia del denaro: un film che sa esaltare e terrorizzare

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Una minaccia pesante come la pallottola di una pistola sa trasudare la freschezza necessaria a dissetare il cervello, sa farlo dando valore al contorno delle cose – l’inquadratura, i colori, gli spot giusti al momento giusto – e spingendo protagonisti e spettatori ad andare oltre la patina dell’immobilità, oltre il confine di un copione scritto da imparare a memoria.

Si compie allora adagio un’evoluzione che passa dalla riscoperta dell’inchiesta, dalla riscoperta del lavoro giornalistico inteso non come fine per guadagnare bensì come mezzo da usare per mettere a nudo la realtà complessa e ignobile del sistema economico.

Money Monster – L’altra faccia del denaro parla di Wall Street e di coloro che fanno affari sporchi senza infangarsi le mani, lo fa immergendoci nella situazione degli ultimi, di coloro che sanno il risultato finale ma ne ignorano il procedimento e lo fa mantenendo alta l’attenzione e la tensione, come in un vero e proprio reality.

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Una colonna sonora che segue il respiro della tv – una sinfonia che non stravolge perché ormai ci è entrata nel sangue – e una sceneggiatura che ci oltrepassa senza chiedere permesso – si affaccia fuori dallo schermo e ci urla ‘Svegliati!’ – sono la culla di una rivoluzione umana e per niente scontata: la vittima che diviene complice del suo carnefice fino a sostenerlo e ad amarlo; il ricco che si mette nei panni del ladro, così disattiva l’allarme per farlo entrare in casa propria.

Se all’inizio Clooney è solo un uomo che vuole salvarsi la pelle già a metà della trasmissione diviene un uomo volenteroso di andare fino in fondo. Il legame che si crea tra Kyle e Lee è forte, umano, trascinante. Money Monster: il denaro è un mostro che imbruttisce le persone. Il denaro è un gioco a scacchi dove chi vince in questo caso è la Ibis Clear Capital e chi perde sono i disgraziati, sono coloro che speravano di cambiare vita e invece restano imbrattati di sconfitta.

Morti di fame e morti senza voce, morti che non parlano più, mentre quei vivi si scrollano la polvere dalla giacca e proseguono per la loro strada.

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Con questo thriller Jodie Foster centra appieno l’obiettivo di denunciare quanto l’ombra dei soldi riesca a schiacciare le nostre vite, svuotandole di umanità – la scena in cui Lee pone la domanda ‘Quanto vale la mia vita?’ e il valore sullo schermo si abbassa anziché innalzarsi è l’emblema di questo concetto – e imbottendole di avidità, cattiveria ed egoismo.

Il tutto, sommato a un sottile ma perennemente presente accanimento all’irrealtà, costituisce una pellicola degna di nota, un film che sa trattenere sulla poltrona della sala cinematografica ma slacciare le cinture di sicurezza che il sistema impone alla mente, inducendola a dilagare verso la verità.

Money Monster – L’altra faccia del denaro sarà al cinema dal 12 maggio distribuito da Warner Bros.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 2.5
Emozione - 3.5

3.5