Addio Andrzej Zulawski: regista di Amour braque e Possession

Si è spento nella notte di martedì 16 Febbraio il regista polacco Andrzej Zulawski, nato a Leopoli il 22 novembre 1940, dividendo la sua vita artistica tra le metropoli in cui si insediò quali Parigi, Praga e Varsavia.

La seconda guerra mondiale era dentro si lui ed è permeata nelle sue pellicole: La terza parte della notte (1971) e il Diavolo (1972), potenti templi indagatori in cui alienazione e irrazionalità sono le strade che intraprendere per spiegare l’eccesso, l’isteria dello stare al mondo. Passionale, violento, smembrato, nel 1975 riesce ad evadere dalla Polonia, dirigendo L’importante è amare, vincendo il Premio César per la migliore attrice: Romy Schneider è un’attrice bloccata nel suo processo attoriale, disturbata e inquieta,è la sua interpretazione più controversa.

Addio Andrzej Zulawski: regista di Amour braque e Possession

Il regista polacco ha subito molto spesso le cesoie della censura su di sé, più di una volta dal ministro della cultura polacco, come accadde per il film Sul globo d’argento,ufficialmente del 1977 ma bloccato e terminato nel 1988, oppure Possession (1981) in concorso al 34º Festival di Cannes, che ha vinto il premio per la migliore attrice ad Isabelle Adjani; girato a Berlino ma mai distribuito in Germania ed ottenendo nel resto d’Europa il divieto di visione ai minori di 18 anni. La possessione di cui si parla è tutta volta al mostro del totalitarismo che è insidiato nell’uomo moderno da come interagisce nell’intimità e nella politica.

cullen_possesstwo

Da questo momento in poi comincia il sodalizio con la futura moglie Sophie Marceau: Amour braque – Amore balordo, Le mie notti sono più belle dei vostri giorni e La Fidélité, pellicole che ruotano attorno al dolore, alla persecuzione dei sentimenti, non tralasciando mai quella forte dose di letteratura che ha appassionato e deviato la sua cinepresa nel tempo. I suoi film nascono e vivono per mezzo della letteratura e viceversa: “Oggi sono uno scrittore, mi definisco uno scrittore del mio tempo. Il cinema in fondo è anche una conseguenza, poi certamente continua ad essere una grande passione. Poi, dal mio punto di vista, sento che c’è un altro motivo per fare il cinema: attraverso l’obiettivo della macchina da presa sento davvero di poter comunicare onestamente i miei eccessi, i miei deliri, i miei incubi. Con la scrittura invece non rinuncio al privilegio di poter davvero ragionare. Obiettivi sempre presenti: la politica, gli uomini, la cultura”.